Coronavirus, Usa in crisi: disoccupazione mai così alta dal 2009

Usa, la crisi economica avanza: aumenta la disoccupazione e raggiunge vette mai più toccate dal 2009. Si incrina l’onda lunga positiva iniziata nel settembre 2010.

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(Foto di Apu Gomes, da Getty Images)

Peggiora la disoccupazione negli Usa e si aggrava la crisi dovuta all’emergenza coronavirus. Sono i dati di marzo sull’andamento del mercato del lavoro negli Usa. Al momento è incontrovertibile l’emorragia di circa 701.000 posti di lavoro. Sale la disoccupazione in maniera evidente, quindi, e lo fa raggiungendo le vette del 2009. Un anno critico, quello del 2009, per gli Stati Uniti: la disoccupazione raggiunse un picco molto alto a seguito della crisi finanziaria e della successiva recessione. Ora l’America potrebbe tornare nell’incubo. Diminuisce anche la crescita dell’occupazione. Molto inferiore rispetto ai tassi del settembre del 2010. In quell’anno al termine della crisi finanziaria iniziò una lunga ondata positiva, che oggi sembra volgere al termine.

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Negli Usa stop alle assunzioni e via ai licenziamenti, dunque. Ma quali sono i dati? Il numero di addetti negli Stati Uniti, calcolato sulle buste paga,  scende di 701mila unità a marzo. A febbraio, invece, c’era stato un aumento di 273mila unità.  Il tasso di disoccupazione è salito al 4,4% contro il 3,5% di febbraio e a fronte di un atteso +3,8%. Si tratta di un trend evidentemente in discesa, quello che sta travolgendo l’occupazione in America. Una discesa che interrompe una serie di rialzi occupazionali che ha giovato agli americani per 113 mesi, ininterrottamente. Una crisi imprevedibile se si pensa che ultimi 12 mesi, i salari orari medi sono aumentati del 3,1%, mentre la settimana lavorativa media per tutti i dipendenti è diminuita di 0,2 ore a 34,2 ore a marzo.

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Tuttavia, anche se la flessione occupazionale è evidente, l’America non si trova ancora in una situazione tragica. Il rapporto riguarda l’andamento del mercato del lavoro fino a metà marzo. Quindi sono dati antecedenti al lockdown generalizzato. Inoltre, a questo va aggiunta la massiccia opera di investimenti decisa dal Congresso. I dati dei sussidi settimanali di disoccupazione dimostrano: almeno 10 milioni di americani hanno già presentato la richiesta per ricevere l’assegno.

Il governo americano alle prese con una doppia emergenza

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(Foto di Kena Betancur, da Getty Images)

Intanto gli Usa restano chiusi almeno fino al 30 aprile, al contrario delle previsioni di Trump. La retromarcia del presidente è stata presa qualche giorno fa, dopo aver ascoltato le previsioni di scienziati arruolati dalla Casa Bianca. Anthony Fauci, il virologo di riferimento, ha sottolineato l’emergenza con le tragiche parole: “Potremmo avere milioni di persone contagiate e i morti saranno tanti, tra i 100 e i 200 mila“.

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E così l’attuale situazione occupazionale potrebbe presto peggiorare, se le misure federali non dovessero bastare. Uno studio della Fed di St. Louis prevede che l’emergenza potrebbe costare 47 milioni di posti entro fine giugno. La disoccupazione salirebbe al 32,1% nel secondo trimestre, superando di molto il picco della Grande Depressione. Così Trump si trova di fronte a un bivio. Da un lato la voglia di riaprire, dall’altro il bisogno di prolungare il lockdown. E addirittura, prevede il picco delle morti tra due settimane. Proprio nei giorni di quello che sarebbe stato l’ “open for business”.

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Nel frattempo che la situazione evolva, agli americani non restano che i soldi del maxi investimento del governo. Il piano da 2.000 miliardi per rilanciare l’economia americana, duramente colpita dal coronavirus è già stato accettato. Si punta, tra le altre cose, a una distribuzione di assegni da 1.200 dollari a tutti gli americani. Il capo della minoranza democratica al Senato Chuck Schumer, ha parlato “del più grande piano di salvataggio nella storia del Paese”. Poi Trump punta ad altri 2.000 miliardi per le infrastrutture. E afferma:  “Sarà concentrato unicamente sulla creazione di posti di lavoro e sulla ricostruzione delle grandi infrastrutture del nostro Paese”.

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