1917, 5 titoli sulla Prima Guerra Mondiale

Il 23 gennaio arriva nelle sale italiane 1917 di Sam Mendes, che si prepara a fare incetta di Oscar. La Prima Guerra Mondiale fa da sfondo alla pellicola. Scopriamo insieme altre opere che potrebbero in qualche modo averlo ispirato.

Dalla definizione del Treccani: “conflitto di dimensioni intercontinentali, combattuto dal 1914 al 1918”.

La Prima Guerra Mondiale | breve panoramica

La Prima Guerra Mondiale non fu altro che il terribile risultato delle mire espansionistiche europee, schierate su due fronti: le forze dell’Intesa (Francia, Gran Bretagna, Russia, Italia e alleati) da un lato e gli Imperi centrali di Austria-Ungheria, Germania e alleati, sull’altro. I campi di battaglia coinvolsero non solo il Vecchio Continente, ma anche l’Impero Ottomano, parte dell’Asia e tutti i mari.

Sebbene la causa scatenante venga per tradizione ascritta all’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo, erede al trono austro-ungarico, dietro lo scoppio (e soprattutto la portata) del conflitto si muovevano interessi di gran lunga più ingenti.
Dopo anni di battaglie, distruzione e morti, si arrivò ai vari trattati di pace (o meglio di resa per alcune nazioni) che però oggi, alla luce di quello che sarebbe avvenuto qualche decennio più avanti, sembrano una sorta di tregua per riorganizzare le forze d’attacco.

La Prima Guerra Mondiale | i cambiamenti rivoluzionari

Non a caso la Prima Guerra Mondiale portò sulla scena cambiamenti tanto rivoluzionari quanto, in certi casi, disastrosi: ne sono un esempio le armi automatiche, il carro armato e il sottomarino, i gas asfissianti e l’utilizzo delle trincee, lo sviluppo delle telecomunicazioni, la prima teorizzazione del disturbo da stress post-traumatico, la propaganda e la censura, gli stermini di massa ma anche le prime forme di emancipazione femminile.

In parte, forse, sono anche questi i motivi che hanno spinto cineasti di tutto il mondo e le epoche ad avvicinarsi all’argomento, rendendo il conflitto protagonista o sfondo delle proprie opere. Ultimo, in ordine cronologico, il Premio Oscar Sam Mendes, che con il suo 1917 ci porta dritto dritto nel cuore della Grande Guerra. Per l’occasione, ecco cinque titoli da rispolverare per arrivare preparati alla visione…

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Charlot soldato (Shoulder Arms, 1918)

Interpretato, diretto e prodotto da Charlie Chaplin – alla sua seconda prova dietro la macchina da presa – Charlot soldato si sviluppa nell’eccentrico sogno di una recluta, dopo una giornata di vessazioni, sul fronte francese della Prima Guerra Mondiale.
La pellicola rischiò di non vedere mai la luce, dal momento che il noto perfezionismo di Chaplin portava il cineasta a non essere mai soddisfatto del risultato e quindi assolutamente deciso a distruggere tutto il lavoro sin lì svolto – a tal proposito, un mese intero di girato andò perso.

Charlot soldato | l’importanza dell’opera di Chaplin

Strenuo difensore della pace e sostenitore della fratellanza tra gli uomini, Chaplin regalò più di un sorriso ed importanti spunti di riflessione con le sue opere.
Tra satira e realismo, Charlot soldato getta i semi di quello che sarà poi Il grande dittatore e mostra, in maniera lampante, l’incredibile talento e la sensibilità di un autore capace di prendersi gioco della tragicità della vita, senza mai sminuirne la portata.

Ali (Wings, 1927 – copyright registrato nel 1929)

Diretto da William A. Wellman, per anni considerato un film perduto – solo nel 1992 ne è stata ritrovata una copia nell’archivio della Cinémathèque FrançaiseAli ha stabilito alcuni record per quanto riguarda i Premi Oscar: primo in assoluto a vincere quello come Miglior Film nel 1929, unico film muto ad esserselo aggiudicato (almeno sino all’arrivo di The Artist) e unico a ottenere quello ai migliori effetti tecnici.

Ali | trama e tematiche

Ambientato in una piccola città di provincia, il film è una sorta di Sogno di una notte di mezza estate sullo sfondo della Prima Guerra Mondiale: ci sono infatti quattro personaggi, due donne e due uomini, sentimentalmente legati tra loro ma in maniera non “lineare”, e vari equivoci che li coinvolgono nel corso della narrazione. Ma è anche una grande storia di amicizia e di impegno civile, temi fondanti del genere, nei quali è facile riconoscersi e che descrivono perfettamente una generazione di uomini e donne ormai lontana.

Ali | le curiosità sul film

Un paio di curiosità che riguardano la realizzazione di Ali: girato muto, solo in seguito il film è stato sonorizzato (con il sistema Western Electric Sound System) per la colonna sonora e gli effetti sonori; inoltre è stato innovativo per l’idea di posizionare le macchine da presa sulle ali degli aerei. Grazie al grande realismo esibito, merito in parte anche dell’esperienza bellica dello stesso regista, la pellicola è stata a lungo il metro di paragone per le successive del genere ed è stato selezionato per il National Film Registry (dove vengono conservate le pellicole di un certo valore).
Gary Cooper vi fa una piccola apparizione.

