Voleva fingere un abuso: l’ultima messinscena della madre della piccola Elena, uccisa a cinque anni

La mamma-killer della piccola bimba avrebbe architettato un’altra messinscena nel caso in cui qualcuno avesse ritrovato il cadavere.

Ma anche la confessione dell’omicidio, costellata da innumerevoli “non ricordo” non lascia meno sconcertati gli investigatori.

Quando l’hanno trovata, la piccola Elena Del Pozzo era svestita. I suoi pantaloncini gialli giacevano accanto al corpicino, in un sacco nero. Gli investigatori sono rimasti subito colpiti dal dettaglio. Che aveva tutta l’aria di una messinscena. Non certo la prima da parte di Martina Patti, la giovane madre che ha inscenato il rapimento della figlia da parte di tre uomini incappucciati. Una messinscena per depistare le indagini verso un sequestro finalizzato a violenza nel caso in cui il cadavere della bimba fosse stato scoperto.

Per i carabinieri mamma Martina era lucida. Una lucidità che fa a pugni coi molti “non ricordo” della confessione della 24enne arrestata per omicidio premeditato. I militari sottolineano piuttosto le ossessioni che hanno costellato le ultime settimane della donna, cristallizzate in sms mandati all’ex compagno, Alessandro. Una relazione, conclusa pochi mesi fa, di cui faticava ad accettare la fine. Ma soprattutto non riusciva ad accettare che il suo ex avesse già un’altra. Un testimone, riferisce Repubblica, ha raccontato agli investigatori che nei messaggi Martina “protestava perché Alessandro aveva fatto conoscere la bambina alla sua fidanzata, Martina temeva che la figlia potesse affezionarsi“.

Quella sfilza di “non ricordo” nella confessione

La fossa dove è stata ritrovata la piccola Elena – Meteoweek

Niente di tutto questo emerge nella confessione di Martina Patti. Solo una lunga litania di “non ricordo”. La donna ha detto di non ricordare cosa sia successo dopo essere uscita con la figlia per andare verso il campo, né se aveva portato con sé qualche oggetto da casa. Ricorda l’immagine del coltello ma non sa dire da dove l’abbia preso. Così come non ricorda di aver fatto male alla figlia, solo di “avere pianto tanto”.

Ma la lista dei “non ricordo” non finisce qui: “Non ricordo di avere sotterrato la bambina, ma sicuramente sono stata io”. E poi ancora altri pezzi di memoria, da ricomporre come un mosaico cinese: “Non ricordo di avere deciso di andare nel campo prima di uscire. Non ricordo cosa sia passato nella mia mente quando ho colpito mia figlia, anzi posso dire che non mi è passato nessun pensiero, era come se in quel momento fossi stata una persona diversa”. E infine: “Non ricordo se prima di andare al campetto con la bambina ho preso una pala da giardinaggio di mio zio, ma credo di sì”.

La svolta di martedì mattina

Una confessione con troppi buchi per gli investigatori. Che si chiedono se la giovane mamma abbia agito da sola o con un complice almeno per occultare il cadavere della figlia. I carabinieri sospettano che l’uccisione non sia avvenuta nel campo, come sostiene la 24enne, ma nella casa poco distante, dove i militari della Sezione investigazioni scientifiche ritorneranno, alla ricerca di qualche traccia. È lì, in quella casa, che martedì mattina è maturata la svolta del caso. Dopo una notte in caserma passata a ripetere la storia dei tre rapitori incappucciati, Martina Patti è giunta assieme ai carabinieri per un sopralluogo. A un certo punto, mentre gli investigatori stavano fotografando il retro dell’abitazione, è scoppiata a piangere. Allora si è avvicinata al padre dicendogli: “Non c’è più. È morta”. Poi ha balbettato qualche altra parola, mentre il genitore si metteva le mani fra i capelli. Una scena che non è sfuggita a un vecchio sottufficiale. Che si è subito accostato al capannello. Allora Martina gli ha detto: “Vi porto in un posto”. Pochi istanti dopo avveniva il ritrovamento dei resti della bambina.

Il messaggio straziante del papà

“Ti ricorderò sempre per quello che eri – ha scritto il papà della piccola Elena, Alessandro Del Pozzo, in un messaggio ai suoi amici – una bambina speciale, identica a papà… ti amo amore mio, vivrai sempre nel mio cuore, papà non ti dimentica, ti porterò sempre con me fino all’infinito e oltre. A presto in paradiso angelo mio”.

Elena da grande voleva fare la dottoressa, diceva: “Giocava a indossare il mio camice bianco – racconta a Repubblica la zia, Martina Del Pozzo, sorella di Alessandro – per lei ero la zia Bubu, e io la chiamavo dottoressa Bubu. Quel soprannome me lo sono fatto tatuare sul braccio. La sera prima del delitto era a casa nostra, allegra e serena: la mattina, prima che la nonna l’accompagnasse all’asilo, ha voluto che le facessi la treccia di Frozen, uno dei suoi personaggi preferiti”.

Nella giornata di domani, Martina Patti sarà davanti al giudice per l’udienza di convalida del fermo. Per la procura deve restare in carcere. Il suo legale, l’avvocato Gabriele Celesti, chiederà invece una perizia psichiatrica: “È solo una donna sconvolta – afferma – non lucida e calcolatrice”.

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