Usa, Fed attacca inflazione: tassi d’interesse alzati dello 0,75%, aumento più forte dal 1994

Mossa pesante della banca centrale americana per domare l’inflazione galoppante. Il costo del denaro cresce così in una forchetta fra l’1,50 e l’1,75%.

Entra la fine del 2022 sono attesi tassi al 3,4%. L’imperativo per la Fed è ridurre l’inflazione, considerata la principale minaccia alla stabilità dell’economia americana.

Il presidente della Fed, Jerome Powell – Meteoweek

L’inflazione galoppa. La la corsa dei prezzi al consumo non si arresta. A maggio ha fatto un balzo all’8,6%. Così anche la Federal Reserve adotta le sue contromosse. E lo fa mettendo sul piatto tutto il suo peso, con un maxi-rialzo dei tassi dello 0,75%. È il più forte aumento dal 1994. Ma è probabile che i ritocchi verso l’alto della forchetta dei Fed Funds, ora tra l’1,50 e l’1,75%, non si arresteranno qui. La banca centrale americana stima che il costo del denaro arriverà al 3,4% a fine 2022, un livello raggiungibile solo con aumenti dello 0,50% in tutti i direttivi in agenda da qui alla fine dell’anno.

Già alla fine del mese luglio, ha spiegato il presidente della Fed, Jerome Powell, ci sarà un altro aumento del costo del denaro nell’ordine tra lo 0,50% e lo 0,75%. Powell però ha tentato anche di fornire rassicurazioni sulle intenzioni della Fed, che non sono certamente quelle di “provocare una recessione” e, dunque, ha aggiunto, non bisogna attendersi che rialzi di tre quarti di punto “diventino comuni”.

Fed in campo contro l’inflazione

Ciò detto, la riduzione dell’inflazione, insiste Powell, “è essenziale” e la Fed possiede “gli strumenti e la determinazione” per ricondurre la crescita del costo della vita vicina alla meta del 2%. Una franchezza premiata dai mercati, con Wall Street in salita. Il numero uno della Fed non cela che “non sarà facile” ottenere “un atterraggio morbido” dell’economia Usa . Al contrario, si sta rivelando “sempre più complicato” come testimonia il taglio delle stime sulla crescita del Pil. Nel 2022, secondo le previsioni della Fed, il Pil americano crescerà dell’1,7% invece che del 2,8% previsto lo scorso marzo. La stessa quota attesa anche nel 2023, invece del +2,2% previsto precedentemente.

Per il presidente della Fed, ad ogni modo, “non c’è alcun segno di un ampio rallentamento. La crescita dell’occupazione”, ha detto, “sta frenando ma è ancora su livelli robusti”. La principale minaccia alla stabilità dell’economia a stelle e strisce, ribadisce Powell, è l’inflazione. Per questo motivi i “rialzi appropriati dei tassi” e la riduzione del bilancio della Federal Reserve proseguiranno, “Ci vorrà tempo per farla scendere”, ha concluso Powell, “ma la faremo calare”.

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