Marina Ovsyannikova: è giallo sulle sorti della giornalista che aveva protestato contro la guerra in diretta tv

Da almeno dieci ore non si hanno più notizie di Marina Ovsyannikova, la giornalista russa che ieri sera (nel tardo pomeriggio secondo l’orario italiano) aveva inscenato una clamorosa protesta in diretta sulla tv di stato. Ovsyannikova aveva fatto irruzione durante il tg con un cartello in inglese e in russo che chiedeva di fermare la guerra in Ucraina. La giornalista è stata subito arrestata e i suoi legali non sono ancora riusciti a contattarla.

Ora è giallo sulla sua sparizione dopo il video diventato immediatamente virale in rete e subito caduto sotto la scure della censura invece in Russia.

Già durante la plateale protesta la conduttrice Yekaterina Andreyeva aveva cercato di nascondere il cartello coprendolo col suo corpo davanti alle telecamere.

Sui canali russi le immagini del gesto sono state censurate, sia il volto di Marina Ovsyannikova che il cartello sono stati oscurati. Ma la cosa preoccupante è che della giornalista non si hanno più notizie. Da almeno dieci ore gli avvocati tentano invano di rintracciarla. Prima della plateale protesta la giornalista aveva registrato un messaggio nel quale bollava l’invasione del paese ucraino come «un crimine, la cui responsabilità ricade solo su un uomo, Vladimir Putin».

Ovsyannikova: mi vergogno di aver lavorato al soldo della propaganda russa

La giornalista adesso rischia il carcere per la sua plateale protesta – Meteoweek

La donna, che ha padre ucraino e madre russa, confessa la sua vergogna per aver lavorato per la televisione statale russa «portando avanti la propaganda del Cremlino, permettendo alla gente di mentire dagli schermi televisivi e trasformando in zombie il popolo russo». Ovsyannikova nel messaggio stigmatizza poi il silenzio complice dei russi, che hanno taciuto prima davanti all’annessione forzata della Crimea nel 2014 e poi davanti al tentativo di avvelenamento di Navalny. Infine, ricorda che questa guerra ha isolato la Russia dal mondo e che «non basteranno dieci generazioni di nostri discendenti per lavare le nostre mani da questa guerra fratricida».

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Come era facile aspettarsi, sono state diverse le reazioni da parte di Mosca e quelle da parte degli occidentali. Il Cremlino ha liquidato come un atto di «teppismo» la protesta pubblica della giornalista. La Federazione europea dei giornalisti (Efj) ne ha invece chiesto il «rilascio immediato» rendendo omaggio al coraggio della giornalista che ha osato sfidare la censura e la propaganda del regime putiniano. Anche dall’Unione Europea è arrivato il plauso ai cittadini russi che come Marina Ovsyannikova esprimono apertamente i loro dissenso, mentre l’Onu ha chiesto che la giornalista non venga punita per l’esercizio del suo diritto alla libertà di parola.

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Nel frattempo Marina sembra essere scomparsa nel nulla. Ieri su Twitter è saltato fuori un misterioso tweet che pareva attribuibile alla donna e diceva:  «Non so cosa mi accadrà ora. Il mio avvocato mi ha detto che rischio tra i 5 e i 10 anni di carcere secondo il codice penale. Non me ne pento, ma ho bisogno davvero del vostro supporto». L’account, adesso limitato da Twiter, portava foto e nome di Marina Ovsyannikova; però non poteva essere il suo essendo stato creato solo poche ore prima. Un altro mistero nel giallo che tutti sperano si possa risolvere quanto prima.

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