“Riformare mobilità ma mancano fondi”, dice il sindaco di Padova Giordani

Il sindaco di Padova Giordani sulla mobilità. “Non invidio i miei colleghi delle città più grandi, vedi Milano o Roma. Per noi ripensare la mobilità è difficile, ma non impossibile. Però esiste un problema fondi sull’acquisto dei bus per la scuola”

Una delle sfide più grandi nella fase 2, la mobilità e il ripensamento della stessa, tiene in ansia i sindaci. Servirà un piano efficace che, tuttavia, secondo le stime sarebbe costoso, soprattutto per gli acquisti ulteriori di mezzi necessari. Evitare gli assembramenti ripensando il modo in cui ci si sposta non preoccupa il sindaco di Padova Sergio Giordani. Che spende, però, alcune parole per le realtà più difficili da gestire.

“Non invidio i miei colleghi di Roma o Milano – spiega – ripensare la mobilità in una città media come Padova è difficile, ma non impossibile. E la parola d’ordine per la riapertura delle scuole sarà: “differenziare”. Poi mobilità alternativa per tutti: piedi, bici e monopattini. Qui bisogna incentivare. Mi chiedo però se in una realtà differente come la Capitale o Milano, tutto questo sarà possibile. E’ una sfida fattibile?”. Inizia così l’analisi, in un’intervista a Repubblica, del sindaco di Padova, secondo cui tornare in classe con le nuove regole è possibile. Nonostante buona parte del lavoro per far suonare la campanella dipenderà proprio dai Comuni.

“Dobbiamo fare i conti con il problema dei costi”

Per evitare gli assembramenti, dunque, sarà necessario triplicare sia i bus cittadini che i pullman che portano gli studenti in città. Un disegno ambizioso ma che pare poco praticabile per l’alto livello di spesa che comporterebbe. “Ma non è possibile ora – ammette Giordani – dobbiamo essere realisti. Sia per mancanza di fondi sia perché mica è così facile comprare un autobus. Dunque bisogna differenziare gli orari, non solo della scuola. Operare in maniera intelligente”.

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Anche nei luoghi di lavoro e nei negozi, secondo il primo cittadino di Padova, esiste una possibilità che si basi sulle differenziazioni. “Ad esempio: tre fasce orarie dalle 8 alle 9,30 per gli studenti, così come negli uffici pubblici, nelle fabbriche. Negozi con aperture più lunghe e flessibili. Investimento sulla mobilità alternativa. Possono essere proposte di cui tener conto, al netto di spese non sostenibili per aumentare il numero dei mezzi. Con questo specifico una cosa: dobbiamo – conclude – evitare due rischi: il ricorso massiccio ai mezzi privati, che comporterebbe grosse difficoltà interne, e gli assembramenti in entrata e uscita dai luoghi collettivi. Su queste sfide si gioca la fase 2, per Padova e per tante città italiane”.