Piccole Donne, 5 motivi per vedere il film di Greta Gerwig

È finalmente arrivato anche nelle sale italiane il nuovo film di Greta Gerwig, moderno adattamento di Piccole Donne, il classico di Louise May Alcott che racconta la storia delle ormai iconiche sorelle March durante la guerra civile americana. Ecco cinque ragioni per le quali correre a vederlo.

Perchè vedere Piccole Donne

Greta Gerwig, nell’adattamento del romanzo originale, sceglie di cambiare alcuni passaggi fondamentali ma soprattutto di raccontare Piccole Donne e Piccole Donne Crescono (una suddivisione che vale per le edizioni italiane ma non per quelle americane), facendo quindi avanti e indietro nel tempo e mostrando le ragazze March da giovani e da adulte, alternando costantemente i due momenti.

In questa maniera molti episodi che sembrano simili fra di loro vengono messi a confronto per smascherane le differenze. Così la nuova trasposizione cinematografica di Piccole Donne non ruota semplicemente attorno alla ricerca di indipendenza, ma ci dice qualcosa di molto serio anche sul tempo che passa.

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Piccole Donne, la cura dei dettagli

Il segreto di ogni “period drama” (film in costume che si svolge in un periodo storico ben definito) che si rispetti è l’attenzione posta nei dettagli, nella ricostruzione degli ambienti, negli arredamenti e nell’abbigliamento dei personaggi. Il film di Greta Gerwig non sarebbe stato altrettanto vitale senza la cura maniacale riposta in ogni compartimento. Un esempio? Le acconciature.

La regista ha infatti suggerito a chi si occupava dell’acconciatura delle sorelle March di considerare le ragazze come delle prime “bohémien”, fornendo come fonte di ispirazione alcune foto della fotografa britannica di epoca vittoriana Julia Margaret Cameron. Per Greta Gerwig le protagoniste del film sono delle primissime “figlie dei fiori”. E tutto ciò non ci viene comunicato a parole, ma attraverso la loro acconciatura.

Piccole Donne, l’uso dei colori

Come già il precedente Lady Bird, anche questo nuovo film di Greta Gerwig è visivamente molto curato, poco interessato a stupire attraverso inquadrature geometricamente perfette, ma invece incentrato sulla composizione cromatica e sulla mescolanza di colori caldi e freddi. Il colore di Jo March, ad esempio, è il rosso, come si può intuire dai costumi scelti per lei dalla bravissima Jacqueline Durran (costumista anche de La Bella e la Bestia e de La Talpa).

Il rosso rappresenta il suo temperamento e il suo spirito burrascoso. Il colore è molto più presente nelle scene da ragazzina (quindi nel momento in cui è più combattiva) e diventa sempre più un dettaglio (un fiocco, una sciarpa) man mano che Jo diventa grande.

Piccole Donne, la modernità dell’adattamento

Piccole Donne non arriva in un momento qualunque, ma in un periodo cruciale per i diritti delle donne ad Hollywood e ovviamente Greta Gerwig è consapevole di ciò. Perciò il suo adattamento dedica molto tempo alle circostanze economiche da cui dipendono le azioni delle sorelle March. Vediamo Jo negoziare con il suo editore per ottenere il copyright dei suoi lavori e alcune delle decisioni delle protagoniste dipenderanno da calcoli economici e non solo affettivi (per Amy, ad esempio, il matrimonio rappresenta prima di tutto un contratto economico).

Le ragazze non gestiscono direttamente il loro denaro e questo influenza ogni aspetto della loro vita. D’altronde la stessa Emma Watson (tra le protagoniste del film) ha paragonato la battaglia di Jo con quella molto più attuale di Taylor Swift sul diritto al copyright.

Piccole Donne, l’interpretazione di Saoirse Ronan

Quello di Greta Gerwig è in realtà un film che mette al centro di tutto il personaggio di Jo e che considera il suo cambiamento nel corso del racconto la parte più importante. È proprio attraverso il personaggio di Jo che la Gerwig riesce a far suo il libro della Alcott, proseguendo in maniera incredibilmente coerente un percorso cominciato con il piccolissimo Lady Bird.

Saoirse Ronan non solo è un’attrice in grado davvero di dare qualcosa in più al suo personaggio rispetto a quanto scritto in sceneggiatura, ma conferisce a Jo una elettricità contagiosa che è il vero motore di una storia che parla principalmente di passioni giovanili e di come la sfrenata vitalità sia spesso accompagnata da indecisione e insicurezza.

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