Infermieri, fanno di più ma guadagnano meno: e in Italia ne mancano migliaia e migliaia

Arriva l’allarme dalla Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche sulla carenza di infermieri, soprattutto al nord, dove ne mancherebbero 27000. 

Per molti, la colpa è da attribuire ai test di ingresso che opererebbero, questa la tesi, una selezione troppo dura e troppo esclusiva da cui deriverebbe, per molti, l’esclusione dal mondo del lavoro. Alcune professioni in Italia, con quelle sanitarie in primis, vivono ogni anno un rigido sbarramento e così, moltissimi ragazzi studenti, cambiano ambito e decidono di puntare altrove pur di avviare un percorso formativo valido e possibile. Certo, non è possibile accogliere tutti e del resto non ci sarebbe posto per tutti, se non nel mondo delle favole. Chi non è preparato viene tagliato via, certamente in un’ottica di etica e di giustizia ma, anche sicuramente, per ragioni economiche e di sostenibilità. Forse è per questo che, in piena pandemia, uno dei paradossi vissuti è stata la carenza di medici e di camici bianchi. L’ultimo allarme al riguardo viene dalla Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), secondo cui mancano ben 60mila infermieri. E’ allarme soprattutto al Nord dove, quasi con stupore, ne mancano ben 27000. 

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Ne mancherebbero, invece, circa 13mila al Centro e 23.500 al Sud e nelle Isole. A pagare di più è il settore dell’assistenza e il rapporto infermieri-abitanti in Italia, secondo l’Organizzazione del commercio e dello sviluppo economico, è di 5,5-5,6 infermieri ogni mille abitanti, uno dei più bassi d’Europa. A pesare, forse, la differente concezione della figura dell’infermiere del nostro Paese. In Spagna, Francia, Regno Unito gli infermieri sono anche prescrittori di farmaci non specialistici e di presidi sanitari.

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Secondo il Rapporto Crea Sanità dell’Università di Tor Vergata, la carenza in base ai parametri europei sarebbe di almeno 162.972 infermieri se rapportati al complesso della popolazione e 272.811 se rapportati alla popolazione ultra 75enne. In linea teorica, il rapporto tra infermieri e numero di pazienti assistiti dovrebbe essere di un infermiere ogni 6 pazienti, mentre si assesta da anni a una media di 9,5 pazienti per infermiere con punte in alcune Regioni fino a 17-18 pazienti per infermieri.

Un vecchio problema 

La mancanza di infermieri, tuttavia, non è fatto del 2021. Già qualche mese fa la Fnopi sottolineava la mancanza attribuendo tra le cause un pagamento inferiore rispetto agli stati occidentali. Se i Paesi Ue mediamente avanzati viaggiano a circa 1.000 infermieri ogni 100.000 abitanti, in Italia non si arriva neanche 600 e la carenza pesa in tutte le regioni, a partire da 9.000 in meno in Lombardia, ai 7.000 mancanti nel Lazio, ai 6.300 in meno in Campania, ai 5.700 in Sicilia. E ancora meno 4.800 in Puglia, meno 4.500 in Veneto, meno 4.000 in Piemonte, meno 3.700 in Toscana. Anche se dopo l’emergenza covid è stata prevista un’integrazione degli organici infermieristici, “l’intervento, seppure assolutamente meritorio, è parziale e copre le necessità legate all’emergenza”, faceva notare la Fnopi.

Oltre a questo, uno dei problemi maggiori da affrontare rispetto alla crescita e alle aumentate responsabilità e specializzazioni della professione infermieristica, è sicuramente quello delle retribuzioni. “Oggi questa voce è inserita del più vasto contenitore del ‘personale non dirigente’, anche se a molti infermieri sono affidati ruoli di coordinamento e di responsabilità anche di distretti sanitari. Anche da questo nasce l’esigenza di un’area infermieristica separata, in cui sia possibile riconoscere I diversi livelli di responsabilità e di merito e prevederne un’adeguata, conseguente, retribuzione”, denunciava la Federazione.

 

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