Coronavirus: 1350 morti, 15mila nuovi casi. Fine quarantena allo Spallanzani

1350 morti è il nuovo bollettino del coronavirus in Cina. Tutte le vittime nella stessa provincia. Si chiude il periodo di quarantena per 20 cinesi in Italia. Il presidente cinese è soddisfatto dei passi in avanti nella lotta al virus killer.

sale numero morti e contagiati coronavirus

Solo il presidente cinese si dice soddisfatto ma il numero di morti e contagiati aumenta di ora in ora. Xi Jinping si è felicitato per “l’evoluzione positiva” nella lotta all’epidemia col duro lavoro messo in campo, mentre le iniziative di prevenzione e di controllo hanno generato “rilevanti risultati”, hanno riferito i media ufficiali. Si tratta – ha detto Xi nella riunione del Comitato permanente del Politburo – “di risultati che sono i progressi fatti con fatica da tutte le parti”. Sarà, ma i numeri crescono: sale a 1.350 la conta dei morti per coronavirus in Cina, 1.310 nella sola provincia dello Hubei, con 242 nuovi decessi registrati. Lo ha detto l’autorità sanitaria locale. Nel suo aggiornamento quotidiano, la commissione sanitaria di Hubei ha anche confermato altri 14.840 nuovi casi nella sola provincia.

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E’ finita, intanto,  la quarantena per la comitiva di turisti cinesi che aveva viaggiato con la coppia di connazionali che poi è risultata positiva al test del coronavirus. I 20 turisti ricoverati allo Spallanzani il 30 gennaiosaranno saranno dimessi in mattinata. Il gruppo era sotto osservazione dal ricovero dei due cinesi nell’ospedale romano (dove ancora si trovano in terapia intensiva), erano risultati sempre in buone condizioni generali e ripetutamente negativi ai test per la ricerca del nuovo coronavirus. La buona notizia fa seguito ai bollettini medici rassicuranti emessi durante la giornata dallo Spallanzani. Il 29enne italiano positivo ai test la scorsa settimana resta ricoverato in buone condizioni, soprattutto senza febbre.

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Il picco dell’epidemia di Covid-19 potrebbe arrivare a Wuhan a fine febbraio o al più tardi ai primi di marzo; nel resto della Cina, dove il nuovo coronavirus ha cominciato a circolare più tardi, il picco potrebbe arrivare fra aprile e maggio ma potrebbe anche non arrivare: lo ha detto il fisico Alessandro Vespignani, direttore del Network Science Institute della Northeastern University di Boston. Vespignani ha seguito l’andamento dell’epidemia fin dagli inizi. “Bisogna distinguere fra Wuhan, dove l’epidemia è cominciata ed è esplosa, e il resto della Cina, dove l’epidemia è arrivata più tardi”, ha detto il ricercatore all’Ansa. “A Wuhan il picco è possibile fra 2-3 settimane, ossia tra fine febbraio e primi di marzo: in questi calcoli c’è sempre un margine di incertezza nell’ordine di una settimana”. Nel resto della Cina, ha aggiunto, si presentano almeno due scenari, che dipendono dalla capacità delle autorità sanitarie di controllare o meno l’epidemia.

 

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