Le Quote rosa in Vaticano restano un miraggio

La prestigiosa Commissione Teologica Internazionale è composta da 28 membri ma, di questi, solo 5 sono donne, ben al di sotto delle quote rosa. 

Quote rosa in Vaticano sì, ma solo in teoria. La parità tra uomo e donna in Vaticano resta un miraggio o comunque va a rilento, a giudicare dall’ultimo giro di corsa per le nomine per il rinnovamento di alcuni membri della prestigiosa Commissione Teologica Internazionale. La commissione che si compone di 28 membri, tra esperti teologi ed esperte di teologia. Ebbene, su 28 membri solo 5 sono le teologhe incaricate, pari a nemmeno il 20%, al di sotto persino delle cosiddette quote rosa. Le cinque teologhe sono la professoressa Robin Darling Young, la professoressa Marianne Schlosser, suor Jose Ngalula, suor Isabel Nauman, suore Alenka Arko. Dei 28 membri, gli italiani sono solo due, padre Piero Coda e don Alberto Cozzi. La nazione più rappresentata è la Germania, a pari merito con gli Usa.

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La proposta di ammettere le donne al diaconato era stata avanzata anche all’ ultimo Sinodo dei vescovi sulla famiglia dal presidente della Conferenza episcopale canadese. La Congregazione della dottrina della fede, il 15 ottobre 1976, pubblicò una Dichiarazione intitolata “Inter insignores sul sacerdozio femminile”, come riporta Il Messaggero, che ribadiva il no al sacerdozio, ma lasciava aperta la questione. Il Sinodo della diocesi della Germania federale, due anni prima, affrontò l’argomento e tre teologi di grandissimo prestigio Congar, Huenermann e Vorgrimler, dichiararono il loro appoggio all’ ordinazione delle donne al diaconato permanente. Ma – ricostruisce la testata – nel 1987 il Sinodo sui fedeli laici lo escluse.

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Giusto parlare di Quote rosa?

Il tema delle Quote rosa è sempre più dibattito e coinvolge ormai diversi aspetti della vita pubblica. Ma è davvero così utile fossilizzarsi su un discorso di genere o sarebbe forse più giusto concentrarsi su qualità, competenze e inclinazioni specie quando si tratta di ruoli e posizioni lavorative? Sulla questione si è espressa, qualche tempo fa, anche Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani , che all’HuffPost ha messo al centro “persona, personalità e professionalità” come parole chiavi dell’affermazione femminile in ogni ambito. “Il discorso quote rose mi lascia un po’ perplessa. Forse avevano senso anni fa, quando era ancora necessario scardinare alcuni pregiudizi. Ritengo che la società stia vivendo una grande trasformazione e ribadisco che al centro devono esserci le persone, a prescindere dal genere: ciò che davvero conta è il percorso di studio, la formazione, l’impegno e il modo di porsi di ognuno”, ha detto Jatta, e forse non ha poi tutti i torti.

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