Disprezzo, bottigliate in testa e percosse ad alunna disabile: ai domiciliari prof e assistente

Un’insegnante di sostegno e un’assistente sociale maltrattavano un’alunna disabile deridendola e percuotendola.

Gli episodi sono andati avanti per mesi a cadenza quotidiana. Finché non sono scattate le indagini dei carabinieri.

Sono arrivati gli arresti domiciliari per un’insegnante di sostegno e un’assistente per la comunicazione. Li ha disposti il gip per il reato di maltrattamenti pluriaggravato ai danni di un’alunna minorenne autistica. Una vicenda emersa alla fine delle indagini dei carabinieri di Macerata e Tolentino. Le indagini, coordinate dalla pm di Macerata Rita Barbieri, si sono avviate a marzo dopo la segnalazione di un’altra insegnante e della dirigenza di un Istituto Superiore di Tolentino.

Attraverso testimonianze, intercettazioni ambientali e filmati di telecamere nascoste, i carabinieri sono riusciti a documentare tutta una serie di vessazioni, umiliazioni, perfino sberle alla ragazzina, separata dai compagni di classe. Tutto è successo all’Istituto Grancesco Filelfo in piazza dell’Unità a Tolentino, in provincia di Macerata. Si tratta di numerosi episodi avvenuti tra il mese di novembre 2021 e il mese di aprile 2022.

Insulti e schiaffi

Per le due donne c’è l’accusa di maltrattamenti aggravati. Stando a quanto ha riferito il colonello Massimiliano Mengasin, comandante del reparto operativo dei carabinieri di Macerata, la studentessa avrebbe dovuto sottostare a «rimproveri, minacce, denigrazioni e anche schiaffi».

I carabinieri del comando di Tolentino fanno sapere al Corriere della Sera che la «prima segnalazione è giunta da un’insegnante e dalla dirigenza scolastica». Le segnalazioni riguardavano una «alunna che soffre di autismo e di grave deficit cognitivo» sottoposta a «atteggiamenti vessatori» da parte di «un’altra insegnante e da una collaboratrice dell’istituto».

Dopo di che è partita la parte investigativa, con intercettazioni video e audio per 15 giorni di fila, l’acquisizione di informazioni e approfondimenti che hanno permesso di raccogliere il materiale probatorio necessario alla magistratura per disporre i domiciliari.

Scherno, disprezzo e maltrattamenti quotidiani

Invece di essere integrata nella classa, la ragazzina (minorenne) era accompagnata in un’altra aula. Ma l’insegnante e l’assistente, anziché aiutarla nelle lezioni, «parlavano al cellulare, compilavano moduli, facevano richieste e quando chiedeva aiuto le due insegnanti reagivano male, utilizzando anche parole in dialetto e bestemmie».

Così per lei «l’esperienza a scuola era diventata intollerabile», ha detto il capitano dei carabinieri della compagnia di Tolentino Giuliana Maggi. Un vero incubo quotidiano per la giovanissima tra urla, insulti, rimproveri, minacce e schiaffi. Sempre il capitano Maggi riferisce al Corriere che «in più di un’occasione l’insegnante e la collaboratrice hanno esplicitamente sottolineato dinanzi alla giovane, come la gravità del suo handicap fosse tale da rendere la sua presenza a scuola completamente inutile, affermando la necessità di una collocazione in istituti speciali, anche a causa del suo carattere impossibile. Le manifestazioni di scherno e disprezzo erano infatti spesso correlate alla dichiarata convinzione che le persone con disturbi cognitivi non possano essere inserite in un determinato consesso sociale».

In più c’erano anche le minacce: «Qualora il suo comportamento non fosse stato corretto non avrebbe fatto la merenda oppure il diario, i biscotti o le gomme da masticare che aveva con sé sarebbero stati gettati dalla finestra; fatto effettivamente verificatosi in almeno una circostanza. Accusata di essere bugiarda, anche nel richiedere di andare in bagno, le veniva chiesto di mettersi seduta e attendere. In una circostanza la giovane ha fatto così i suoi bisogni addosso, per poi ricevere una serie di insulti e parolacce o l’accusa di averlo fatto intenzionalmente».

Percossa a bottigliate in testa

Ma non è finta: l’alunna veniva ricoperta di disprezzo anche quando chiedeva un po’ di affetto e calore umano: «A fronte dei tentativi di avvicinarsi alle docenti, è stata fatta oggetto di percosse, tirate di capelli spintoni e colpi di bottiglie di plastica sulla testa, per il fatto di aver toccato il braccio o la gamba dell’insegnante alla ricerca di attenzioni e affetto o di aver guardato all’interno della sua borsa».

Oltre alla violenza fisica c’era anche quella psicologica, spiega il capitano Maggi: «Ma gli episodi di violenza fisica sono stati costantemente accompagnati dagli ancora più eclatanti e numerosi atti di violenza psicologica, caratterizzati da gratuità e totale indifferenza: aggressività verbale, atteggiamenti arroganti, prepotenti, sprezzanti (come il gettare il materiale scolastico o lo zaino in direzione della giovane o sovrastarla con la propria fisicità con finalità intimidatorie), offese, minacce e punizioni e persino volgari e malevoli allusioni sessuali a innocenti gesti della giovane».

Non stupisce quindi che la ragazzina venisse trattata con gelida indifferenza: «Le manifestazioni di disagio, pianto e protesta della ragazza venivano costantemente trattate con totale disinteresse: le indagate; nella migliore delle ipotesi, si intrattenevano al cellulare, facevano la manicure, compilavano le proprie presenze, leggevano materiale vario o continuavano a conversare, incuranti delle condizioni di necessità della discente o malevole e aggressive nei suoi confronti, non interagendo con lei se non per sminuirla e offenderla».

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