Vanessa Zappalà, uccisa dall’ex in strada. «Giudice che lo liberò non ha sbagliato»

Vanessa Zappalà è stata uccisa domenica notte ad Acitrezza, in provincia di Catania, dall’ex fidanzato Antonino Sciuto con sette colpi di pistola. L’uomo da tempo la perseguitava e minacciava, ma il Gip gli aveva imposto soltanto un divieto di avvicinamento in quanto non aveva precedenti penali e ci sarebbero stati dei presunti segnali di riavvicinamento tra i due. Una misura che, tuttavia, non ha impedito l’omicidio. «Il giudice che liberò l’assassino non ha sbagliato», ha detto Nunzio Sarpietro, il presidente dell’Ufficio gip della città etnea.

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Vanessa Zappalà aveva 26 anni – meteoweek.com

Antonino Sciuto era ossessionato da Vanessa Zappalà. La relazione tra i due era terminata a dicembre scorso, dopo due anni e mezzo, ma l’uomo non si era mai arreso. Pedinamenti, botte, offese, minacce. La ventiseienne era «terrorizzata» e aveva sporto, insieme ai suoi familiari, denuncia per stalking. La Procura aveva inizialmente sottoposto l’ex fidanzato agli arresti domiciliari. Il 12 giugno scorso, tuttavia, il Gip lo rimise in libertà, imponendogli solo un divieto di avvicinamento. Una misura che non ha rispettato domenica notte, quando armato di una pistola illegalmente detenuta ha avvicinato la ragazza, che passeggiava insieme agli amici, e le ha sparato contro sette colpi. “Vattene via perché chiamo il maresciallo”, aveva detto la vittima. Il suo carnefice, tuttavia, aveva già deciso che la storia sarebbe arrivata ad un punto proprio in quel momento. Nelle ore successive è stato ritrovato morto in un casolare: si è impiccato.

In molti – tra coloro che conoscevano Vanessa Zappalà e coloro che hanno appreso la drammatica vicenda attraverso i media – si chiedono adesso se la ventiseienne si sarebbe potuta salvare. Le responsabilità, in tal senso, possono essere affidate al giudice che ha rimesso in libertà Antonino Sciuto, nonostante da tempo perseguitasse la vittima? La risposta di Nunzio Sarpietro, il presidente dell’Ufficio gip di Catania, è “no”.

Il parere di Nunzio Sarpietro sulla morte di Vanessa Zappalà

Ho parlato con il mio giudice, sta vivendo un momento di grande travaglio interiore dopo la morte di quella ragazza, mi ha detto: ‘non potevo fare niente di diverso’”. Lo ha detto Nunzio Sarpietro commentando la scelta del Gip di revocare gli arresti domiciliari ad Antonino Sciuto, imponendogli soltanto un divieto di avvicinamento all’ex fidanzata. Il presidente dell’Ufficio gip di Catania ritiene che – anche nel caso in cui la misura cautelare fosse stata più rigida – non sarebbe stato possibile evitare l’omicidio di Vanessa Zappalà. “Non lo avremmo fermato comunque. Ha visto che fine ha fatto? Si è suicidato. Era risoluto. Solo il carcere l’avrebbe fermato. Ma per le norme che abbiamo, dare il carcere a uno stalker è abbastanza difficile il giudice mi ha detto che c’era stata una riappacificazione fra i due. C’erano dunque elementi contrastanti”.

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Antonino Sciuto si è suicidato a seguito dell’omicidio di Vanessa Zappalà – meteoweek.com

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In passato, in base alle ricostruzioni dei familiari e degli amici della vittima, Antonino Sciuto avrebbe minacciato più volte di ucciderla. “Ti prendo a colpi di pistola”, avrebbe detto. “Una cosa sono le parole, una cosa i fatti. Non le aveva mai puntato una pistola. Nel 70 per cento delle denunce leggiamo: ”Se mi lasci, ti ammazzo”. Purtroppo, siamo di fronte a vicende complesse. Spesso è difficile capire come vanno le cose per davvero”, continua Nunzio Sarpietro. In questi casi drammatici, aggiunge, “si cerca sempre un colpevole. Ma non può essere il giudice. E non posso contestare niente al collega”. Le soluzioni, in tal senso, dovrebbero essere altre. “Bisognerebbe fare un discorso più ampio. E mettere in campo strumenti adeguati: ad, esempio, un particolare tipo di braccialetto elettronico, che segnala la presenza dell’indagato nel momento in cui si sposta in una determinata zona. Ma, oggi – conclude – il braccialetto si può mettere solo agli arrestati domiciliari. Su questo bisognerebbe avviare una riflessione”.

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