Nicola Zingaretti: “Se il Governo non ce la fa, c’è solo il voto”

Il segretario del Pd Nicola Zingaretti parla della crisi che sta travolgendo il Governo sull’organizzazione della fase 2. E in un’intervista a Sky Tg24 afferma: “Se questo Governo non ce la fa vedo difficile che si possa riproporre una maggioranza diversa”.

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(Foto di Filippo Monteforte, da Getty Images)

Il segretario del Pd Nicola Zingaretti in un’intervista a Sky Tg 24 taglia corto: “Il Governo deve dialogare con le opposizioni. Se questo Governo non ce la fa vedo difficile che si possa riproporre una maggioranza diversa“. Molte sono le questioni sulle quali si sta spaccando il Governo. Due tra le più calde: le polemiche sulla scarcerazione dei boss mafiosi che stanno coinvolgendo il ministro della Giustizia Bonafede; e la proposta di regolarizzazione dei migranti avanzata dalla ministra dell’Agricoltura Bellanova.

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Sul caso Bonafede molti sono gli interrogativi posti. Ricordiamo che il caso è scoppiato da un’inchiesta presentata dall’Arena sulla scarcerazione di boss mafiosi concessa dal capo del Dap Basentini. Ad oggi sono 376 i boss scarcerati per motivazioni sanitarie legate all’emergenza. Poi l’intervento del Pm Nicola Di Matteo: stando alle sue parole Bonafede chiese a lui di porsi a guida del Dap. Salvo poi cambiare idea nel giro di qualche ora. Ora Bonafede è chiamato a difendersi dalle accuse: da un lato l’opposizione ne chiede le dimissioni, dall’altro Pd e Italia Viva gli hanno chiesto di riferire in Parlamento per scagionarsi dalle accuse. Sulla vicenda e sulle polemiche interne al Governo, Zingaretti prova a smorzare i toni: “Il Pd non si presterà mai al ritorno della politica degli sgambetti e dei giochi di palazzo. Anche sulla giustizia. Io dico che la vera priorità è capire come le mafie si combattono nelle carceri, o nell’economia illegale, per evitare la penetrazione delle mafie nei circuiti economici. Questo tema non c’entra nulla col chiacchiericcio che sta investendo in queste ore la politica sulla giustizia”. Secondo il segretario del Pd, quindi, il vero problema sta nell’individuazione del circuito economico utilizzato dalla mafia. Non nell’attribuzione di colpe su nomine, o mancate nomine. Resta un dato: l’Esecutivo è sotto attacco da più fronti e per motivazioni diverse. Rischia di crollare? Per Zingaretti “il Governo deve dialogare con le opposizioni. Se questo Governo non ce la fa vedo difficile che si possa riproporre una maggioranza diversa”.

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(Foto di Alberto Pizzoli, da Getty Images)

Altra fonte di tensione: la proposta della ministra Bellanova riguardante la regolarizzazione immediata di 600mila lavoratori immigrati. Secondo la Bellanova e la ministra Lamorgese, si tratta di una manovra necessaria per due motivazioni fondamentali. La prima riguarda la carenza di manodopera in alcuni settori, tra cui quello agricolo: una regolarizzazione dei migranti permetterebbe di non far collassare un settore che a breve potrebbe trovarsi in forte crisi, anche a causa dell’emergenza coronavirus. In secondo luogo una loro regolarizzazione garantirebbe una consistente emersione del lavoro nero, e quindi anche un maggior indotto per lo Stato. Contro la proposta sono insorte le parti di opposizione. Ora il segretario del Pd: “Spero si trovi una soluzione. Il piano proposto dalla ministra è corretto. Quel piano è un’esigenza sotto tanti aspetti. C’è rigidità soprattutto per ragioni di visibilità politiche”. Ma a frenare è stato anche il Movimento 5 Stelle, soprattutto nell’ala affine a Di Maio. Anche qui, Zingaretti smorza i toni: “In questo momento c’è un eccesso di polemica, per ragioni di visibilità politica, e invece la politica deve concentrarsi sulle cose da fare. Gli italiani sono stati mesi in casa e adesso hanno bisogno del sostegno concreto della politica, è l’unica cosa che chi ha impegni politici deve fare ora, sia nella maggioranza che nell’opposizione. Il rischio adesso è quello dell’aumento delle disuguaglianze sociali, che mettono a rischio la stessa democrazia”. Insomma, si tratterebbe di polemiche legate a strategie politiche, non a una critica radicale della proposta.

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Zingaretti si esprime anche sulla proposta avanzata dalla ministra del Lavoro Nunzia Catalfo. L’idea di fondo è di ridurre l’orario di lavoro senza intaccare lo stipendio. Sulla proposta Zingaretti appare più cauto: ne riconosce la bontà, ma frena sulla sua reale attuazione, almeno nel decreto di maggio. “E’ un’idea legittima ma mai discussa in nessuna sede, deve far parte di una discussione sull’Italia che immaginiamo”.

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E proprio a proposito del decreto di maggio: “Il dato molto positivo è che si sono fatte due manovre per una massa finanziaria di 80 miliardi che ne muoverà centinaia per dare fiducia e certezza”. Zingaretti appare dunque molto fiducioso, il decreto di maggio dovrebbe ora garantire un giusto sostegno economico a un’Italia sgretolata dalla caduta del Pil. Poi spiega i due pilastri del decreto: “Il primo grande pilastro è quindi la ripresa e difendere le aziende italiane dalle aggressioni straniere, il secondo pilastro è pensare a chi non ce la fa, centinaia di migliaia persone non ritroveranno il posto di lavoro perché magari era precario e hanno bisogno di essere accompagnati, non possiamo lasciare sole queste persone, il rischio è l’aumento delle diseguaglianze sociali, è a rischio la democrazia del paese”.

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