Green Pass e chiusure: le regioni chiedono una stretta solo per i no vax

Mentre l’Europa sembra travolta dalla quarta ondata, in Italia si torna a discutere di possibili strette su chiusure e Green Pass, qualora il contagio dovesse continuare a diffondersi in maniera preoccupante: il pressing arriva soprattutto da alcuni governatori delle regioni, che spingono affinché in Italia si adotti il modello austriaco. Ma il governo al momento frena. 

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MeteoWeek.com (Photo by Marco Di Lauro/Getty Images)

In Italia cresce l’apprensione per un aumento dei contagi che, seppur ancora sotto controllo, inizia a preoccupare media e politica (soprattutto locale): sono quattro le regioni attenzionate per numero di casi, alle quali si aggiunge la provincia autonoma di Bolzano. A suscitare timori è soprattutto lo spettro di nuove chiusure, e l’avvicinarsi delle zone di rischio gialla o addirittura arancione. Per questo cresce il pressing delle regioni affinché l’Italia adotti un modello di controllo simile a quello adottato dall’Austria, in grado di evitare aperture generalizzate e capace di applicare restrizioni esclusivamente ai non vaccinati. Palazzo Chigi, però, al momento frena: “Non è allo studio nessuna stretta sul modello austriaco per i non vaccinati“, affermano fonti di governo. Il motivo è che al momento i dati del contagio in Italia sono lontani rispetto a quelli austriaci, le terapie sono sotto controllo e il monitoraggio dei dati consentirà valutazioni più lucide a dicembre. Insomma, per il governo l’Italia non è nelle stesse condizioni dell’Austria ed è necessario evitare allarmismi. Il governo “non sta pensando a nuove restrizioni“, assicura la ministra Mariastella Gelmini, che poi aggiunge: “È evidente che siamo anche nei mesi più difficili e valuteremo strada facendo se ci sarà bisogno di cambiare l’assetto regolatorio che ci siamo dati“.

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Chiusure e Green Pass: cosa ne pensano i partiti

In breve, eventuali nuove strette sono escluse in questo momento, con questa situazione pandemica. In futuro, chissà. Un’apertura che trova sponde tra diversi esponenti di partiti di maggioranza. “In caso di nuove limitazioni o di passaggi di colore il governo applichi le restrizioni solamente a chi pur potendosi vaccinare non lo fa“, afferma Licia Ronzulli di Forza Italia. “Mi piacerebbe che l’Italia adottasse lo stesso modello dell’Austria: in lockdown vada chi non ha fatto il vaccino“, fa eco Matteo Renzi. Per quanto riguarda il M5s, il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli si sarebbe detto a favore dell’introduzione di un Super Green Pass solo per vaccinati: “È una delle ipotesi su cui si lavora.Noi siamo favorevoli a tutte le misure che ci aiutano ad abbassare i contagi, ad affrontare questa pandemia non tornando con le terapie intensive chiuse“. Nel Pd c’è chi, come Francesco Boccia, due conti se li è fatti: “Se i 7 milioni di non vaccinati oggi vaccinabili passeranno l’inverno senza copertura determineranno un appesantimento delle reti sanitarie che danneggerà tutti, trascinando l’intero Paese a Natale in rosso“. Tuttavia, la linea del Partito democratico sembra al momento quella dell’attesa: è necessario procedere col passo felpato quando si parla di misure di questo tipo, la fretta potrebbe portare anche a scelte incostituzionali.

