Long Covid, lo studio: tra gli effetti anche sintomi psichiatrici, ecco quali

Ansia, depressione, insonnia. A un anno di distanza dalla malattia aumentano i sintomi di disturbi psichiatrici. 

Lo mostra una ricerca italiana. Mentre tutti gli altri sintomi dell’infezione sviluppati nella fase acuta vanno via via diminuendo a un anno dalla malattia, quelli tipici dei disturbi psichiatrici vanno aumentando.

Si torna a parlare del “long covid, quello stato in cui i sintomi del virus persistono (e talora si sviluppano) e si prolungano nel tempo superando i tre mesi dalla fine della fase acuta della malattia. Finora tra i sintomi conosciuti lasciati dal virus, soprattutto per i reduci da polmoniti dovute al Covid, si contavano le difficoltà respiratorie, dispnea, senso di peso dalla parte del torace, tosse persistente. Altri sintomi sono la forte sensazione di stanchezza, la debolezza muscolare.

Gli ultimi studi mostrano però che il panorama dei sintomi del long covid potrebbe essere ben più vasto. E non coinvolgono solo la salute fisica, ma anche quella mentale. Gli scienziati hanno scoperto infatti che il Covid-19 fa aumentare di oltre il 10% i sintomi di disturbi psichiatrici nei dodici mesi successivi alla malattia. Inoltre il virus fa aumentare del 20% altri segnali come la mancanza di concentrazione e attenzione. A differenza di tutti gli altri sintomi dell’infezione da Covid, che a un anno dal contagio diminuiscono, depressione, ansia e insonnia al contrario aumentano.

Il primo studio prospettico in Italia

Si tratta di alcuni dei risultati emersi dal primo studio prospettico condotto in Italia. Risultati che portano gli scienziati a prendere in considerazione un nuovo elemento fonte di sorpresa e preoccupazione: a differenza degli altri sintomi sviluppati nella fase acuta dell’infezione, i sintomi psichiatrici a quanto pare si presentano dopo la malattia. E si protraggono a lungo nel tempo.

Una scoperta che giunge in dei momenti storici più delicati e complicati per la psichiatria italiana, che deve fare  i conti un ‘cedimento strutturale’ di tante articolazioni territoriali e ospedaliere della salute mentale. Sono infatti in calo i dipartimenti di salute mentale (da 183 a 141). Una diminuzione che si accompagna a una drammatica fuga del personale medico. Si stima che nel 2025 verranno a mancare mille psichiatri e novemila professionisti sanitari. Infine c’è la carenza di risorse a disposizione (un terzo in meno rispetto a quelle dei principali paesi europei: 3% anziché il 10).

La psichiatria appare perciò una delle ‘grandi dimenticate’ dal PNRR. Per questo la Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia (SINPF) in occasione della pubblicazione internazionale sulla Rivista spagnola di Psichiatria e Salute Mentale del primo studio, tutto italiano, condotto all’ospedale universitario di Udine, insiste sulla necessità di creare una Agenzia Nazionale per la Salute Mentale in grado, 44 anni dopo la riforma, di rivedere interamente il settore della salute mentale.

Impostazioni privacy