Rosa Alfieri, il killer confessa: «Ho comprato droga per dimenticare di averla strangolata»

Così dice il verbale redatto dopo la cattura di Elpidio D’Ambra all’ospedale San Paolo. Alla 23enne il suo assassino dice di aver infilato lo straccio in bocca quando era già morta.

«Mi dispiace per la famiglia di Rosa. Anche se non vogliono perdonarmi, devono capire che non ero in me, ma io il perdono lo chiedo sempre a tutti». Termina così la confessione di Elpidio D’Ambra, che martedì scorso, a Grumo Nevano, ha strangolato la giovane vicina di casa: Rosa Alfieri, di 23 anni. È tutto nero su bianco in un verbale di tre pagine, redatto nel commissariato di Bagnoli poco dopo il fermo avvenuto nell’ospedale San Paolo. Nel verbale il trentunenne, tossicodipendente e senza un’occupazione fissa, conferma di avere agito perché «sentiva le voci», forse perché — è la sua ipotesi — per anni ha assunto cocaina: «Ieri, quando verso le 17 ho visto passare Rosa dopo che aveva parcheggiato la macchina, ho sentito le voci che mi dicevano di ucciderla perché altrimenti avrebbero ammazzato me nel sonno ed allora l’ho trascinata dentro e l’ho strangolata. Preciso che non ero io, e con questo intendo dire che era come se fossi obbligato da qualcun altro a fare quello che stavo facendo».

«Non l’ho violentata»

Il portone dell’appartamento deve D’Ambra ha strangolato la 23enne – Meteoweek

Pensieri e parole che a giudizio del suo difensore, l’avvocato Dario Maisto, fanno ritenere che D’Ambra non sia in grado di intendere e di volere: da qui la richiesta, durante l’udienza di convalida in programma oggi, di una perizia psichiatrica. Di tutt’altro parere è però l’avvocato Carmine Biasiello, legale dei familiari di Rosa. E intanto anche la madre di D’Ambra scarica il figlio: «Non voglio mai più vederlo».

«Eravamo nel salotto — continua D’Ambra – lei è caduta a terra e poi, anche perché c’erano persone che bussavano alla porta, ho trascinato il corpo in bagno per non farlo vedere a chi era fuori. A quel punto ho aperto la porta, ho detto ai presenti che mi stavano disturbando e, preso dal panico, mi sono allontanato».

La droga per dimenticare l’omicidio

Durante l’interrogatorio, Elpidio D’Ambra, che lo scorso settembre aveva fatto ritorno in Italia dalla Spagna, dopo avere scontato quattro anni per rapine e furti, ripete di non avere aggredito la ragazza per abusare sessualmente di lei: «Conoscevo Rosa perché era la mia vicina di casa e ogni tanto mi ha aiutato a meglio comprendere dei documenti per la casa, tipo contratti delle utenze. In totale abbiamo parlato un paio di volte, ma quando passava davanti alla mia porta ci salutavamo cordialmente. Anche con i suoi familiari mi salutavo cordialmente, senza confidenza. Ho sempre pensato — specifica l’omicida — che Rosa fosse una ragazza molto carina, ma non ho mai pensato a lei in quel senso perché sapevo che era fidanzata e, per rispetto, non avrei mai fatto nulla, anche perché non mi piacerebbe che lo facessero a me».

LEGGI ANCHE -> Sanremo 2022, Jovanotti ospite non annunciato con Morandi: è polemica

D’Ambra racconta anche ciò che ha fatto subito dopo aver ucciso la 23enne e fino alla cattura, scattata circa 24 ore dopo: «Mi sono recato alla stazione ferroviaria di Frattamaggiore, ho preso un treno per Napoli e una volta arrivato alla stazione Garibaldi ho preso un taxi. Appena arrivato alla stazione a Napoli ho buttato la batteria del telefono. Al tassista ho chiesto di fermarsi davanti a un negozio dove ho comprato scarpe, pantaloni e un giubbino, ma sotto indosso ancora la felpa rossa che indossavo ieri. A quel punto ho chiesto al tassista di portarmi al Rione Traiano, dove avrei potuto comprare della droga per dimenticare quello che era successo. Infatti ho comprato tre grammi di cocaina e ne ho fatto uso. Stanotte non ho dormito e ho continuato a camminare e mi sono disfatto anche del telefono perché avevo paura di essere rintracciato».

LEGGI ANCHE -> Valanghe assassine, strage di turisti in Tirolo: otto le vittime

A sentire l’uomo che l’ha ammazzata, Rosa quindi è morta senza un motivo. È un racconto disarticolato, zeppo di contraddizioni, che molto probabilmente spingerà il gip a disporre una perizia psichiatrica. D’Ambra spiega anche di non aver infilato lo straccio in bocca a Rosa quando era viva, ma da morta: «Ho trascinato il corpo in bagno e le ho messo il bavaglio in bocca perché avevo paura che potesse urlare, anche se pensavo che era morta. Ammetto e sono consapevole di quello che ho fatto. Mi dispiace anche per le conseguenze che dovrò affrontare, ma ci tengo a precisare che non sono mai stato un tipo violento».

Impostazioni privacy