Turismo: manca personale, gli albergatori disperati: “Colpa dell’incertezza e del reddito di cittadinanza”

Alberghi e ristoranti alla disperata ricerca di personale, più o meno qualificato. In molti rifiutano le offerte per non perdere i sussidi.

Mancano all’appello centinaia di migliaia di  lavoratori, dai cuochi agli addetti delle pulizie.

Cercano di rimettersi in moto ristorazione e turismo. Si avvicina la stagione estiva. Però c’è un problema: manca il personale. Manca personale qualificato, come i cuochi di blasone per gli alberghi di super lusso. Ma si faticano a trovare anche i lavoratori meno qualificati: tecnici, barman, camerieri e bagnini. E pure il personale delle pulizie. Mancano braccia. Ristoranti e hotel si trovano sull’orlo della disperazione. Si moltiplicano così gli appelli che cercano con urgenza nuovo personale per hotel, ristoranti, bar e campeggi.

La ragione, a giudizio del vicepresidente di Confcommercio Toscana Aldo Cursano, va ricercata nell’«incertezza lanciata sul settore da aperture e chiusure». Soltanto in Toscana, spiega Cursano, mancano all’appello 150 mila lavoratori. Tra questi erano 120 mila quelli a tempo indeterminato. Ma adesso sono andati alla ricerca di altre occupazioni. Il problema, dice, è che «i camerieri non si trovano per strada».

In molti rifiutano le offerte per non perdere il sussidio

Anche in Sardegna la penuria di personale si fa sentire. In tutte le zone turistiche dell’isola, le strutture ricettive sarde arrancano. Non si trovano lavoratori per la prossima stagione estiva, ormai imminente. Eppure i contratti offerti, anche se stagionali, sono quasi sempre regolari. E parliamo di stipendi di tutto rispetto. Ma sono i potenziali lavoratori a essersi dileguati.

«Assumere nuovo personale è diventata un’impresa quasi impossibile». Lo conferma a Leggo Carlo Amaduzzi, titolare di una struttura di successo in Ogliastra. Il problema, spiega, sta nella «introduzione dei sussidi ai disoccupati». In molti rifiutano le offerte «per non rischiare di perdere gli aiuti». E così si è verificato un paradosso: il reddito di cittadinanza, concepito per favorire l’inserimento dei disoccupati nel mondo del lavoro, «si è dimostrato il maggiore deterrente per accettare una nuova occupazione», conclude sconsolato.

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