Delitto di Samarate, il ritorno in carcere di Alessandro Maja

I medici hanno stabilito che le condizioni dell’architetto 57enne sono compatibili con la permanenza in carcere.

Dà qualche segno di miglioramento il figlio maggiore, unico sopravvissuto al massacro. Il padre è stato informato dei miglioramenti dai legali. Ma la sua reazione non lascia trapelare segni di pentimento.

Alessandro Maja, l’autore della strage di Samarate – Meteoweek

Torna in carcere Alessandro Maja, l’architetto di 57 anni che, nella notte tra il 3 e il 4 maggio, ha massacrato la moglie Stefania Pivetta (54 anni) e la figlia sedicenne Giulia, nella loro abitazione di Samarate, nel Varesotto, oltre ad aver ferito gravemente il figlio maggiore, Nicolò, le cui condizioni rimangono serie in ospedale anche se lievemente migliorate.

Nel pomeriggio di ieri, 31 maggio, per l’architetto-killer è arrivato il trasferimento dal reparto psichiatrico carcerario dell’ospedale San Paolo di Milano al carcere di Monza. I suoi legali Enrico Milani e Sabrina Lamera in mattinata sono andati a visitarlo. E lo hanno messo al corrente dei miglioramenti del figlio, unico superstite della strage. Ha reagito con una parvenza di sorriso ma è come se vivesse in un mondo tutto suo, hanno raccontato i due avvocati, che poi hanno fatto sapere che Maja assume diverse pastiglie sedative.

I dottori hanno quindi deciso: le condizioni del 57enne permettono la sua permanenza in penitenziario. I suoi legali però chiederanno la perizia psichiatrica per appurare se al momento del delitto fosse realmente in grado di intendere e di volere.

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