Mentre i medici continuano a dare la colpa ai Novax, il governo Draghi taglia 6 miliardi alla sanità

Nella nota di aggiornamento del Def approvata dal Parlamento lo scorso anno, il governo ha stabilito nuovi tagli alla sanità per circa sei miliardi. 

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Nuovi tagli alla sanità per quasi sei miliardi.

Per quanto sembri una contraddizione in termini, questa è stata la risposta del governo Draghi all’emergenza sanitaria che stiamo vivendo. I nuovi tagli sono contenuti nel Nadef approvato in Parlamento a fine dicembre, conosciuto anche con il nome di “Documento di Economia e Finanze”. Un testo che parla chiaro: “nel biennio 2022-2023 la spesa sanitaria a legislazione vigente calerà del -2,3 per cento medio annuo per via dei minori oneri connessi alla gestione dell’emergenza epidemiologica”.

Questa decisione viene giustificata con un pandemia che a distanza di due anni risulta gestibile anche in termini di spesa sanitaria. Sembra logico dunque non si possano più sostenere i costi che la sanità pubblica ha affrontato in questi due anni. Al contempo però, non è chiara la linea del governo a riguardo: in queste ore ad esempio si lancia l’allarme su un sovraffollamento critico delle terapie intensive, nonostante il sito ufficiale del governo parli di un’occupazione al 17 per cento, molto sotto l’area considerata critica. Evidente dunque, che si tratta di un pericolo che arriva in primo luogo a causa di quella stessa scarsità di posti letto di cui si discuteva a inizio pandemia additandola come una delle cause principali del collasso sanitario a cui abbiamo assistito. Eppure Draghi si è convinto che per preservare le finanze, fosse necessario, quasi indispensabile,  continuare con i tagli alla sanità nonostante siamo ancora molto lontani dall’aver messo fine a questa emergenza. 

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L’impressione è che si continui a perseguire l’idea che bastano i vaccini per mettere fine a questa pandemia, che questa situazione finirà nel momento in cui avremo il 100 per cento di vaccinati e dunque non vi è bisogno di investire ulteriormente nel potenziamento delle strutture sanitarie. restano dunque inascoltati i moniti lanciati in questi mesi da diverse associazioni di medici, come quella dell’Aiom, Associazione Italiana di Oncologia Medica, che più di una volta ha chiesto nuovi fondi per la sanità al governo. Di recente il presidente Saverio Cinieri ha dichiarato che “lo scorso anno abbiamo avuto oltre due milioni e mezzo di esami di screening in meno rispetto al 2019. Il numero di decessi inoltre potrebbe aumentare anche per colpa del Covid-19 e delle sue conseguenze nefaste sull’intero sistema sanitario nazionale”. 

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