Draghi: “Sul gas presto indipendenti da Mosca, riarmo è miglior difesa per non fare più la guerra”

Il primo ministro italiano espone la linea sull’energia e sulla spesa militare adottata dopo l’Eurosummit.

Obiettivo: diversificare le forniture energetiche per rendersi indipendenti dalla Russia e difesa comune europea come garanzia di pace.

Sull’Europa ricadranno gran parte dei costi dovuti alle sanzioni occidentali contro la Russia. Per questo è necessario «diversificare le forniture energetiche per renderci indipendenti da Mosca». È la linea confermata il presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, in conclusione del summit europeo di Bruxelles. L’Italia, ha spiegato il premier, conta sul Gnl, il gas naturale liquefatto che verrà messo a disposizione dagli Usa. La sensazione, osserva Draghi, è che le cose andranno molto spedite, tanto che «entro un paio di settimane potremo presentare un piano di rigassificazione dettagliato».

Il Consiglio europeo è finito senza aver adottato misure «divisive», spiega Draghi, ma col mandato alla Commissione di esaminare diverse misure utili a limitare il caro energia, incluso un tetto al prezzo del gas. Il premier italiano si dice «soddisfatto» delle decisioni di Bruxelles. La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha comunicato che a maggio arriverà una proposta per scollegare il prezzo del gas da quello dell’energia.

Mettere un tetto al prezzo del gas naturale, da Usa in arrivo 15 miliardi di metri cubi di Gnl

Quanto alla decisione annunciata da Mosca, che da ora in poi chiederà di essere pagata in rubli e non in dollari per le forniture di gas, Draghi ribadisce che la decisione russa rappresenta «una violazione dei contratti che specificano che i pagamenti sono in euro e dollari». Toccherà alla Commissione europea valutare gli aspetti legali della faccenda ma, ha aggiunto Draghi, «non ci aspettiamo una riduzione delle forniture».

La Commissione Ue, spiega Draghi, propone acquisti congiunti del gas per sfruttare il fatto che il Vecchio Continente è il «più grosso acquirente di gas naturale del mondo» e dunque può far leva su questa posizione dominante per imporre un tetto al prezzo del gas russo. Dato che dalla Russia, ha spiegato Draghi, il gas arriva attraverso i tubi «il fornitore ha solo un cliente, quello che sta dall’altra parte del tubo, cioè l’Europa» che dunque può vantare un «forte potere di mercato».

Dagli Usa sono poi in arrivo, già quest’anno, 15 miliardi di metri cubi di gas liquido. Un’offerta, spiega Draghi, che l’Italia conta di assorbire acquistando altri due rigassificatori galleggianti da aggiungere ai tre già in funzione.

Draghi: sto cercando la pace e presto parlerò con Putin

Il premier italiano si è soffermato anche sulla spesa militare e sull’esercito europeo. Draghi fa sapere che la «spesa per l’adeguamento tecnologico» degli armamenti è «necessaria e urgente» perché «tutti gli esperti me lo dicono». Quanto al riarmo pari al 2% del Pil, il primo ministro italiano sostiene che si tratta di «un impegno preso dal governo sedici anni fa e sempre confermato, senza grandi discussioni». E se non si discuteva prima, figuriamoci adesso che con la guerra ucraina è tornata in auge «l’esigenza di iniziare a riarmarci». Ciò che conta, afferma il presidente del Consiglio, è che il riarmo avvenga all’interno della «difesa europea» che rappresenta, a  suo dire, «la garanzia che non ci faremo più la guerra».

A quelli che forse non si sentono poi così garantiti e rassicurati Draghi dice di aver ascoltato le durissime parole del Papa, che aveva definito «pazzia» e «vergogna» il riarmo del 2% deciso dai governi occidentali, tra i quali quello italiano: «Ho visto le parole del Santo Padre a cui vorrei esprimere gratitudine personale e del governo» afferma il premier che aggiunge: «Stiamo cercando la pace, io la sto cercando veramente, altri leader europei la stanno cercando: hanno e avrò anch’io colloqui con Putin». E aggiunge che lui, nonostante la linea interventista, non si sente in guerra: «Non siamo in guerra perché si segue un destino bellico, si vuole la pace».

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