Bloodshot | la recensione del nuovo action fantascientifico con Vin Diesel

Bloodshot, il nuovo film con Vin Diesel, aveva debuttato nelle sale cinematografiche statunitensi poco prima dell’adozione delle misure restrittive per contenere la diffusione del nuovo Coronavirus. La produzione ha quindi deciso di distribuirlo direttamente in digitale anche in Italia, dove salterà l’uscita nelle sale.

Bloodshot è uno di quei titoli che in Italia salterà l’uscita nelle sale a causa delle misure di distanziamento sociale per contenere la diffusione del nuovo Coronavirus, debuttando direttamente sulle piattaforme digitali per il noleggio. Ecco la nostra recensione del film diretto da Dave Wilson con Vin Diesel ed Eiza González. 

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Bloodshot | la trama

Vin Diesel nel film interpreta un marine di nome Ray Garrison, di ritorno dall’ennesima missione terminata con successo a Mombasa. L’uomo, che vuole godersi adesso un po’ di tranquillità in Italia, tra la base di Aviano Gentile e una gita in auto ad Amalfi con la moglie Gina, viene però rapito insieme alla sua compagna. La loro situazione sembra senza speranza, quando Ray si sveglia in un laboratorio ad altissima tecnologia dove scopre che gli sono stati innestati dei prodigiosi nanorobot nel sangue, che lo hanno reso di fatto un supersoldato. Cercherà di usare questi nuovi poteri per soddisfare la sua sete di vendetta, ma ha davvero il controllo del suo nuovo corpo come crede?

Bloodshot | la recensione

Il film è l’adattamento cinematografico del fumetto Bloodshot creato da Kevin VanHook, Don Perlin e Bob Layton, pubblicato sotto l’etichetta Valiant. Anche per questo l’action con Vin Diesel cerca fino alla fine (con scarso successo) di seguire il modello del cinema supereroistico oggi di moda, adattandolo alle sue atmosfere più cupe e al suo tono adulto. Il risultato è però uno scalcagnato film di serie B che copia tutto quel che deve copiare da altri lungometraggi di maggiore successo, facendo quasi esclusivo affidamento sulla sua star e sulle abilità tecniche del regista (Dave Wilson, che precedentemente era stato supervisore di effetti digitali e regista di cut scenes per videogiochi).

Il problema del “bollino”

Mai come in questo caso si avvertono le limitazioni e le amputazioni (solo metaforiche) di un film che avrebbe dovuto mettere in scena la lacerazione del corpo e il calvario fisico del suo personaggio e che non può farlo a causa della necessità di rispettare il PG-13 americano (ovvero il divieto di vedere il film per i minori di 13 anni). Come Wolverine o Deadpool, anche Bloodshot si rigenera dalle ferite subite. Ma il film è talmente attento ad evitare ogni segno di violenza grafica, che alla fina disinnesca sistematicamente gli unici elementi della storia che sarebbero potuti essere vagamente interessanti. La Sony avrà pensato, dopo l’inaspettato successo commerciale di Venom, di replicare l’esperimento con un altro personaggio perfetto per l’horror e la violenza “ammansito” in un film dal rating per famiglie. Ma il personaggio Valiant non è conosciuto quanto il villain di Spider-Man. E il film procede con il freno a mano costantemente tirato senza concedersi neanche il gusto di abbracciare definitivamente le sue possibilità gore.

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