Elezioni, l’enorme regalo di Letta a Giorgia Meloni e al centrodestra

La coppia PD-M5S poteva avere i numeri per giocare fino in fondo la partita elettorale col centrodestra.

Ma le scelte strategiche del segretario dem adesso rischiano di consegnare i “pieni poteri” alla Meloni.

I pronostici degli ultimi sondaggi politici sono unanimi: a meno di sorprese dell’ultima ora, il centrodestra si avvia verso una schiacciante vittorio alle elezioni politiche del 25 settembre. Con Giorgia Meloni vicina a quei “pieni poteri” garantiti da una maggioranza superiore ai due terzi del Parlamento. Stessa musica per le regionali siciliane – in contemporanea con le politiche – coi sondaggisti che accreditano un ampio vantaggio al candidato di centrodestra Renato Schifani.

Il rimpianto per il centrosinistra sta nel mancato accordo tra PD e Movimento Cinque stelle. Il patto, se siglato come alle ultime amministrative, avrebbe permesso al centrosinistra di rimanere in partita sia alle politiche che alle regionali. Insomma, la coppia giallorossa (scoppiata dopo la caduta del governo Draghi) formata da PD e M5S poteva arrivare a giocarsela testa a tesa col centrodestra.

Guardando l’ultimo sondaggio di Ixè, il centrodestra svetta nettamente col 46% dei consensi, mentre il centrosinistra non supera il 30,4%. Ma sommando l’11,5% del M5S, il centrosinistra arriverebbe a sfiorare il 42%. E con un buon 10% di elettori ancora indecisi si capisce bene che i giochi sarebbero stati tutt’altro che fatti. A quel punto la campagna a caccia del voto utile sarebbe potuta partire veramente.

Non va diversamente col sondaggio di Demopolis, dove il 12,3% del Movimento 5 Stelle, se sommato al 29,2% del centrosinistra, non porterebbe troppo lontano dal 46,8% accreditato alla coalizione di centrodestra. E anche in caso di sconfitta alle urne, sarebbe stata una sconfitta di misura con la possibilità di ripetere anche l’esperienza delle larghe intese.

Il “regalo” di Letta a Meloni e al centrodestra

È anche vero che in politica non è consigliabile ragionare solo con la calcolatrice, facendo la somma algebrica delle percentuali di due forze politiche che vanno divise al voto. Gli elettori infatti potrebbe non gradire affatto un’alleanza, anche se al tempo stesso altri consensi potrebbero aggiungersi. In particolar modo se ci fossero concrete possibilità di vincere. Ma l’impressione stavolta è che col “campo largo” esteso ai Cinque stelle – magari lasciando per strada Impegno civico di Di Maio che fatica a racimolare l’1% – l’alleanza giallorossa se la sarebbe giocata sia alle politiche che alle regionali siciliane.

Un’alleanza vanificata però in partenza dall’atteggiamento del segretario dem Enrico Letta che, incolpando il Movimento della caduta del governo Draghi, non ha nemmeno voluto aprire una trattativa con Conte in vista del voto anticipato.

Chiuso in anticipo il “forno” grillino, a Letta restava l’altro “forno” con Azione di Carlo Calenda. Ma anche questo si è chiuso in fretta in furia a pochi giorni dalla stretta di mano tra i due leader, con Calenda che si è sfilato per correre assieme a Italia Viva di Matteo Renzi.

Così il centrosinistra rischia di pagare pegno a una legge elettorale che dovrebbe spingere i partiti a coalizzarsi, non a correre da soli. Un autentico regalo, insomma, a Giorgia Meloni. Le divisioni interne a un “campo largo” sempre più frammentato rischiano di consegnare la vittoria su un piatto d’argento al centrodestra. La coalizione guidata da FdI viaggia così verso la soglia dei due terzi di seggi in Parlamento che permette di cambiare la Costituzione senza un referendum confermativo.

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