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Green Pass, il pressing dei governatori delle regioni

massimiliano fedriga
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Eppure, di atteggiamento attendista non vogliono sentir parlare i governatori del Nord, soprattutto quelli di centrodestra, spaventati dall’ipotesi di un Natale blindato da nuove chiusure. A prendere la parola per primo è stato Massimiliano Fedriga, presidente leghista della Conferenza delle regioni e governatore di una regione, il Friuli, candidata alla zona di rischio gialla: “La mia idea è che le restrizioni della zona gialla non valgono per i vaccinati. Chi si è protetto, ha partecipato alla campagna vaccinale, limita le ospedalizzazioni, salvaguarda il sistema di sanità pubblica non può pagare un prezzo di cui non ha nessuna colpa, perché ha creduto nella scienza e nello Stato“. Fa eco il governatore della Lombardia Attilio Fontana, che ribadisce come non si possano pensare nuove restrizioni per “questi cittadini che hanno dimostrato fiducia, consapevolezza e senso del bene comune“. Fa sponda poi il governatore della Liguria Giovanni Toti, che sottolinea: “Chiederemo al Governo che le misure restrittive legate alle fasce di colore valgano per le persone che non hanno fatto il vaccino, non per le persone che lo hanno correttamente fatto“. Una posizione che coinvolge anche qualche governatore del Sud, come il presidente della Calabria Roberto Occhiuto, secondo il quale “se si dovessero rendere necessarie nuove restrizioni – e il vero gradone è rappresentato a mio avviso dalla cosiddetta zona arancione – queste dovrebbero coinvolgere esclusivamente coloro che non si sono vaccinati“.

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Resistenze

Le regioni si riuniranno nella giornata di giovedì proprio per portare avanti un confronto sul tema e appare già evidente che – effettivamente – il vero terrore viene suscitato dalla zona arancione: mentre la zona gialla introduce l’obbligo di mascherina anche all’aperto e il limite di quattro persone al tavolo al ristorante, la zona arancione reintroduce il coprifuoco, la chiusura dei locali e lo stop agli spostamenti. Eppure, una modifica del Green Pass auspicata dai governatori resta al momento lontana dai progetti del governo: i problemi sono legati alle tempistiche (se ne riparlerà a dicembre), ai dubbi su una presunta incostituzionalità della misura, e alle resistenze interne di leader (come Salvini) che dicono di non voler sentir parlare di nuove chiusure. Per questo, al momento, le misure al vaglio dell’esecutivo sembrano essere altre. Quali?

Restrizioni al vaglio

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MeteoWeek.com (Photo by Marco Di Lauro/Getty Images)

Il governo starebbe pensando di mantenere l’attuale impianto con qualche aggiustamento per concedere maggiori libertà ai vaccinati, ma senza introdurre quel doppio binario di cui si inizia a parlare. Tutt’al più, misure ad hoc per i non vaccinati potrebbero essere prese in considerazione solo in caso di fascia arancione o rossa, richiedendo un Green Pass concesso solo a vaccinati e guariti per avere accesso a alberghi e ristoranti. Per quanto riguarda la validità del Green Pass, probabilmente il tempo di validità andrà rivisto alla luce delle ultime evidenze scientifica: a sei mesi dalla seconda dose gli anticorpi forniti dal vaccino iniziano a calare. Per questo i prossimi giorni il Cts valuterà se ridurre o meno la validità del Green Pass da 12 a 9 mesi. E proprio a proposito di Green Pass, al momento non sarebbe sul tavolo del governo l’ipotesi di concedere il Green Pass solo a vaccinati, guariti e persone che si sono sottoposte a un tampone molecolare che dura 72 ore.

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E’ ormai evidente, infatti, come il tampone rapido sia il vero anello debole del funzionamento del Green Pass: troppo poco affidabile, dicono gli esperti. Una mediazione potrebbe riguardare l’ipotesi di dimezzare la durata del test rapido, da 48 a 24 ore. Ma su questo punto, la discussione sembra ancora in alto mare. Nel frattempo dall’esecutivo ribadiscono: al di là delle restrizioni del caso, la reale arma per evitare chiusure è la vaccinazione. Per questo il governo punterà molto sulle terze dosi, che entro la fine della prossima settimana potrebbero esser rese obbligatorie per tutto il personale medico e che potrebbe esser estesa a tutti gli italiani a gennaio.

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