Antonio Di Fazio, chiesti 9 anni di carcere per il manager che drogava le sue vittime prime di stuprarle

È la pena chiesta a suo carico dalla Procura milanese. Aveva tentato pure di uccidere l’ex moglie, anche lei abusata dall’imprenditore.

Nove anni di carcere: è questa la pena chiesta dalla Procura di Milano per Antonio Di Fazio, il manager arrestato lo scorso maggio che da qualche giorno si trova in una comunità psichiatrica con il braccialetto elettronico. L’uomo è finito sotto processo con rito abbreviato per 6 casi di violenza sessuale, tra i quali lo stupro di una 21enne che con la scusa di uno stage l’imprenditore avrebbe attirato nel suo appartamento per stordirla con la droga, abusare di lei e infine fotografarla. La richiesta di condanna, anche per l’accusa di tentato omicidio, è stata proposta dal pm Alessia Menegazzo, titolare delle indagini con l’aggiunto Letizia Mannella, al gup Anna Magelli. La pena base è di 13 anni e mezzo di reclusione.

Aveva cercato anche di uccidere l’ex moglie

Chiesti nove anni per l’imprenditore che drogava le sue vittime prima di abusare di loro – Meteoweek

Il manager era stato incarcerato a maggio del 2021 per il caso della studentessa di 21 anni narcotizzata e violentata nel suo appartamento. A fine novembre scorso, poi, gli era stato notificato un nuovo provvedimento cautelare per altri episodi di violenza sessuale, sempre seguendo lo stesso schema, ai danni di altre cinque donne, tra le quali pure l’ex moglie che Di Fazio avrebbe anche cercato di assassinare. La donna, secondo l’indagine dei carabinieri, dell’aggiunto Mannella e del pm Menegazzo, è stata vittima in totale di quattro reati avvenuti dal 2009 al 2017: violenza sessuale con uso di narcotici, tentato omicidio premeditato, maltrattamenti in famiglia e stalking.

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Invece per gli altri cinque casi l’accusa è sempre di violenza sessuale con l’uso di sostanze narcotizzanti. Ai pm il 50enne ha già confessato le violenze sessuali. È imputato anche per il possesso di segni distintivi contraffatti e falso perché trovato in possesso di un led lampeggiante utilizzato dalle forze dell’ordine, oltre che di un finto tesserino. Tutte le cinque giovani abusate si sono costituite come parti civili (gli avvocati parleranno davanti al gup nel pomeriggio), così come ha fatto l’ex moglie del manager, anche per conto del figlio minorenne.

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Il 22 marzo sarà il turno della difesa mentre la sentenza dovrebbe arrivare il 28 marzo. Dall’ultima ordinanza a suo carico, emessa dal gip Chiara Valori, era venuto alla luce un quadro di “perversione” criminale, con una “’serialità costante’ almeno a partire dal 2008” ai danni dell’allora moglie, da parte dell’imputato, indagato anche per bancarotta in un filone dell’indagine sui suoi movimenti finanziari. Dell’uomo, peraltro, si è interessata anche la Dda per via dei suoi presunti legami con membri della ‘ndrangheta.

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