Il Pd prova a rimettere assieme i cocci del governo, ma il centrodestra chiude al M5s

I dem cercano di ricucire lo strappo. Una corsa contro il tempo sulla quale il Pd si dice fiducioso, ma le altre forze della maggioranza non sembrano pensarla così.

Da Forza Italia e Lega è partito infatti il fuoco di sbarramento contro i pentastellati. Ma non sono gli unici a non volerli più nella maggioranza di governo.

Non cambia la linea tenuta fino ad adesso dal Partito Democratico: la corsa di Draghi e della maggioranza che lo ha sostenuto deve proseguire. Una meta che però, man mano che passano le ore, sembra sempre più chimerica. L’appello alla responsabilità lanciato da Enrico Letta a tutti i partiti per ora sembra essere caduto nel vuoto.

Nel centrodestra si è scatenato anzi il tiro al bersaglio contro i Cinque stelle, con tanto di invettive e insulti. Conte, intanto, medita se ritirare o meno i ministri. Il leader pentastellato ha riunito lo stato maggiore del partito dopo il consiglio nazionale di ieri sera. Ma al momento questa sembra solo un’ipotesi, non ci sarebbe alcuna richiesta concreta in tal senso. Fino a mercoledì, quando il premier riferirà alle Camere, andranno avanti le riunioni e i contatti tra i leader di partito.

Un Draghi Bis senza M5s?

Gli sforzi del Pd per ricucire lo strappo proseguono alacremente. Ma la volontà di ricucire non sembra condivisa dalle altre forze della maggioranza. Forza Italia e Lega in un comunicato congiunto bocciano senza appello il partito di Conte (sul quale “non si può più contare”) e indicano come unica via praticabile un Draghi Bis senza M5s. Per il centrodestra l’alternativa a un nuovo governo Draghi senza i pentastellati è solo e soltanto il voto. Dalla parte del Draghi Bis senza M5s si schiera anche Giovanni Toti.

Matteo Renzi di Italia Viva lancia una petizione online perché Draghi rimanga al governo. Ma anche lui attacca i Cinque Stelle, bollando come “ultima infamia” pentastellata quella di aver costretto Draghi alle dimissioni. Infine l’affondo al vetriolo – a rinverdire vecchie ruggini – contro Conte: “Ed è una infamia che ci indebolisce anche in politica estera: su certi temi Draghi è uno statista, Conte uno stagista“, scrive il leader di Italia Viva nella sua Enews.

A lavorare per ricomporre la maggioranza sembra essere rimasto solo il Partito Democratico, malgrado l’irritazione per lo strappo del M5s, giunto per di più nel momento in cui parevano aprirsi buone prospettive per il “campo largo” auspicato dall’inizio della segreteria di Enrico Letta. Ma i dem tutto sommato hanno ancora la netta sensazione che l’unica strada percorribile sia quella di rimettere assieme i cocci dell’attuale maggioranza, dato che Draghi ha escluso un bis senza pentastellati.

Il Pd al lavoro per ricompattare la maggioranza

I piddini sono dunque al lavoro per ricostruire un clima di fiducia che si è rotto. E sulla base del quale toccherà poi al premier decidere il da farsi. Segnali positivi, a loro giudizio, non mancano. Come gli auspici espressi dalla Cei e da Confindustria. “Realtà che hanno sempre un peso specifico importante”, fa trapelare all’AGI un dirigente della segreteria del Pd.

Al Nazareno, riferisce sempre l’AGI, parlano di un 50% di possibilità di riuscire a ricompattare la maggioranza entro mercoledì. La ‘ricetta’ anticrisi proposta dal Pd prevede un accordo per punti tra le forze di maggioranza. Per scongiurare altri strappi sui singoli provvedimenti ‘bandiera’ dei partiti. Oltre al pericolo che altre forze, come la Lega, possano seguire lo stesso esempio facendo vacillare nuovamente l’esecutivo.

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