Emergenza bollette, l’appello a Draghi: “Interventi immediati o si ferma tutto”

Emergenza bollette, l’appello a Draghi delle aziende gasivore: “Interventi immediati o il settore si ferma”. E a pagarne le conseguenze, purtroppo, saranno i lavoratori. 

Emergenza bollette, l’appello a Draghi delle aziende gasivore Interventi immediati o il settore si ferma - meteoweek 20220826
emergenza bollette, l’appello a Draghi delle aziende gasivore: “Interventi immediati o il settore si ferma” – meteoweek.com

Si guarda con una certa preoccupazione al mercato dell’energia. Lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina e il conseguente aumento dei costi del gas potrebbero innescare una recessione che potrebbe minare tutta l’eurozona, con conseguente sospensione del ciclo di rialzo dei tassi da parte della Banca centrale europea. Ma a conti fatti, ciò che principalmente gli italiani temono è l’arrivo di bollette salate relative ai consumi energetici della stagione, e questo vale sia per i privati che per gli imprenditori.

In questo senso la tensione è alta, e il governo uscente dovrebbe garantire e concordare con i partiti in piena campagna elettorale degli interventi mirati e immediati. Il rischio è, altrimenti, che settori strategici dell’economia italiana possano affondare e non tornare a galla. Sul tema si è espresso il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, che a Il Fatto Quotidiano ha spiegato: “Servono garanzie pubbliche per il rinnovo delle forniture e un prezzo amministrato almeno per le aziende gasivore”.

L’appello delle aziende gasivore al governo Draghi: tre punti

Tre le richieste degli energivori: la prima è quella di un tetto ai prezzi se non europeo o nazionale, quanto meno rivolto al settore; la seconda è quella di ottenere “garanzie Sace per i nuovi contratti di fornitura”; la terza riguarda il nodo del “gas release”.

Per quanto riguarda il primo punto, il nodo viene alla luce dopo che il tetto europeo ai prezzi (appoggiato da tutte le maggiori forze politiche) incontra ancora l’opposizione di diversi Paesi Ue, con la proposta della Commissione prevista ormai per il mese di ottobre. Troppo tardi per Gozzi, perché data la situazione “rischia di arrivare a buoi già scappati”. Ma l’inghippo sta anche nel tetto nazionale proposto dal Pd, poiché per colmare il divario tra il prezzo di mercato e quello deciso per decreto sarebbero necessari dei costi esorbitanti. Federazione imprese, allora, propone di applicare il calmiere solo ai consumi degli energivori, “quelli per i quali il gas è materia prima essenziale”, in sinergia con le richieste di intervento avanzate anche dai sindacati.

Per quanto riguarda il secondo punto, la richiesta nasce da una tendenza scoppiata a seguito del conflitto e della crisi energetica. Al momento, infatti, i grandi fornitori di energia non sono propensi a stipulare contratti di fornitura per l’anno termico che inizia l’1 ottobre. Gozzi spiega addirittura che i fornitori “chiedono fideiussioni o anticipi per due-tre mesi di fornitura. Ma con il gas aumentato di oltre 10 volte in un anno si tratta di uno sforzo finanziario incredibile: un’acciaieria che nel 2021 spendeva per il gas 5 milioni al mese ora ne paga 50 e dovrebbe mettere sul piatto garanzie per 100-150 milioni. Occorre mettere in campo le garanzie sovrane della Sace, come si fece nel 2020 per superare la crisi di liquidità. Il rischio è limitato perché parliamo di settori che non hanno certo problemi di merito di credito, sono in gran parte sani e pieni di ordini”.

Infine, sul terzo punto si esprime Giovanni D’Anna, dirigente di Confindustria Ceramica. Come ricorda D’Anna, infatti, gli energivori stanno aspettando (da tempo) il provvedimento del “gas release”, inserito ad aprile nel decreto bollette. Un decreto per il quale il Gestore dei servizi energetici (valutando  dapprima le aziende concessionarie dell’estrazione di gas offshore e onshore in Italia disposte a cederlo “a un’equa remunerazione”), si impegna a vendere il gas agli energivori a prezzi accettabili. A bloccare tutto però, dopo 5 mesi dal decreto, è la mancanza del decreto del ministero dell’Economia e della Transizione ecologica chiamato a fissare le condizioni. “Considerato che poi sono previsti 6 mesi per il processo autorizzativo, bisogna accelerare: deve occuparsene il governo in carica per l’ordinaria amministrazione”, spiega Giovanni D’Anna, dirigente di Confindustria Ceramica, ricorda che è ancora fantasma il decreto ministeriale che avrebbe dovuto fissare i prezzi di vendita del gas prodotto in Italia che sarà acquistato dal Gse e ceduto agli energivori come previsto dal decreto Bollette della scorsa primavera”, ha infatti sottolineato D’Anna.

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