Berlusconi insiste con la sua candidatura, e minaccia di lasciare il governo se Draghi sale al Quirinale

Il monito del Cavaliere è arrivato subito dopo la conferenza stampa di Draghi: se il premier lascia la guida del paese, Forza Italia è disposta a uscire dalla maggioranza di governo. 

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“Grazie al mio amico Antonio Lopez per le parole che ha voluto riservarmi nella sua intervista a Il Giornale. Siamo la colonna portante dell’Ue, vogliamo istituzioni sempre più moderne ed efficienti, capaci di affrontare sfide difficili come il Covid”.

Con queste parole Silvio Berlusconi ha voluto ringraziare personalmente il segretario del Partito Popolare Europeo Antonio Lopez che dalle pagine del Giornale ha fatto un vero e proprio endorsement sulla candidatura del cavaliere al Quirinale. Per Lopez infatti, lo scenario migliore a cui può andare incontro l’Italia è quello di una salita al Quirinale del fondatore di Forza Italia, mantenendo al contempo Draghi al governo come premier.  “Berlusconi e Draghi” spiega il “hanno entrambi questo vantaggio, che surclassa ogni altro politico italiano: sono gli unici veramente noti e apprezzati come leader in Europa”. La candidatura di Berlusconi dunque è tutt’altro che tramontata, e si sta lentamente trasformando in un vero e proprio diktat di Forza Italia verso gli alleati della coalizione di centrodestra. Salvini continua però a smarcarsi sulla questione, affermando che la sua unica preoccupazione è quella di eleggere un nuovo Presidente della Repubblica che sia realmente espressione del centrodestra. Il segretario leghista su questo è stato irremovibile: “Quello per cui lavoro è l’elezione veloce di un esponente del centrodestra, dopo 30 anni. Penso che l’alternanza anche al Quirinale faccia bene”. 

E forse va letta in quest’ottica l’aut aut che Berlusconi ha posto a Draghi: se l’ex Presidente della Bce lascia Palazzo Chigi per salire al Quirinale, Forza Italia è disposta a lasciare il governo e passare all’opposizione. Una minaccia concreta per la tenuta dell’esecutivo, arrivata oltretutto subito dopo che Draghi si era rifiutato in conferenza stampa di rispondere a qualunque domanda sull’argomento. Un atteggiamento molto poco istituzionale e democratico come ha fatto notare qualche ora dopo Marco Travaglio. Grande la rabbia del segretario del Pd Enrico Letta per le dichiarazioni del cavaliere, definite “gravi” e pessime nella tempistica.

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Alcune fonti istituzionali vicine a Forza Italia raccolte dall’Huffington Post raccontano inoltre come Berlusconi sia sicuro dell’appoggio di Giorgia Meloni alla sua candidatura. “Giorgia mi voterà, è cresciuta con me, è stata una mia ministra”, va ripetendo il Cavaliere ai suoi collaboratori. All’interno di Fratelli d’Italia in molti però vedono la richiesta avanzata da Forza Italia come un vero e proprio ricatto che punta a farli convergere sul nome di Berlusconi a qualunque costo. Evidente come la Meloni o Salvini, dopo anni passati ad affrancarsi dalla sua ombra, non possano essere entusiasti del ritrovato protagonismo politico dell’ex premier. 

Resta però difficile comprendere come potrà la sinistra accettare la sua candidatura al Quirinale, non solo per i trascorsi politici che sembrano rendere questa ipotesi un’utopia, ma anche per le più recenti dichiarazioni di Letta, che nella candidatura di Berlusconi vede un semplice ostacolo a un’elezione veloce del prossimo presidente della repubblica. 

Oltretutto in area dem non sono mai sfumate le speranze di poter vedere riconfermato Mattarella nel suo ruolo, rinnovando così quell’atipica tradizione costituzionale già inaugurata con la rielezione di Napolitano. 

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A spingere particolarmente in questa direzione è Matteo Orfini, che continua a sostenere che Draghi al Quirinale rappresenterebbe soltanto un’ulteriore elemento di instabilità per il paese, in quanto non vi sarebbe attualmente nessun profilo all’altezza che lo possa rimpiazzare alla guida del paese. La riconferma di Mattarella è un’ipotesi apprezzata da molti all’interno del Partito Democratico, ma Letta non si è però mai sbilanciato in merito. 

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