Afghanistan, le sfide dell’Europa. Rashid: “Si prepari a grande crisi umanitaria”

L’autore, giornalista e scrittore del best seller Talebani, commenta, in un’intervista a la Repubblica, la situazione afghana. E avverte l’Europa: “Non c’è dubbio che ci troveremo di fronte a una gigantesca crisi umanitaria, con milioni di persone in fuga nei Paesi vicini e anche in Europa”. 

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MeteoWeek.com (Photo by Paula Bronstein/Getty Images)

La presa di potere dei talebani segue ritmi incalzanti, in qualche giorno lo scenario in Afghanistan è completamente mutato. Il ritiro delle truppe statunitensi ha lasciato un vuoto militare e diplomatico che è stato rapidamente coperto dai talebani, un’avanzata che è giunta fino a noi attraverso diverse immagini di disperazione (dall’aeroporto di Kabul al caos nelle strade). Nel frattempo di diversi Paesi occidentali cercano di arginare quanto accade e di portare in salvo almeno gli afghani che, nel corso degli anni, hanno collaborato con i diversi Paesi esteri. E’ previsto per oggi l’arrivo di un volo a Fiumicino con circa 85 afghani, tra collaboratori e familiari, che si cercherà di trarre in salvo dal rischio di ripercussioni violente da parte dei talebani. Ma mentre il ministero della Difesa gestisce questi voli mirati, organizzati con l’Aeronautica militare, la questione rischia – a breve – di assumere dimensioni ben più estese. Lo ribadisce anche Ahmed Rashid, giornalista e scrittore autore del best seller Talebani, che in un’intervista a la Repubblica, sottolinea: le organizzazioni internazionali faranno difficoltà ad affidarsi ai talebani per far passare gli aiuti, per questo si rischia una grossa crisi umanitaria.

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“Ci ritroveremo di fronte una gigantesca crisi umanitaria”

Gli americani hanno fatto un grosso errore di valutazione. A Doha hanno concesso troppo ai talebani e accolto troppe delle loro richieste: in questo modo hanno perso tutte le loro armi di pressione. E inoltre non erano pronti per il ritiro: una volta fissata la data di evacuazione, non sono stati in grado di reagire di fronte all’accelerazione degli eventi. Non avevano piano B. Il tutto mentre il resto della comunità internazionale e le Nazioni Unite dormivano“. Il problema, ribadisce Rashid, riguarda direttamente anche l’Europa: “Non c’è dubbio che ci troveremo di fronte a una gigantesca crisi umanitaria, con milioni di persone in fuga nei Paesi vicini e anche in Europa. Con le Ong assenti: perché senza un governo affidabile che dia garanzie vere non torneranno ad operare”. L’Europa, ribadisce Rashid, deve sperare che “i talebani si rivelino professionali“. Uno scenario che, stando così le cose, appare poco credibile.

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Afghanistan, la sfida dell’Europa

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Intanto, una cosa è certa: i principali leader europei sono ben consapevoli dei rischi che si profilano anche in Unione. Lo ribadiscono le parole di Mario Draghi, che rassicura: “L’Europa sarà all’altezza del compito cui è chiamata per affrontare la crisi afghana“. Draghi riferisce di averne già parlato con la cancelliera tedesca Angela Merkel, e pronuncia le due parole che dovrebbero guidare tutta la cooperazione internazionale in questo momento delicato: “Siamo tutti consapevoli che la cooperazione è assolutamente necessaria per affrontare due obiettivi: l’accoglienza e la sicurezza“. Il punto è: come farlo nello specifico? Stando a quanto riportato da TgCom24, un portavoce comunitario avrebbe già riferito gli step con cui si intende procedere: “La priorità è l’evacuazione degli afghani che lavoravano per gli Stati Ue, ma lavoriamo per un approccio complessivo”.

A pronunciare qualche parola in più in merito è stato lo stesso Mario Draghi al Tg1, che ha sottolineato come in cima alle priorità ci sia l’accoglienza “nei confronti di tutti coloro che ci hanno aiutato in Afghanistan in questi anni e delle loro famiglie, quelli che sono chiamati i ‘collaboratori’. Ma anche l’accoglienza di tutti coloro che si sono esposti in questi anni per la difesa delle libertà fondamentali, dei diritti civili, dei diritti delle donne“. Il dossier approderà sul tavolo del G20, una sede – al di là del fronte europeo – nella quale si dovrà studiare una linea più o meno condivisa, e nella quale si spera di “poter avviare un’opera di collaborazione“. Una sede, viene da aggiungere, che è l’unica nella quale il dossier potrà essere affrontato in maniera dirimente, visto che saranno presenti anche Paesi come “la Cina, la Russia, l’Arabia Saudita, la Turchia“.

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Intanto in Italia

La situazione, vien da sé, sarà di difficile gestione non solo nell’individuazione di un progetto condiviso, umano e sostenibile per gestire la crisi, ma anche nella capacità diplomatica di sintetizzare i diversi punti di vista, che già in Italia sembrano moltiplicarsi. Il segretario del Pd Enrico Letta su Twitter lancia l’appello alla “sottoscrizione per aiutare le ong che rimangono a #Kabul, iniziative per l’accoglienza dei rifugiati che arrivano dall’#Afghanistan, gemellaggi, mobilitazione per sostenere le donne afgane”. Dall’altro lato, il leader della Lega Matteo Salvini ribadisce come l’Italia non possa essere il luogo di approdo di un esodo di massa. Intanto, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio rivolge lo sguardo all’Ue, incitando non solo a governare nella maniera adeguata i voli umanitari, ma anche a fare pressione sui talebani in merito al rispetto dei diritti delle donne. “Pena, l’isolamento internazionale del Paese”, ribadisce Di Maio nel corso del suo del suo intervento al Consiglio degli Esteri Ue. Insomma, tutti sono concordi sul fatto che si tratti di una sfida per tutta l’Europa e per tutto l’Occidente. Resta da capire se si riuscirà a trovare una quadra, a livello nazionale e internazionale, anche nella modalità di gestione della sfida.

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