A Natale lo spettro delle chiusure e gli appelli al buon senso: l’eterno ritorno

La situazione contagi in Italia appare ancora sotto controllo, ma l’aumento costante dei casi lascia intravedere un trend in crescita che inizia a preoccupare autorità sanitarie e governo. “Anche in vista del Natale, tutto dipenderà dai comportamenti individuali e dai vaccini“, avrebbe commentato il ministro della Salute Roberto Speranza, rispolverando il grande tormentone che ci accompagna dall’inizio della pandemia: se ognuno farà il suo, ne usciremo a breve. Ma è veramente così?

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MeteoWeek.com (Photo by Vittorio Zunino Celotto/Getty Images)

Ancora un ultimo sforzo e saremo fuori dalla pandemia“, “rispettate le indicazioni e torneremo alla normalità“, “ancora un po’ di buon senso e la crisi sarà alle spallesono questi i mantra che ci hanno accompagnati negli ultimi due anni di pandemia e che, di volta in volta, sembrano voler incoraggiare a stringere i denti un’ultima volta, in vista di un successo a portata di mano. Effettivamente i progressi ci sono stati, questo è evidente: i numeri di morti per Covid in relazione ai contagi è sceso drasticamente, così come il numero dei ricoverati in terapia intensiva, le restrizioni sono state via via allentate e durante l’estate e i primi mesi di questo autunno abbiamo recuperato un certo margine di normalità. E tutto questo grazie ai vaccini (oltre che alle misure anti-Covid): sono i vaccini ad aver ristretto le possibilità di contagio (pur non avendole annullate), e sono i vaccini ad aver abbattuto il rischio di giungere a forme gravi della malattia. Eppure, qualcosa in Europa e in Italia inizia a rompersi di nuovo, i contagi tornano a salire e le autorità sanitarie tornano a preoccuparsi. Volendo sintetizzare, le cause principali potrebbero essere queste: l’avvio di una vera e propria quarta ondata di contagi, il progressivo decadere dell’efficacia dei vaccini con il passare dei mesi, la percentuale di non vaccinati che – pur rappresentando una minoranza – potrebbe essere abbastanza ampia per mettere ugualmente in crisi il sistema sanitario.

In Italia stanno crescendo i contagi ed è necessario alzare il livello di attenzione. La mia raccomandazione è di usare la mascherina il più possibile perché la situazione nelle prossime settimane sarà insidiosa”, avrebbe ribadito il ministro della Salute Roberto Speranza ospite a Che tempo che fa su Rai3. L’86,75% degli italiani è vaccinato con la prima dose, mentre l’84,12% con ciclo completo, e la vera differenza la fanno le immunizzazioni, ribadisce il ministro. Per questo, secondo Speranza, “la necessità è quella di monitorare con attenzione il quadro epidemiologico. Anche in vista del Natale, tutto dipenderà dai comportamenti individuali e dai vaccini“. Tuttavia, attorno ad affermazioni di questo tipo è necessario fare le dovute specificazioni: è vero che i comportamenti individuali incidono sull’aumento dei casi, è vero che la vaccinazione è cruciale per tenere sotto controllo la curva dei contagi e delle morti, ma è anche vero che frasi di questo tipo pongono l’accento, per l’ennesima volta, sulla responsabilità individuale. Ancora una volta, a distanza di anni, alle soglie delle vacanze di Natale, il mantra resta questo: seguite le regole e tutto andrà bene. Ma a questo punto potrebbe essere il caso di chiedersi: e chi le fa, le regole, che responsabilità si assume?

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Un esempio

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MeteoWeek.com (Photo by Marco Di Lauro/Getty Images)

A fronte di progressive e giuste assunzioni di responsabilità da parte della popolazione, a fronte della disponibilità ad accettare il Green Pass come strumento imprescindibile per ogni momento della vita quotidiana, a fronte della disponibilità ad accettare persino la circolare sui cortei in nome di una maggiore cautela in ambito sanitario, a fronte della disponibilità – in passato – ad accettare forti limitazioni alla libertà di circolazione, perché si continua a parlare delle responsabilità dei cittadini e mai di quelle del governo? Perché si continuano a rimuovere le forti contraddizioni tra l’appello alla prudenza e i mezzi di trasporto evidentemente saturi? Recentemente il ministro della Salute Speranza ha firmato una nuova ordinanza con importanti novità per i trasporti, di concerto con il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini. Il testo predispone di far rientrare in funzione anche la porta più vicina al conducente, oltre a un graduale ritorno del bigliettaio a bordo. Inoltre, la circolare dispone nuove norme in merito ai controlli del Green Pass, soprattutto nei grandi hub: il Certificato dovrà essere controllato in stazione, prima di salire a bordo. Per le altre stazioni, “qualora questo non fosse possibile, il controllo può essere effettuato dal personale di bordo insieme al controllo del biglietto di viaggio“.

