Ucraina, Coldiretti lancia l’allarme: con porti chiusi dimezzato export grano e mais

Anche in Italia si affaccia lo spettro della crisi alimentare provocata dal conflitto tra Russia e Ucraina.

Le difficoltà logistiche stanno mettendo a dure prova l’export ucraino, malgrado i tentativi di tamponare la situazione aggirando la via marittima.

Al massimo 20 milioni di tonnellate di cereali. Meno della metà di quelle spedite l’anno scorso, vale a dire 44,7 milioni. È il massimo che potrà essere esportato in l’Italia se l’Ucraina – a causa della guerra – non potrà avere accesso ai porti del Mar Nero. L’allarme lo lancia la Coldiretti dopo le proiezioni dell’Associazione Ucraina dei cereali, giunte dopo le parole del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres sulla necessità di trovare un’intesa su grano e fertilizzanti per evitare una tragica crisi alimentare.

L’Ucraina – mette in luce Coldiretti – cerca adesso di esportare il proprio raccolto via terra, fiume e ferrovia. Ma incontra difficoltà logistiche che limitano i volumi trasportabili a un massimo di circa due milioni di tonnellate al mese.

Lo spettro della crisi alimentare

L’export di Kiev attualmente non supera i due milioni di tonnellate al mese – Meteoweek

In particolare – spiega l’associazione degli agricoltori – nel territorio sotto controllo ucraino sono immagazzinate circa 30 milioni di tonnellate su una capacità che arriva a circa 55 milioni di tonnellate. Mentre nelle zone occupate da Mosca si possono stoccare altre 13-15 milioni di tonnellate. Morale della favola: i silos di mais, grano e girasole nel territorio controllato da Kiev sono pieni solo per metà. Col rischio che i nuovi raccolti – in arrivo entro un mese – restino nei campi.

Un dramma, nel momento in cui la produzione mondiale di cereali è data in diminuzione a 2,784 miliardi di tonnellate, su valori minimi da quattro anni a questa parte. Un calo dovuto alle cattive condizioni del clima nei diversi continenti, ma anche alla crisi dei fertilizzanti.

Un’emergenza che riguarda anche l’Italia

I dati della Fao, afferma Coldiretti, mettono in luce che il taglio interessa prevalentemente il mais per l’alimentazione animale, il grano e il riso. Aumenta invece la produzione di orzo e sorgo.

I Paesi più colpiti dal rialzo dei prezzi, prosegue l’analisi di Coldiretti, sono quei 53 stati dove il 60% del reddito della popolazione viene speso per l’alimentazione. Ma l’emergenza non risparmia anche l’Italia che ha comprato dall’Ucraina 122 milioni di chili di grano tenero per la panificazione (tre per cento del totale) ma anche 785 milioni di chili di mais (tredici per cento del totale), come riportano i dati Istat relativi al 2021.

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