Morte Luana D’Orazio, la famiglia respinge 1.2 milioni di risarcimento

L’assicurazione della ditta in settimana ha formalizzato un’offerta di risarcimento per la morte sul lavoro della giovane operaia di 22 anni.

Ma la famiglia ha detto no. E il prossimo 7 aprile si aprirà il processo con l’udienza preliminare.

Un milione e 200 mila euro. È il risarcimento offerto dall’assicurazione alla famiglia di Luana D’Orazio, l’operaia di 22 anni morta il 3 maggio 2021 mentre lavorava in un orditoio a Montemurlo, in provincia di Prato. Lo ha fatto sapere Andrea Rubini, amministratore delegato di Gesi Group, la società che tutela gli interessi dei familiari della giovane morta sul lavoro, risucchiata da un macchinario della «Orditura Luana srl» di via Garigliano a Montemurlo. La famiglia però ha rifiutato l’offerta di 1,2 milioni da parte della compagnia di assicurazione della ditta, la Unipol, ritenendola «incongrua».

La mamma: «Ora voglio giustizia e non vendetta»

Emma Marrazzo, la madre di Luana – meteoweek

L’offerta risarcitoria, formalizzata a inizio settimana, prevedeva tre quote da 336 mila euro da assegnare a ognuno dei genitori di Luana e al figlio di 6 anni della giovane operaia. Si tratta dell’importo massimo previsto dalle tabelle del danno non patrimoniale. Inoltre altri 100 mila euro erano stati offerti al fratello della 22enne. Ma la famiglia ha rifiutato. Lo scorso 9 marzo, intervistata da Corrierefiorentino.it, Emma Marrazzo, la madre di Luana, aveva dichiarato: «Fossi nei panni della proprietaria della ditta avrei ammesso le mie responsabilità chiedendo scusa, ma non l’ha fatto. Anzi, ha chiesto più volte a me come avesse fatto mia figlia rimanere incastrata, non riesco a dimenticarlo. Ora voglio giustizia e non vendetta».

Tre imputati a processo per omicidio colposo

L’offerta di risarcimento arriva a pochi giorni dall’udienza preliminare per la morte della giovane, fissata per il prossimo 7 aprile, nella quale saranno coinvolti i tre accusati di omicidio colposo e rimozione dolosa delle cautele del macchinario a cui era addetta Luana: si tratta di Luana Coppini, titolare dell’azienda, assieme al marito Daniele Faggi (reputato dall’accusa «il titolare di fatto») e al tecnico manutentore esterno Mario Cusimano. Al giudice toccherà anche stabilire se la cifra del risarcimento sia congrua o se rinviare in sede civile la quantificazione del danno subito.

Il legale della famiglia ha anticipato che la madre di Luana intende costituirsi parte civile nel processo che discuterà la morte della figlia, a quasi un anno dalla sua scomparsa. Le indagini sull’incidente lavorativo sono state chiuse dalla Procura di Prato lo scorso 5 ottobre. Stando ai rilievi del perito nominato dalla magistratura, risultavano disattivati i dispositivi di sicurezza sull’orditoio per campionatura al quale lavorava Luana. L’incidente mortale sarebbe avvenuto quando il macchinario stava lavorando a alta velocità, in una fase nella quale le saracinesche protettive avrebbero dovuto rimanere abbassate. La difesa degli imputati contesta però la perizia e chiede un nuovo incidente probatorio che però il gip non ha ritenuto di dover concedere.

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