Si tratta di piccole specifiche, a volte cruciali a volte superflue, che ribadite in tempo avrebbero bloccato, seppur in parte, la circolazione del virus. Non si tratta neanche di chiedere massivi investimenti per risolvere, in quattro e quattr’otto, malfunzionamenti decennali dei trasporti. Si tratta, quanto meno, di trovare il modo più intelligente e sicuro per applicare le regole. Secondo l’epidemiologo Ciccozzi, ad esempio, “è fondamentale la sorveglianza con i tamponi all’aeroporto per chi arriva dai Paesi dell’Est che noi non stiamo facendo. Abbiamo molte persone che arrivano da Romania e Bulgaria e che non sono vaccinate perché in quei Paesi i vaccinati non superano il 30% della popolazione, e questo ci potrebbe portare altro virus all’interno“.

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L’assunzione di responsabilità riguarda tutti?

E proprio a proposito di decisioni dell’esecutivo e assunzioni di responsabilità, sarà ora necessario comprendere che tipo di decisioni prenderà il governo in virtù dell’aumento dei contagi e in vista delle prossime feste di Natale. Al momento da Palazzo Chigi ribadiscono: non ci sono strette in vista. Tuttavia, sul tavolo del governo appaiono già le prime proposte da prendere in considerazione in casi di un aumento eccessivo dei contagi. Una di queste è stata avanzata dal consulente del ministero della Salute Walter Ricciardi, che propone di escludere i tamponi dal certificato verde, legando il Green Pass solamente ai vaccini o al superamento dell’infezione. Nei posti di lavoro invece resterebbe la formula attuale con l’opzione del tampone. Una proposta più radicale rispetto all’attuale Green Pass, ma che potrebbe iniziare a scrostare quell’ambiguità che tanto sta inquinando il dibattito pubblico in Italia: è inutile continuare a ripetere che i vaccini sono il vero strumento di lotta al Covid e, contestualmente, affidarsi a una moral suasion che sta già incontrando il muro dei No vax più convinti.

E’ inutile continuare a lanciare appelli alle responsabilità individuali, se coloro che rispondono agli appelli sono sempre gli stessi (ovvero un numero insufficiente per superare eventuali altre ondate senza restrizioni). Lo dice chiaramente il virologo Menichetti ad Adnkronos, quando afferma: “Senza ulteriori infingimenti perché tutti ne parlano compresi membri autorevoli del Cts, bisogna limitare il certificato verde ai vaccinati e ai guariti. Lo facciano senza perdere tempo, affinché il panettone non diventi indigesto e la befana non sia di carbone scuro senza caramelle“. Ma non si tratta solamente di una questione sanitaria. Se l’esecutivo è duro nell’imporre restrizioni individuali e timido nell’assumersi le proprie responsabilità, il danno di questa ambiguità si ripercuote sul clima sociale del Paese, su una lotta tra poveri che inquina il dibattito e, dunque, la tenuta stessa del buon senso collettivo.

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Proposte preoccupanti

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Il rischio è quello di aggirare la contraddizione rimettendo in discussione i principi fondanti della nostra democrazia. Da tempo, ormai, riemerge la proposta di far pagare le cure ai No vax che si ammaleranno di Covid. Un’idea di fronte alla quale il ministro della Salute è stato costretto a ribadire l’ovvio: “Senza dubbio, chi non si vaccina non aiuta se stesso, né gli altri né il Paese“, ma anche “chi non si vaccina e si ammala va curato“. Un anno fa sarebbe sembrata una specificazione scontata, ora è una specificazione necessaria. “La sanità italiana è universale in Italia chi sta male viene curato e per me questo è un principio non negoziabile“, ha ribadito il ministro. E ha ragione. Il problema, però, è che questo tipo di idee emerge proprio a causa di una tendenza ormai sdoganata da tempo: la colpevolizzazione dell’individuo. Talvolta il singolo è chiamato a pagare anche il peso delle scelte degli altri (cosa che accadrebbe se il governo introducesse nuove restrizioni senza far nulla per limitare ancora di più la percentuale di non vaccinati). E sempre all’interno di questo quadro vanno inserite le raccomandazioni lanciate da alcuni virologi in vista delle prossime festività. Raccomandazioni a volte necessarie e legittime (utilizzate le mascherine, evitate assembramenti in luoghi chiusi), a volte figlie dell’ormai consolidata tendenza alla colpevolizzazione del singolo.

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Secondo l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, ad esempio, per aumentare le vaccinazioni anti Covid “esiste anche un altro modo a cui stiamo ricorrendo poco, ovvero quello del sentimento sociale: io a casa mia a cena un mio conoscente o un mio amico non vaccinato non lo invito. Se tutti quanti cominciassimo a dire che se non sei vaccinato al cenone di Natale non ci vieni, credo che qualche altra vaccinazione si recupererà“. Lopalco suggerisce, insomma, di utilizzare una sorta di ghettizzazione sociale tra cittadini come incentivo alla vaccinazione. Ecco, questo – a distanza di mesi – è ormai inaccettabile. Uno Stato che si rispetti amministra e unisce, non divide e delega. Per farlo, ovviamente, deve assumersi le sue responsabilità.

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