M5S, è iniziata ufficialmente l’era Conte: plebiscito on line, ma ora i fatti

Dopo la rottura – forse più mediatica che altro – e la ricomposizione con Grillo, è finalmente arrivata la votazione: Conte è il presidente del Movimento 5 Stelle.
Dopo due giorni di votazioni on line, due giorni fa Giuseppe Conte è stato eletto presidente del Movimento 5 Stelle. Il 98,2% dei votanti ha detto “si”: si tratta di una percentuale altissima, anche in relazione al numero dei partecipanti al voto, che sono stati oltre 67mila sui 115.130 aventi diritto. Numeri che indicano chiaramente quanto fosse alto il consenso dell’ex premier tra i militanti del Movimento 5 Stelle. O almeno tra quelli iscritti alla piattaforma on line: un limite alla reale rappresentatività democratica di un movimento che – nonostante l’emorragia di voti degli ultimi anni – conta molti più elettori dei 115mila iscritti prima a Rousseau ed ora alla nuova piattaforma.
LEGGI ANCHE: Palamara a Meteoweek: “Scendo in campo in politica, anche per riformare la Giustizia” [VIDEO]
Ma quelle sono le regole, per cui vale il risultato: e per Conte è un plebiscito, che almeno in apparenza gli consegna la possibilità di lavorare con una certa tranquillità come “capo politico” del Movimento 5 Stelle. Ma è realmente così? In realtà la situazione che il giurista pugliese si trova ora a gestire non è per niente tranquilla, sia all’interno del partito che nei confronti dell’elettorato. Lo scontro con Grillo, che in un primo momento sembrava una rottura definitiva e poi si è trasformato in una tregua indica chiaramente il primo limite che Conte dovrà tenere a mente: il fondatore del Movimento non ha la minima intenzione di farsi da parte ed interpretare il ruolo di “padre nobile” di un partito che possa godere di vita propria. Ed il fatto che lo stesso Grillo non abbia enfatizzato, attraverso i suoi consueti canali di comunicazione, l’avvenuta elezione è un indizio rilevante. D’altronde le parole con cui il guru pentastellato liquidò l’ex premier all’apice della spaccatura ( “non ha né visione politica, né capacità manageriali“) restano scolpite nella memoria politica di tutti.
C’è poi la gestione del movimento, che nelle intenzioni di Conte dovrebbe compiere definitivamente la transizione e diventare a tutti gli effetti un partito politico: subito dopo la votazione ha parlato della sua volontà di creare un “movimento politico di massa” aperto “a tutti, e non solo ai mestieranti della politica”. Ma la realtà dice altro: al momento la classe dirigente del Movimento 5 Stelle è composta di “politicanti”, che abbandonando la retorica grillina della “casta” significa donne e uomini che si occupano di politica 24 ore al giorno vivendo di quello. Che è la normalità democratica, poi: e questo Conte lo sa. Una classe dirigente che si è articolata, divisa in correnti dove ci sono dei capi e dei vicecapi, delle rendite di posizione e dei ruoli anche meritocraticamente conquistati. Questa è la politica, ed il nuovo presidente del M5S dovrà gestire questa realtà complessa senza creare rotture. Non sarà semplice.
LEGGI ANCHE: Stefàno a Meteoweek: “Sono andato via dal M5S perchè abbiamo perso la nostra identità” [VIDEO]
Poi c’è il rapporto con l’elettorato, che dovrà essere ricostruito: ma come? Partendo dalla proposta politica, di solito. E qui arriva la “domanda delle cento pistole”: qual’è la proposta politica del Movimento 5 Stelle? Quella “di rottura” delle origini, quella conflittuale ma politica del periodo all’opposizione, quella governista ai tempi della Lega, quella della fase con il PD, o quella di adesso che è parte della maggioranza a sostegno di Mario Draghi? Il M5S ha cambiato tante posizioni, negli ultimi anni: quali sono quelle su cui lo farà attestare il nuovo capo politico Giuseppe Conte? Al momento poche le certezze, tranne una: per l’ex premier, dopo la guida del governo durante l’esplosione della pandemia, è arrivata una nuova “mission impossible”.