Achille Lauro si racconta:” Droga, spaccio? Non scrivetelo al presente”

Achille Lauro si racconta in un’interista del Corriere della Sera: amarcord d’infanzia, il periodo vissuto nella Comune ‘Quarto Blocco’, i ragazzi madre, Sanremo, il riscatto. Lauro ripercorre le tappe più salienti della sua vita. “Me ne frego? Un’opera d’arte…”

Achille Lauro-Meteoweek.com
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In una bellissima e completa intervista, condotta da Aldo Cazzulo del Corriere della Sera, capiamo meglio il personaggio tanto emblematico e discusso di Achille Lauro.  Di lui si è scritto e raccontato molto, creando, come dice lui stesso, una leggenda nera. Allora, se non è per alimentare il fuoco delle polemiche, perché quella scelta, quei vestiti?

Volevo portare una canzone rappresentandola come un’opera teatrale in un live in quattro minuti. Non volevo voi l’ascoltaste e basta, volevo farvela vedere. Voi penserete: questo è pazzo! In realtà ogni canzone ha un colore, io l’ho solo vestita e mostrata.  Il palco di Sanremo mi sembrava l’occasione giusta, proprio perché di nicchia e importante. “

Il titolo non è come in molti hanno scritto un richiamo fascista, il cantante romano dichiara: ” La canzone non c’entra con la politica. Non significa “non mi interessa”, significa facciamolo, viviamolo. E il racconto della storia d’amore di un personaggio che si evolve mano a mano. Ho iniziato con San Francesco che ha rinunciato alle proprie ricchezze, spogliandosi, per vivere la vita che sentiva di vivere lui. Si è messo a nudo, era anche questo.”  Cosi Achille, protagonista indiscusso di questo Festival di Sanremo ci ha tenuto a spiegare l’opera. Tutto era stato pensato e aveva un senso nell’essere sulla scena. Sul palco c’era Lauro De Marinis ‘nudo’ spogliato di ogni maschera per vestirne altre, dove Achille avrebbe portato avanti il messaggio.

AchilleMarche Casati Stampa-Meteoweek.com
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“La marchesa Casati Stampa ha ispirato poeti come d’Annunzio, è stata una mecenate che ha rinunciato alla vita privata per diventare un’opera d’arte vivente. Anch’ io volevo fare come lei, usare il mio corpo come una tavolozza, prestarlo all’arte, un quadro sul palco di Sanremo». L’intento era quello di prendere una canzone, eseguirla, e rendere il tema tridimensionale. Sicuramente un nuovo modo d’intendere la musica.

“Sul palco volevo essere una donna”

Nella figura di Bowie invece ha voluto portare sul palco la sua idea del sesso e dei rapporti: “Ziggy Stardust, la figura che ho interpretato, era uno dei suoi alter ego. Esprime il rifiuto degli stereotipi sessuali». Da qui nasce la curiosità di chiedere del suo orientamento sessuale – in riferimento anche a un altro momento cult delle sue esibizioni : il bacio con Boss Doms . “Questo lo lascio al caso “ ha semplicemente detto.

Perchè nell’ultima serata la Regina Elisabetta?  Come nell’evoluzione accennata prima, il personaggio si evolve. Abbiamo nella Regina la rappresentazione materiale più alta, essendo un monarca. Poi però, troviamo il personaggio : “Fu una grande regina. Morì per un’idea ,per il suo popolo. Io volevo diventare una donna sul palco.- dichiara il cantante di adozione romana –  Elisabetta era estrema, esagerava gli indumenti femminili per confrontarsi con gli uomini. Ovviamente i miei personaggi sono ibridi, reinventati; non stavo partecipando a Tale e quale show”.

“In famiglia Sanremo era come Natale”

Ricorda la sua famiglia, il periodo passato con loro prima di decidere di andare a vivere assieme a suo fratello nella comune di Montesacro:

“Non mi è mai mancato nulla. Mio padre si chiama Nicola De Marinis, è stato professore universitario e avvocato, ha scritto quattro libri, per meriti insigni è diventato consigliere della Corte di Cassazione. Nonno Federico era prefetto di Perugia, l’altro nonno ha combattuto nella seconda guerra mondiale: si chiamava Archimede Lauro Zambon. Sono nato a Verona perché lì abitava la famiglia di mia mamma, Cristina, originaria di Rovigo, ma sono cresciuto a Roma.”

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E poi il momento della crisi, in famiglia succede qualcosa, mamma e papà decidono di andar via : ” Con mio fratello Federico, che ha cinque anni più di me, andammo a vivere in una comune, a Val Melaina, Montesacro. Il collettivo si chiamava Quarto Blocco, c’erano altri venti ragazzi: chi scriveva, chi dipingeva, chi incideva musica a torso nudo… Così ho iniziato a scrivere, disegnare, incidere. Ora anche a dipingere”.

Droga e Spaccio, la leggenda nera. 

Su Achille è stato scritto un pò di tutto dallo spaccio, alle sere passate a rubare motorini. Addirittura c’è chi scrive e racconta di una rapina nei supermercati. Ma com’è andata davvero?

«Su di me circola una leggenda nera, inventata da gente che ha interpretato alla lettera il mio primo libro, Sono io Amleto, che in realtà è una biografia romanzata- ci informa anche sul fatto che presto arriverà anche un altro libro, poi continua dicendo – Nelle periferie la droga esiste. Far finta che non esista è più sbagliato che parlarne. È una piaga sociale che non va nascosta: ne va dato un giudizio negativo. Non posso dire che queste cose non le ho mai viste; al contrario, le conosco, e cerco di aiutare le persone a non distruggere la loro vita. Vengono a intervistarmi e poi scrivono “Lauro spaccia”, al presente, “Lauro ruba”, al presente. Sono cresciuto in un ambiente difficile, in mezzo a persone problematiche. Ma Sanremo è il frutto di quindici anni di impegno. Se avessi buttato il tempo in queste sciocchezze non sarei qui.”

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