Green Pass per lavoratori, Salvini ci ripensa: ora lo vuole anche in Parlamento

Il Consiglio dei ministri ha approvato l’obbligo di estensione del Green Pass a tutti i lavoratori, dipendenti pubblici e privati, autonomi e partite Iva. Per quanto riguarda i tamponi, la gratuità dei test rapidi è prevista solo per le categorie di persone fragili. Una doppia decisione che sconfessa quanto richiesto dalla Lega (oltre che dai sindacati). Ma Matteo Salvini si adegua velocemente: “Mi fido di Draghi, andiamo avanti“. 

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Green Pass obbligatorio per tutti i lavoratori di pubblico e privato, dipendenti e autonomi, partite Iva, colf, badanti, tassisti inclusi: è questa la decisione del Consiglio dei ministri di ieri che ha stabilito i contorni della misura che entrerà in vigore dal 15 ottobre. Per quanto riguarda i tamponi gratuiti – richiesti a gran voce da Lega, FdI e sindacati – il Consiglio dei ministri ha stabilito: i test resteranno a pagamento con un prezzo calmierato in farmacia, saranno gratuiti solo per le persone fragili. Un secondo colpo per le richieste di Matteo Salvini che, posto di fronte all’impossibilità di opporsi a un’ulteriore estensione del Green Pass, aveva iniziato a focalizzare le sue richieste proprio sui tamponi gratuiti. Insomma, all’interno della Lega sembra aver vinto la linea di Giorgetti, e emerge anche dai toni ben più pacati con cui Salvini si esprime all’indomani dell’estensione del Green Pass: “Il governo ha fatto questa scelta: mi fido dei ministri, mi fido di Draghi, andiamo avanti“, dice a Radio24. Ma la domanda è secca: “Non sente di aver perso la battaglia del green pass?“. Risposta: “A me interessa l’Italia: se 40 milioni di italiani ha scelto volontariamente di vaccinarsi, se chi non lo vuole fare ha garantito il diritto alla vita, allo studio e al lavoro, se il 95% delle terapie intensive è vuoto, io sono felice. Se qualcuno dice che ho perso, non mi interessa”. 

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Green Pass ai lavoratori, la Lega tra Salvini e Borghi

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MeteoWeek.com (Photo by Elisabetta Villa/Getty Images)

In breve, i confronti all’interno della Lega sembrano aver persuaso Salvini del fatto che il mondo fuori, l’elettorato della Lega, quello vicino anche agli industriali del Nord, vuole continuare a produrre. E se il Green Pass consentirà di farlo con più tranquillità, ben venga. Al momento, dunque, all’interno della Lega vince la linea del ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e dei governatori del nord, che già da tempo si erano pronunciati a favore dell’estensione del certificato verde. Da sempre contrario, invece, il deputato Claudio Borghi, che promette barricate in caso di estensione dell’obbligo anche in Parlamento: “Sono contrario all’estensione dell’obbligo di Green Pass per accedere in Parlamento. Intendo aspettare che il provvedimento arrivi in Aula e lì posso adire la Corte costituzionale. Sono contrario all’estensione dell’obbligo a tutti i lavoratori“.

Su questo punto, Salvini sembra aver capito fino in fondo il bisogno di dover cambiare linea, staccandosi dalle frenate alla Borghi. E infatti il leader della Lega rivendica esattamente l’opposto di chi, all’interno del suo partito, era ed è contro il Green Pass, proprio come Salvini fino a ieri: “Se la politica impone il Green Pass ai lavoratori, e addirittura a chi fa volontariato, è ovvio che i politici devono essere i primi a rispettare queste regole, a partire dal Parlamento. Punto”, ribadisce il leader del Carroccio. Dall’altro lato, Giorgetti continua la sua opera di tessitura: non rivendica di aver trascinato la Lega sul piano voluto (ovviamente), ma rivendica quanto ottenuto – a detta sua – proprio grazie alle battaglie fatte in Consiglio dei ministri (dai prezzi calmierati a una promessa di rivalutazione di riapertura delle discoteche).

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Cosa ne pensano gli altri

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Ma al di là della Lega, cosa ne pensano gli altri esponenti dell’esecutivo e della maggioranza? Il fronte sembrerebbe compatto, anche se non mancano le richieste provenienti da altre forze politiche: il ministro della Cultura Dario Franceschini, ad esempio, avrebbe richiesto di riportare a piena capienza cinema e teatri. Una richiesta che – stando al Corriere – avrebbe inizialmente ricevuto una risposta piccata dal premier (“non faccio norme ad hoc“), ma che nonostante tutto resterebbe un’ipotesi sul tavolo. Anche perché la posizione degli esponenti di punta dell’esecutivo è chiara: il decreto serve per incentivare la vaccinazione e continuare ad aprire. Lo spiega chiaramente il ministro della Salute Roberto Speranza, che ricorda: “La duplice vocazione di questo provvedimento è aumentare lo standard di sicurezza dei luoghi di lavoro e incentivare la vaccinazione. Valuteremo con grandissima attenzione la reazione della curva dopo l’apertura delle scuole. Auspichiamo di dare una risposta positiva alle legittime richieste di allargare le maglie, ma in un quadro epidemiologico solido e fermo”.

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Quasi a rispondere alle accuse di Giorgia Meloni, che aveva parlato di “misura irragionevole” e aveva affermato: “Se fa una scelta così radicale, dica che esclude la possibilità di nuove chiusure. Ora il governo non esclude la possibilità di nuove chiusure, che dipenderanno dall’andamento della pandemia, ma ribadisce che l’intento del Green Pass è proprio di restare aperti. Una posizione che raccoglie i consensi di quasi tutti i leader della maggioranza, come Enrico Letta, Matteo Renzi, Giuseppe Conte e Giovanni Toti. Sul tema è intervenuto anche il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, che su Radio 24 spiega: “E’ una scelta: o ti vaccini o ti tamponi se vivi assieme agli altri devi dare il segno che non hai contratto il virus. Non è violenza. Ti vaccini gratuitamente o ti tamponi spendendo, come si dice, gli ‘euri. Non mi pare un gran violenza, mi pare il minimo sindacale“. Poi ancora: avere qualche dubbio sulla vaccinazione “è sacrosanto, l’incertezza è sacrosanta. Ma poi si guardano i dati e nessuno muore più se si vaccina, nessun va in terapia se si vaccina. E’ la realtà, perché fare questioni di lana caprina quando stiamo uscendo dalla crisi e stiamo crescendo del 6%?“. Ora anche Matteo Salvini dice di sostenere l’estensione del Green Pass, di volerlo anche in Parlamento e di fidarsi di Draghi. Resta da capire cosa accadrà in Aula, là dove i colpi di testa sono sempre dietro l’angolo e dove solo la questione di fiducia arriva a serrare le fila.

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