Caso Regeni, Min. Giustizia: dall’Egitto nessuna collaborazione

In una nota del ministero della Giustizia, inviata al gup di Roma, emerge la totale chiusura, delle autorità egiziane, ad una collaborazione con l’Italia, per quanto riguarda il caso Regeni.

Questo nel giorno dell’udienza del procedimento a carico dei quattro 007 accusati di avere rapito, torturato e ucciso il ricercatore friulano nel 2016.

Giulio Regeni – MeteoWeek

Il giudice Roberto Ranazzi nel gennaio scorso aveva, infatti, chiesto al governo di verificare la possibilità di una “interlocuzione” con le autorità del Cairo. In particolare nel documento trasmesso a piazzale Clodio, il ministero di via Arenula ha scritto del “rifiuto dell’Egitto di collaborare nell’attività di notifica degli atti” con l’Italia nonché il ‘no’ ad un incontro tra il ministro Marta Cartabia e il suo omologo egiziano.

Per la Procura Generale il caso Regeni è chiuso

Il 15 marzo, inoltre, il direttore della cooperazione giudiziaria italiana si è recato ad un incontro in Egitto durante il quale gli è stato comunicato che sulla vicenda la competenza è della Procura Generale per la quale il caso Regeni è chiuso e non è possibile effettuare ulteriori indagini sui quattro indagati in Italia.

I carabinieri del Ros, a cui il gup aveva chiesto nuove ricerche sul domicilio degli indagati, hanno riferito di essere riusciti ad acquisire l’indirizzo del luogo di lavoro dei quattro ma per il codice di procedura penale per questioni internazionali per le notifiche è necessario il domicilio. Il giudice è quindi entrato in camera di consiglio per decidere su un rinvio o sulla sospensione del procedimento.

“È una presa in giro, Draghi intervenga”

“Prendiamo atto dei tentativi falliti del Ministero della Giustizia di ottenere concreta collaborazione da parte delle autorità egiziane e siamo amareggiati e indignati dalla risposta della procura del regime di Al Sisi che continua a farsi beffe delle nostre istituzioni e del nostro sistema di diritto. Chiediamo che il presidente Draghi condividendo la nostra indignazione pretenda, senza se e senza ma, le elezioni di domicilio dei 4 imputati. Oggi è stata un’ennesima presa in giro”. Sono le parole dell’avvocato Alessandra Ballerini, legale dei genitori di Giulio Regeni lasciando il palazzo di Giustizia di Roma.

Per l’avvocato il nostro governo deve “alzare la voce e si faccia sentire”. “La lesione della tutela della vita, della libertà e dell’integrità dei cittadini all’estero, come la Presidenza del Consiglio ricorda nel suo atto di costituzione di parte civile, costituisce grave pregiudizio dell’immagine e del prestigio dello Stato Italiano nella sua funzione di protezione dei propri cittadini – ha aggiunto Ballerini-. Quindi, visto il conclamato ostruzionismo egiziano pretendiamo da parte del nostro governo la necessaria, tempestiva e proporzionata reazione. Stare inermi ora, permettere al regime di Al Sisi di bloccare questo processo faticosamente istruito, consentirebbe l’impunità degli assassini di Giulio ed equivarrebbe ad essere loro complici. Il nostro governo ha il dovere invece di esigere energicamente giustizia”.

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