Albano Carrisi, finito nel mirino degli hacker: “Sono stato ricattato”

La musica è un dono, e come tale andrebbe sempre protetta, tutelata e rispettata. Purtroppo, tuttavia, sappiamo anche che esistono persone in grado di compiere qualsiasi gesto pur di fare soldi, seppur in maniera sleale e disonesta. Dall’avvento di Internet, inoltre, e di tutto ciò che ne è conseguito, svolgere pratiche illecite con lo scopo di entrare in possesso di dati e denaro altrui è diventato, per alcuni, un vero e proprio gioco da ragazzi.

In seguito all’attacco hacker subito dalla SIAE (Società Italiana di Autori ed Editori) lo scorso 15 ottobre, due noti cantanti del parterre artistico italiano sono stati ricattati per ottenere, in cambio, un’elevata somma di denaro. I due protagonisti di questa triste vicenda sono Albano Carrisi e Samuele Bersani: scopriamo insieme le loro reazioni e tutto ciò che sta succedendo a riguardo.

Il lato oscuro della notorietà

Essere un personaggio pubblico ha, senza dubbio, molti aspetti positivi: privilegi, notorietà, l’amore e l’affetto dei propri fan… ma come in tutte le cose, anche in questo vi è il rovescio della medaglia. L’esposizione mediatica, infatti, ha insita dentro di sé una percentuale di rischio. Spesso ci arrivano notizie di furti negli appartamenti di vip e celebrità; di hater i quali sviluppano particolari ossessioni nei riguardi di alcuni personaggi rendendo loro la vita impossibile e molto, molto altro. Sono tanti i dati e i documenti rubati dagli hacker alla SIAE, e altrettanti sono gli artisti vittime del suddetto furto. C’è chi, inoltre, come riportato da AdnKronos, sta vivendo questo attacco sulla propria pelle, come Albano Carrisi e Samuele Bersani. I due cantanti, infatti, sono stati ricattati; gli hacker hanno proposto loro uno scambio: 10.000 € in cambio dei loro dati sensibili.

Qui di seguito, ecco le dichiarazioni di Al Bano riguardo al ricatto subito: “Sono stato ricattato dieci giorni fa via email da qualcuno che mi chiedeva gli estremi della carta perché c’erano stati dei problemi con i miei dati SIAE. Non sono caduto nel tranello e ho fatto bene a non cedere al ricatto. Con me non la scampano”.

Samuele Bersani, invece, ha preferito non rilasciare dichiarazione alcuna, ma permettere alla denuncia fatta alla Polizia Postale di fare il suo corso.

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In cosa consiste l’attacco hacker alla SIAE

Il 15 ottobre scorso, un gruppo di hacker è riuscito a infiltrarsi nei server della SIAE, nei quali sono custoditi documenti e dati sensibili di tutto ciò che riguarda i diritti d’autore a livello nazionale. L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Angelantonio Racanelli, ha portato alla luce alcuni dettagli della suddetta violazione.

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Dalle indagini è emerso che l’attacco, rivendicato da un gruppo di hacker chiamato Everest, sarebbe partito da un indirizzo IP russo. I documenti sottratti alla società sono stati circa 28.000: per far sì che i suddetti dati non vengano diffusi, la SIAE è stata esortata al pagamento di 3.000.000 € in bitcoin.

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