Siria, il fronte mediorientale dell’offensiva russa in Ucraina

Dal 2015, con l’intervento diretto di Mosca a favore di Damasco, le relazioni russo-siriane si sono fatte sempre più strette.

E adesso la Siria è inclusa di fatto nel fronte unico del confronto tra il Cremlino e l’Occidente.

Dopo quasi due mesi di guerra appare definitivamente tramontata l’ipotesi di una Blitzkieg russa sul suolo ucraino. Accantonata la guerra lampo, per Mosca si apre lo scenario di un conflitto a medio se non a lungo termine.

C’è da chiedersi dunque come si muoverà Mosca su altri teatri che la vedono impegnata sul pano militare. Come in Siria, dove l’intervento russo ha risollevato le sorti di Bashar el Assad. Il suo regime pareva avviato al tramonto. Nel 2015, prima dell’arrivo dei russi in Siria, Assad controllava a stento Damasco. La capitale siriana era circondata da gruppi di oppositori armati e isolata dalla parte mediterranea del paese.

Poco prima dell’invasione russa dell’Ucraina Shoigu aveva stretto i rapporti con Damasco

Il ministro della Difesa russo Sergej Shoigu a Damasco con Assad – Meteoweek

In cinque anni l’artiglieria pesante russa ha riconsegnato Aleppo e il resto del paese – con l’esclusione dell’area vicino al confine turco – nelle mani di Assad. Scontato perciò il pieno appoggio di Damasco all’invasione dell’Ucraina. Un supporto non solo diplomatico, ma anche militare. Dalla Siria arriveranno anche uomini. Già pochi giorni prima della guerra in Ucraina il ministro della Difesa russo Sergej Shoigu si era recato a Damasco per parlare della “cooperazione tecnico-militare nella comune lotta al terrorismo”.

Il generale russo aveva poi assistito a una esercitazione militare e visitato l’aeroporto militare di Hemeimeem. Infine aveva visto anche la base navale di Tartus, l’unica base russa nel Mediterraneo. Inoltre Shoigu aveva posto le basi per la consegna e il dispiegamento di aerei da guerra con missili ipersonici e lancia razzi con testate nucleari. Ovvero i sistemi di difesa missilistica s-300 e s-400 che Mosca ha posizionato più a sud.

Gli armamenti installati in Siria potrebbero potenzialmente colpire l’Europa. Una mossa che mira, con ogni evidenza, a tenere sotto scacco gli avversari nell’eventualità di un allargamento del conflitto. La Siria, a tutti gli effetti, permetterebbe a Mosca di ampliare notevolmente il proprio fronte di attacco. Non ci sarà dunque alcun disimpegno russo in Medio Oriente. Anzi la Siria è inclusa nel fronte di guerra, come se per il Cremlino fosse un unico fronte.

Rapporti sempre più fitti tra Russia e Siria

Di conseguenza i rapporti tra Damasco e Mosca si fanno sempre più stretti. Non solo la Russia è intervenuta direttamente nel conflitto siriano. Dal 2015 ha sempre appoggiato la Siria sul versante diplomatico presso il Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Ma anche sul piano economico sono state siglate importanti intese economiche, militari, energetiche, edilizie e culturali.

L’unica punto di domanda sulle prossime mosse russe in Siria riguarda il corridoio navale tra le basi navali del Mar Nero e Tartus. Attraverso questo corridoio nel 2015 Mosca aveva mandato uomini e mezzi da guerra in Siria, facendosi sentire nel Mediterraneo. Prima della guerra all’Ucraina, il Cremlino aveva radunato le proprie navi presso i porti del Mar Nero. Questo non solo in prospettiva dell’attacco, ma anche della probabile reazione turca. Era facile prevedere che la Turchia avrebbe impedito alle navi da guerra russe di accedere aegli stretti dei Dardanelli e del Bosforo, come previsto dalla convenzione di Montreux.

Uno scenario che si è effettivamente realizzato pochi giorni dopo il lancio dell’offensiva ucraina. Il blocco navale di Ankara non dovrebbe pesare sulle sorti della guerra in Europa orientale, ma impedisce ai russi di usare quel corridoio navale per futuri rifornimenti alle sue basi siriane.

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