Quando c’era Marnie | l’ultimo film dello Studio Ghibli su Netflix

Continua ad arricchirsi il catalogo Netflix dedicato ai film dello Studio Ghibli. Tra i titoli aggiunti più recentemente, c’è anche Quando c’era Marnie. Film del 2014, è stato l’ultimo lavoro cinematografico dello Studio prima dell’annuncio di una temporanea chiusura, causata soprattutto dagli scarsi incassi del film La storia della principessa splendente e dall’annuncio di pensionamento di Hayao Miyazaki, avvenuto un anno prima.

C’è qualcosa di molto diverso tra Quando c’era Marnie e i precedenti film dello Studio Ghibli. Non è infatti né un film di Hayao Miyazaki (che aveva chiuso la carriera con Si alza il vento) né di Isaho Takahata (che aveva da poco fatto uscire La principessa splendente, con scassi risultati al botteghino), ma di Hiromasa Yonebayashi. Il film dunque non ribadisce i temi storici del Ghibli. Non somiglia eccessivamente agli altri film dello Studio già conosciamo. Ma il tratto rimane quello.

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Quando c’era Marnie | ultimo film dello Studio Ghibli

Il film di Hiromasa Yonebayashi ruota attorno al rapporto misterioso tra due ragazze: una molto a disagio con la vita frenetica nella grande città che viene mandata in campagna e l’altra che abita in una casa diroccata che sembra animarsi quando lei si avvicina. Cosa unisce queste due figure? E chi è Marnie? A queste domande cerca di rispondere la trama. Ma ovviamente, come in ogni film dello Studio Ghibli, non è il racconto il vero motivo di interesse, bensì le sfumature e i dettagli attraverso cui questo viene raccontato al pubblico. Guardando Quando c’era Marnie ci si chiede spesso quale sia esattamente il rapporto tra Marnie e Anna e se quella gioia nel loro contatto e il delicato imbarazzo di certi momenti che le vede insieme non suggeriscano anche un’attrazione tra le due, una passione che la storia non esplicita mai. Ma questo è solo uno dei tantissimi piccoli misteri di un film che fornisce spiegazioni solo ai fatti che narra, ma mai ai sentimenti che mette in scena.

La confusione giovanile

Yonebayashi utilizza però un espediente tipico della filmografia dello Studio da cui proviene, già utilizzato ad esempio ne La città incantata o in Totoro: quello di una ragazza, alla soglia dell’adolescenza, che viene trapiantata in un altro luogo rispetto a quello a cui è sempre stata abituata. Ad un livello metacinematografico è però interessante notare che in Quando c’era Marnie c’è una ragazza estremamente giapponese, negli atteggiamenti e nelle reazioni, che entra in contatto con una ragazza che invece, anche solo visivamente, è estremamente occidentale. Le scene in barca, ad esempio, mettono a confronto due modi di essere e di apparire molto diversi tra loro, che forse sono anche le due facce dello Studio Ghibli: fondamenta europee e fiero orgoglio nipponico.

Lo stile minimalista

È impossibile trovare in Quando c’era Marnie l’espressione melodrammatica del sentimento. E persino l’animismo giapponese, che da sempre caratterizza l’animazione nipponica e i film dello Studio Ghibli, è accantonato. Il film di Hiromasa Yonebayash adotta uno stile minimalista e racconta la sua storia attraverso interazioni apparentemente trascurabili. Anche gli eccessi di rabbia non sembrano mai esplosioni di sentimenti sopiti, ma piccole verità dette sottovoce.

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