All’Ovest niente di nuovo (All Quiet on the Western Front, 1930)

Tratto dal romanzo Niente di nuovo sul fronte occidentale di Erich Maria Remarque, All’ovest niente di nuovo di Lewis Milestone narra l’epopea di un manipolo di giovani soldati, convinti ad arruolarsi da un professore appassionato, se non che l’arrivo in trincea e nei campi di addestramento rivelerà presto la brutale realtà della guerra.

Il film, bloccato dalla censura come il romanzo di Remarque, arrivò in Italia soltanto nel 1956 – sebbene sia stato doppiato nel 1950 – mentre a Berlino si tentò di impedirne la visione con fiale puzzolenti, polveri per far starnutire e topi bianchi lanciati in platea durante l’anteprima.

All’ovest niente di nuovo | manifesto dell’antimilitarismo

Il motivo di tutto ciò è presto detto: ancora oggi All’ovest niente di nuovo è uno dei manifesti cinematografici più importanti e potenti dell’antimilitarismo. Inserito tra i dieci migliori film dal National Board of Review of Motion Pictures e tra i cento migliori film statunitensi di tutti i tempi dall’American Film Institute.

Nel 1937 è uscito il sequel, The Road Back, e nel 1979 il remake, Niente di nuovo sul fronte occidentale, film per la tv diretto da Delbert Mann. Una curiosità: è stato il primo film parlato di guerra ad aggiudicarsi l’Oscar ed il primo a ricevere sia quello per il Miglior Film che per la Migliore Regia.

La grande guerra (id., 1959)

Diretto da Mario Monicelli, interpretato da Vittorio Gassman, Alberto Sordi (Nastro d’Argento come Miglior Attore Protagonista) e Silvana Mangano, La grande guerra è senza dubbio uno dei capolavori della Storia del Cinema (non solo italiano), non a caso inserito nella lista dei “100 film italiani da salvare” – lista nata con lo scopo di preservare quelle opere che “hanno cambiato la memoria collettiva del Paese tra il 1942 e il 1978”. Ed è al diciottesimo posto nella classifica dei film italiani più visti di sempre.

La grande guerra | trama e curiosità

Giovanni e Oreste si incontrano per caso in un paio di occasioni e, dopo un iniziale scontro, diventano amici: nonostante le differenze di carattere, ad unirli è la mancanza di ideali e la voglia di scamparla ad ogni costo. I due sono infatti stati assegnati al servizio di staffette portaordini ma per uno strano scherzo del destino dovranno affrontare la missione più difficile di tutte.

Ambientata durante la Prima Guerra Mondiale, la pellicola di Monicelli è un’opera particolare ed assolutamente memorabile, che fotografa uno spaccato storico-sociale in maniera precisa, realistica, commovente, ma lo fa attraverso la lente della commedia. Ed è in parte ciò che la rende qualcosa di unico, soprattutto per l’epoca in cui viene realizzata. Merito anche della collaborazione tra Monicelli e gli sceneggiatori Age &Scarpelli, noti per i film di Totò. Una piccola curiosità circa la Mangano, che recitò in romano e si doppiò successivamente in veneto.

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La grande guerra | la censura e i premi

Come in altri precedenti casi, La grande guerra dovette vedersela con la censura, per cui fu vietato ai minori di 16 anni, soprattutto a causa della scelta di mostrare (per la prima volta!) l’umanità dei soldati, spogliati di quell’eroismo e di quella retorica imposti dalla propaganda fascista.

Presentato al Festival di Venezia nel 1959, dove ottenne il Leone d’Oro ex aequo con Il generale della Rovere di Roberto Rossellini, vincitore di tre David di Donatello (per entrambi i protagonisti e per il produttore Dino De Laurentiis) e nominato agli Oscar come Miglior Film Straniero, il film fu al centro di numerose polemiche, prima e dopo l’uscita. Una di queste riguardava il finale.

Gli anni spezzati (Gallipoli, 1981)

Diretto da Peter Weir, Gli anni spezzati racconta uno dei tragici passaggi della Campagna di Gallipoli, combattuta tra il 1915 e il 1916 sul fronte mediorientale, dove persero la vita quasi novemila uomini dell’ANZAC (Corpi dell’Esercito Australiano e Neozelandese).

Una storia di amicizia (Mel Gibson e Mark Lee sono i due protagonisti) e di onore, un viaggio di crescita e di perdita dell’innocenza, alla scoperta della brutalità e dell’inumanità di una guerra in cui a rimetterci sono spesso i giovani, ingannati da sogni di gloria e promesse di un futuro che meno roseo non potrebbe essere.

Gli anni spezzati | l’accoglienza in patria e fuori

Molto apprezzato in patria – ha vinto otto AFI (Australian Film Institute) Awards – ma meno all’estero, il film fu accusato di mostrare parecchie inesattezze dal punto di vista storico, probabilmente legate ad esigenze di copione per esaltarne la carica emotiva. Inserendosi perfettamente in quella nuova ondata australiana di pellicole belliche come Esecuzione di un eroe di Bruce Beresford e The Lighthorsemen di Simon Wincer, Gli anni spezzati potè contare su uno dei budget più alti di sempre in Australia.
Candidato come Miglior Film Straniero ai Golden Globe.

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