Cure contro il Covid? Per la politica esistono soltanto i vaccini. McCollough: “Funzionano, ma gli ospedali non le consigliano”

Il medico Peter McCollough lancia l’allarme sull’ossessione che la politica occidentale e una parte della comunità scientifica sta dimostrando verso i vaccini.

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“Non c’è sforzo, interesse, promozione o cura per il trattamento precoce, le persone che sono malate di COVID-19, c’è invece un focus completo e totale sulle persone che non hanno il COVID-19 e sul fare loro un vaccino”. 

A Peter McCollough non si può certo contestare il curriculum accademico. È stato professore alla Texas AM University e ha ricoperto il ruolo di vice capo di medicina interna alla Baylor University Medical Center. Titoli che però non gli sono bastati affinché Wikipedia non lo inserisse ben presto tra i principali promotori delle fake news sul Covid. Triste primato che in questi due anni ha condiviso con altri scienziati illustri tra cui il premio Nobel Montagnier o l’inventore della tecnologia a Mrna Robert Malone.  E in un’intervista rilasciata in questi giorni al giornale Epoch Times, McCollough si è soffermato in particolar su un tema di cui l’opinione pubblica in questi due anni non si è quasi mai occupata: le cure contro il Covid. 

Per il medico risultano inspiegabili i motivi che hanno portato una buona parte della comunità scientifica a vedere nel vaccino l’unica soluzione possibile a questa pandemia, quando la storia della scienza insegna che contro queste tipologie di virus, spesso sono proprio le cure fanno la differenza. In particolar modo quando il trattamento farmacologico inizia subito dopo l’insorgere della malattia: “Il trattamento precoce cambia notevolmente il contagio. Di conseguenza, riduciamo i nuovi casi, riduciamo l’intensità, la gravità e la durata dei sintomi. E con quel meccanismo, riduciamo i ricoveri ospedalieri e i decessi”. McCollough in proposito ha citato il lavoro svolto in Bangladesh dal medico Iqbal Mahmud Chowdhury: “Chowdhury è il primo autore a riconoscere il fatto che il virus è nell’aria, le persone lo respirano, si deposita nel naso e inizia a replicarsi. E deve raggiungere una certa soglia e superare gli altri organismi nel naso e superare il nostro sistema immunitario per diventare un’infezione clinica. Quindi, c’è una finestra da tre a cinque giorni per eliminare il virus direttamente”.

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Sforzi terapeutici che hanno già dimostrato la loro efficacia ma che vengono inspiegabilmente ignorati dai consulenti scientifici dei governi di un po tutto il mondo e dagli stessi ospedali. Stessa sorte, spiega il medico, è toccata all’ivermectina, che si è dimostrata efficace nella cura contro il Covid, ma che è stata inspiegabilmente declassata dall’American Medical Association. 

Una situazione che ha finito inevitabilmente con il confondere gli americani, che non hanno più compreso se vi fosse qualcosa di realmente negativo per la salute nei trattamenti ambulatoriali di Covid 19. McCullough spiega però di averci provato in tal senso come medico: “Con i miei contributi, ho cercato almeno di organizzare il trattamento ambulatoriale in concetti, in cui avremmo usato farmaci… Trattare nella fase intermedia l’infiammazione e trattare nella fase tardiva la coagulazione del sangue; siamo rimasti fedeli a questi principi fino in fondo”. In ogni caso, resta a suo giudizio inammissibile che gli ospedali di tutto il mondo non stiano conducendo degli studi approfonditi sulle cure contro il Covid, quando prima della pandemia, questa era una pratica comunissima ogni volta che appariva nel mondo un nuovo virus. 

Affermazioni molto forti quelle della scienziato statunitense, che sostanzialmente mettono sotto accusa la comunità scientifica americana, colpevole di aver sviluppato un’insana e ben poco scientifica ossessione per i vaccini, e aver di fatto ostacolato invece la ricerca sulle cure domiciliari senza motivi validi. In particolar modo le sue dichiarazioni sul trattamento da ivermectina, hanno trovato una sponda importante in alcune rivelazioni pubblicate alcune settimane fa e che riguardano la lega NFL di football americano.  

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Era stato il giocatore di football Aaron Rodgers ad ammettere, nel corso di una ospitata al “The Pat McAfee Show”, che nel mondo dello sport esistono delle cure alternative che vengono proposte agli atleti. Lo sportivo in quell’occasione aveva raccontato di come i club di football siano i primi a consigliare agli atleti il trattamento con l’ivermectina, considerato molto efficace nel contrastare la malattia. 

“È vero al 100%; ci sono molte squadre che stanno usando, che raccomandano molti degli stessi trattamenti che ho ricevuto per i loro giocatori”.

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