Massacro di Samarate, il nonno racconta: “Prima della strage Maja ha chiesto scusa a sua figlia”

Continuano a emergere dettagli inquietanti sulla terribile strage di mercoledì scorso nel Varesotto. L’architetto negli ultimi tempi era cambiato.

Il nonno paterno – e suocero di Maja – ha raccontato in televisione quanto gli aveva rivelato la nipote poco prima del massacro.

Un aspetto sta emergendo nelle indagini dei carabinieri di Varese sulla strage di Samarate: l’attaccamento di Alessandro Maja al denaro. L’architetto è sempre stato molto attento a come si spendevano i soldi. E la sua rigidità si era imposta anche alla famiglia, riferiscono famigliari e amici. Ma negli ultimi tempi la cosa era diventata una vera ossessione. Maja era angosciato dal pensiero di finire i soldi, di fare fallimento.

A Pomeriggio Cinque il nonno materno, Giulio, racconta che Giulia, la nipote di 16 anni uccisa assieme a mamma Stefania a colpi di martello e cacciavite, si era confidata con lui. La notte prima della strage, gli aveva rivelato la sedicenne, sarebbe accaduto “qualcosa di strano, papà è venuto sul mio letto e mi ha chiesto scusa”. L’architetto, spiega nonno Giulio,era cambiato radicalmente negli ultimi tempi, parlava poco“. Anche Mirko, il fratello di Stefania Pivetta, conferma che Maja “non era più lo stesso, si isolava, non parlava con nessuno”.

“Sono un mostro”, continua a ripetere il killer

Giulio Pivetti, padre di Stefania e suocero di Alessandro Maja – Meteoweek

Gli investigatori sono al lavoro per cercare di comprendere le ragioni della recente ossessione di Maja. Al momento non sono spuntati problemi economici o debiti. Una famiglia, quella di Samarate, che conduceva una vita sobria, considerata al di sotto delle possibilità offerte dal lavoro dell’architetto 57enne.

Ora, a quanto si sa, Maja è in ospedale a Monza, in psichiatria. Mercoledì non ha risposto alle domande del pm, trincerandosi nel silenzio. Nessuna parola sul massacro compiuto nella villetta di via Torino, a Samarate. Ieri mattina però, lungo il tragitto dall’ospedale dov’era stato ricoverato per curare le ferite che si era procurato col trapano elettrico e il coltello, continuava a ripetere: Sono un mostro“.

Il ricordo e il dolore di compagni e amici

I compagni di classe di Giulia, 2 G al Liceo scientifico di Gallarate, ieri a scuola si sono presentati con un mazzo di fiori per ricordare la loro amica. Mentre davanti alla villetta di Samarate due lumini ricordano le vittime del massacro. Per Nicolò, che lotta tra la vita e la morte, invece una pianta di speranza.

A Samarate ci sarà lutto cittadino fino ai funerali, ancora da fissare. Domani invece ci dovrebbero essere le autopsie sulle due salme. Stefania Pivetta era attesa proprio oggi al mercatino di San Salvatore a Malnate. Qui da due anni vendeva i suoi lavori a maglia, oggetti di hobbystica, le creme di erboristeria. “La postazione che aveva prenotato la lasceremo vuota, se qualcuno vuole portarle un pensiero, un fiore, a lei non dispiacerebbe” scrivono gli amici della donna.

Stefania faceva la casalinga. Aveva studiato da parrucchiera, ma si era ricavata questo spazio professionale. Forse anche per essere economicamente indipendente, dato il rigido regime imposto dal marito alla famiglia.

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