Coronavirus, Crisanti: chi gestisce questa emergenza l’ha solo vista in tv

Durante un’intervista concessa a Circo Massimo il microbiologo Andrea Crisanti ha espresso delle opinioni molto critiche nei confronti di chi sta gestendo l’emergenza coronavirus. Ha poi spiegato che per combattere efficacemente l’epidemia, bisognerebbe adottare un approccio diverso per ogni regione.

Crisanti emergenza coronavirus
(Photo by MARCO BERTORELLO/AFP via Getty Images)

Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia all’Università di Padova, ha rilasciato un’intervista alla trasmissione Circo Massimo in onda su Radio Capital, per parlare dell’emergenza coronavirus. Crisanti ha innanzitutto spiegato che la maggioranza delle persone che si è ritrovata a gestire questa epidemia l’ha sostanzialmente vista solamente in televisione. Con un vena polemica, il professore infatti ha dichiarato che:“avrei trasferito gli uffici della Protezione Civile, del direttore dell’Istituto Superiore di Sanità, del consigliere del governo a Milano o a Bergamo, per vedere quello che stava succedendo sul territorio”. A suo parere, se queste persone vedessero con i propri occhi qual’è la reale situazione in queste città si renderebbero conto di quanto sia grande l’entità dell’emergenza che si sta vivendo da quelle parti. Crisanti ha poi spiegato come a suo parere all’inizio dell’epidemia che c’è stato un grande errore di valutazione da parte degli addetti ai lavori. Eppure, secondo lui, “i dati stavano davanti agli occhi tutti. A Vo’ Euganeo, il 20 febbraio, c’era il 3% della popolazione infetta. Un dato che, trasportato su scala nazionale, dà la cifra di un milione e mezzo di persone”. 

Coronavirus, Crisanti: serve un approccio al contra dell’epidemia diverso per ogni regione

Il microbiologo ha poi continuato sostenendo che la battaglia contro il coronavirus “va vinta sul territorio”. Ha poi precisato però, che ogni territorio colpito dalla pandemia, richiede un trattamento diverso. Spiega ad esempio che la Sardegna necessità di un approccio all’emergenza totalmente diverso da quello che va invece attuato in Lombardia. Questa problematica per Crisanti è una questione fondamentale, in quanto “se non affrontiamo il problema con questo metodo, sarà sempre più difficile uscirne”. Il microbiologo ha poi evidenziato che i casi non stanno diminuendo al momento, anche se si è verificato “una leggera diminuzione del numero dei morti”. Ma la vera domanda da farsi, a suo parere, e “come mai, nonostante tutte queste misure di restrizione, abbiamo ancora trasmissione?”. 

Crisanti emergenza coronavirus
(Photo by MARCO BERTORELLO/AFP via Getty Images)

I giornalisti gli hanno poi chiesto quando sarà possibile per l’Italia ripartire e uscire da queste misure che hanno costretto il paese a mettere in quarantena l’intero territorio nazionale. Crisanti ha spiegato che “si può ripartire solo quando avremo messo in piedi una struttura di protezione e una rete di controllo, altrimenti scoppia un’epidemia ancora peggiore di quella che abbiamo adesso”.  

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Secondo lui, dopo Pasqua si potrebbe una diminuzione dei casi di contagio e del numero dei morti, “ma se non ci si prepara non saremo pronti a ripartire. Come fa una fabbrica a rimettere nelle proprie strutture mille persone senza mascherine o senza vedere se ci sono infetti? Sarebbe una follia. La preparazione necessaria per la ripartenza consiste nelle tre ‘d’: diagnostica, dati e dispositivi”.

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