La Lega vuole l’autonomia differenziata: ecco di cosa si tratta

A fine 2022 il ministro leghista per gli Affari regionali Roberto Calderoli ha avanzato una proposta di legge sull’autonomia differenziata.

Un’ipotesi che ha suscitato reazioni contrastanti dentro e fuori dall’esecutivo. L’obiettivo di Calderoli è di giungere al voto entro la fine di gennaio.

Roberto Calderoli, ministro per gli Affari regionali – Meteoweek

Ma che vuol dire autonomia differenziata? Si tratta di un tema da anni dibattuto e tra i più cari al Carroccio. Di autonomia differenziata si parla dal 2001, quando entrò in vigore la riforma costituzionale che dava la possibilità a ogni Regione a statuto ordinario di richiedere allo Stato la competenza esclusiva su 23 materie.

Per le opposizioni il punto critico è questo: è necessario stabilire con precisione procedure, vincoli e concrete ricadute di questa eventuale trasformazione. Cosa che non avviene nel testo odierno (che ha il forte sostegno del governatore veneto Luca Zaia), dove non sono specificate le modalità con cui sarà possibile chiedere l’autonomia differenziata.

I rischi del ddl sull’autonomia differenziata

Luca Zaia: il presidente del Veneto è uno dei grandi “sponsor” del progetto di autonomia differenziata – Meteoweek

Quello che fa più discutere del ddl sull’autonomia differenziata è la mancanza di un qualsiasi requisito tecnico minimo per chiedere l’autonomia. Niente conti in ordine, ad esempio. O il fatto che la Regione richiedente non sia stata precedentemente commissariata per la gestione delle materie per cui viene fatta richiesta.

C’è poi il fatto che il ddl non mette limiti alle materie su cui la Regione può richiedere competenza esclusiva. Potrebbero essere richieste anche sanità, energia, ambiente, istruzione. Tutti temi su cui potrebbero esserci scontri molto forti.

Non sono presenti nemmeno i Lep, i livelli essenziali di prestazione che da Costituzione vanno garantiti su tutto il territorio nazionale a tutela dei diritti civili e sociali della cittadinanza. Si tratta di una vecchia questione in realtà: i Lep aspettano da almeno vent’anni di essere definiti e praticamente nessuno – a parte Calderoli – appare convinto che la cosa possa essere fatta in tempi brevi. O almeno nei tempi utili per l’entrata in vigore dell’autonomia differenzata così come è stata proposta dall’esponente leghista.

Infine i critici del ddl sull’autonomia differenziata sottolineano il rischio di spaccare il Paese, accentuando i divari tra Nord e Sud. C’è già chi paventa, ad esempio, l’avvio nel mondo della scuola di diversi sistemi regionali per reclutare gli insegnanti, con nuove “gabbie salariali” e regioni disposte a pagare di più i docenti. Col rischio di causare un’ondata migratoria che potrebbe avere effetti disastrosi sugli equilibri del Paese e sulla distribuzione degli insegnanti sul territorio.

Impostazioni privacy