Ucraina, parla italiano fuggito da Bucha: “Scene agghiaccianti di distruzione e morte, sparavano a vecchi e bambini”

Lo straziante racconto di un imprenditore torinese scappato via a inizio marzo da Bucha assieme alla famiglia.

C’è un genocidio in corso, dice: i russi vogliono sterminare un intero paese.

Fosse comuni nel prato della chiesa di Bucha davanti alla casa dell’imprenditore torinese – Meteoweek

Cadaveri disseminati lungo le vie, auto che saltano per aria, il terrore dei cecchini nascosti ovunque. È uno scenario da incubo quello descritto ad Adnkronos da Gianluca Miglietta, l’imprenditore torinese fuggito dall’Ucraina assieme alla famiglia. Proprio a Bucha, la cittadina del massacro alle porte di Kiev, viveva Miglietta. È lì che ha fondato la sua impresa di cosmesi, la ‘Naturelle Haute Cosmetique’. Ma ormai, racconta, la sua Bucha è diventata “una città fantasma”.

Sono rimasti nascosti per sei giorni, nella cantina del loro condominio, prima di rischiare la fuga. Era il 2 marzo, ricorda. A loro è andata bene, ma a altri no. Ora sono rientrati in Italia, a Torino. Lui, la moglie Iryna e i loro due cani. Ma ancora scioccati da quanto hanno visto. Le immagini che circolano in questi giorni, dice, costituiscono giusto “l’un per cento della realtà orribile che sta vivendo l’Ucraina”. Per Miglietta in Ucraina è in corso “’un genocidio, vogliono sterminare un intero popolo, quello ucraino”’. L’imprenditore parla del “massacro delle donne, stuprate e uccise” alla quali poi “passano sopra con il carro armato”.

Missili dappertutto, anche sugli anziani e i bambini

L’immagine satellitare che mostra la traccia degli scavi per le fosse comuni – Meteoweek

Quando è uscito dallo scantinato, spiega a Adnkronos, “mi sono trovato davanti agli occhi delle scene agghiaccianti di distruzione e morte. A terra c’era di tutto. C’erano corpi, ragazzini, hanno sparato ai bambini”. Anche ieri è stato ucciso un 14enne con la fascia bianca al braccio (segno che era un civile). “Ma allora cosa dice il sindaco che Bucha è stata liberata?”’ si chiede Miglietta che teme ci siano ancora dei russi in città, magari camuffati sotto le spoglie dei civili.

La realtà, racconta, è che volano missili ovunque, “anche sugli anziani”. Pensando alle immagini che sono circolate da noi, Miglietta dice di aver riconosciuto la chiesa davanti a casa sua, quella che frequentava nel fine settimana. E adesso, nel prato che stavano sistemando prima che scoppiasse il conflitto, c’è “una fossa comune, sacchi neri con dentro corpi”’. E, ancor più “atroce” forse, nei terreni davanti ai condomini vengono seppelliti i cadaveri di madri e figli. “Non sono più persone, non ci sono più i visi, non hanno più le identità, non sono più riconoscibili”, dice.

Adesso il pensiero va a chi è rimasto lì, alle 40-50 persone conosciute che ancora si trovano in quell’inferno. Come il vecchio Oleg, “che ha deciso di restare nella sua città, ma che non mi risponde da un po’”. E poi tutti quelli che si erano nascosti con lui in quello scantinato. Un paio di donne coi figli ce l’hanno fatta, ora sono in Germania. Quanto agli altri, conclude, “spero che non siano tra i morti”’.

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