Mafia e rifiuti: maxi confisca di 5 milioni per imprenditore della plastica

Sequestrati beni a un imprenditore considerato contiguo all’organizzazione mafiosa della Stidda. Aveva cercato di riciclare il denaro sporco.

A destra in alto Giovanni Donzelli, l’imprenditore della plastica al quale sono stati sequestrati beni per 5 milioni di euro – Meteoweek

Cinque milioni di euro: a tanto ammontano i beni confiscati all’imprenditore Giovanni Donzelli, operante nel campo del recupero e della trasformazione di materie plastiche nella provincia di Ragusa. La misura, che interessa anche tre aziende, immobili e automobili, è stata rilasciato dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Catania su richiesta del procuratore e del direttore della Dia. I magistrati hanno considerato “sussistenti” tanto la pericolosità sociale dell’imprenditore, reputato vicino all’associazione mafiosa Stidda attiva nella zona di Vittoria fin dagli anni ’90, quanto la sproporzione tra i redditi dichiarati al fisco e il patrimonio accumulato. L’indagine ha tenuto conto delle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia secondo i quali Donzelli avrebbe “implementato i propri affari ed il proprio patrimonio reimpiegando i proventi delle estorsioni del gruppo criminale di appartenenza che, colpito da numerose operazioni di polizia e disarticolato da altrettante sentenze di condanna, aveva affidato il proprio capitale a soggetti insospettabili affinché lo reinvestissero in attività economiche apparentemente lecite”.

Già condannato a quattro anni di carcere nel 1994

La figura di Donzelli, che ha già ricevuto una condanna con sentenza definitiva nel 1994 dalla Corte di Assise di Siracusa a 4 anni di reclusione per concorso in associazione mafiosa, è ritornata a galla nell’ambito di successive inchieste della procura etnea.

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La prima aveva portato nel 2015 all’arresto di 17 persone, giudicate appartenenti al clan mafioso attivo nella provincia di Ragusa ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione di stampo mafioso pluriaggravata, finalizzata alla commissione di estorsioni in danno di operatori economici esercenti la raccolta di materiale plastico dismesso dai serricoltori, oltre che di traffico illecito di rifiuti e detenzione e porto di armi comuni da sparo.

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Durante la seconda inchiesta, che risale all’ottobre 2019, furono invece eseguite misure cautelari a carico di 14 soggetti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso pluriaggravata finalizzata alla gestione di rifiuti non autorizzata e per trasferimento fraudolento di valori con l’aggravante del metodo mafioso.

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