Ostia: saluta la sua fidanzata e lui gli spara: “Ora mi rispettano”

Doveva lavare l’onta e si faceva forte di essere membro della mafia locale. A Ostia regna paura e omertà a causa del clan Fasciani

Aveva osato salutare la fidanzata di un altro e per questo motivo gli hanno sparato. Come riportato da la Repubbica, è quanto successo ad Ostia dove la coltre di omertà è caduta solo grazie alle intercettazioni delle forze dell’ordine. I. M. doveva cancellare l’onta subita perché quell’uomo di 38 anni aveva detto alla compagna “Ciao piccolè”. Una mancanza di rispetto che secondo l’aggressore poteva essere pulita con una calibro 7.65 che dimostrasse a tutti come salvare l’onore della sua ragazza.

Ad aggravare il tutto il fatto che nessuno parla, nemmeno la vittima salva per miracolo. Il proiettile infatti si è fermato tra il cuore e il polmone ferendolo gravemente ma lasciandolo in vita. La fortuna però lascia spazio alla paura di ulteriori ritorsioni. Lui non dice nulla, solo che i suoi aggressori “se ne sono già andati da Ostia”. In ospedale ha poi ribadito che “non ricordo nulla” e “mi sò girato e m’hanno sparato“.

Dalle intercettazioni telefoniche però viene fuori un’altra verità: la vittima conosce benissimo chi gli ha sparato ma non vuole fare nomi.  “Quanto silenzio e quante bugie”, dice chi lavora al caso. In quattro mesi di indagini però i carabinieri sono riusciti a concludere il lavoro e arrestare il colpevole. La sua fidanzata M. D. V. è invece ai domiciliari. I.M. era già noto alle forze dell’ordine in quanto personaggio molto temuto a Ostia.

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Nonostante l’omertà però un testimone si è involontariamente fatto sfuggire davanti ai carabinieri il nome di C. F. altro personaggio noto e membro del clan Fasciani, che quel giorno accompagnava I.M.. A raccontare l’atteggiamento omertoso e il rispetto di un codice non scritto sono le intercettazioni dei carabinieri. “Non glielo dico io ai carabinieri della macchina, ce devono arrivà da soli”, ha confidato il testimone alla madre. “Mi hanno detto ‘Fatti i cazzi tuoi’ e me li faccio”, ha detto mentre era intercettato. E, ancora: “Loro vorrebbero che noi gli facciamo i nomi ma non se ne fa”.

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Altra intercettazione interessante per gli inquirenti è quella tra I.M. e la fidanzata: “Amò se ci avevano qualcosa su di me, mi avevano già bevuto”. E ancora: “Torno a casa (I.M. era irreperibile in quei giorni), cammino per Ostia e passo davanti alla polizia. Solo così saprò se sanno qualcosa”. A un amico che lo accusa di essere una mina vangate, I.M. risponde: “Mi faccio rispettare. Ora sa come comportarsi”.

Il clan dei Fasciani è tra i più temuti e pericolosi di Ostia, la paura e il silenzio dei cittadini sono la loro arma più potente. Una sentenza della Cassazione di Roma del 29 novembre lo conferma in quanto “il clan è la mafia di Roma“. I Fasciani sono famosi a Ostia e Roma quanto un altro gruppo criminale ben noto: gli Spada.

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