Ragazzi morti a Terni: “Abitudine allarmante, droga diluita come nella musica trap”

Nell’ordinanza cautelare in carcere il gip di Terni, Barbara Di Giovannantonio, commenta la vicenda della morte di Flavio Presuttari e Gianluca Alonzi, che se ne sono andati dopo aver assunto una dose di metadone: tra gli adolescenti c’è “l’allarmante consuetudine di assumere metadone o codeina per rilassarsi”.

Ragazzi morti a Terni

Flavio Presuttari, 16 anni, e Gianluca Alonzi, 15 anni, sono morti martedì 7 luglio per una dose sbagliata, al prezzo di 15 euro. Aldo Maria Romboli, il pusher di San Giovanni, avrebbe dovuto fornire ai due ragazzi di Terni del purple drunk, un mix di codeina e bevanda gassata, la famosa droga dei trapper che produce effetti sedativi e psicoattivi. Ma al contrario delle attese, l’uomo avrebbe fornito ai due ragazzi del metadone, poi risultato fatale. Ora arriva l’ordinanza cautelare in carcere del gip di Terni Barbara Di Giovannantonio, un provvedimento in cui convalida il fermo del pusher, spiegando: esiste “la concreta possibilità che l’indagato, se rimanesse in libertà, cercherebbe di sottrarsi al processo“. Poi il giudice aggiunge: c’è “un pericolo serio e attuale di fuga in considerazione del fatto che ha sin da subito manifestato una reazione incontrollabile, appena venuto a conoscenza dei fatti, anche tenuto conto della presumibile entità della pena irroganda e della prospettata volontà di suicidarsi”. Stando a quanto emerso dalle indagini, inoltre, lunedì scorso, durante la partita nel campetto da calcio in zona San Giovanni, i due ragazzi sembravano già in pessime condizioni di salute. Lo confermano le testimonianze di quattro amici delle vittime.

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In base a quanto scritto dal gip, i due ragazzi avrebbero rimesso a più riprese “una sostanza biancastra, per cui alcuni amici, verosimilmente più esperti in materia, gli avevano spiegato che non si trattava di codeina perché è violacea e che forse era metadone”. Poi l’immediata confessione di Romboli, bloccato dai carabinieri del Reparto operativo e della compagnia di Terni. L’uomo ha asserito “immediatamente di essere il responsabile del decesso dei due ragazzi e di aver venduto loro metadone diluito in acqua”. Lo smercio ha avuto luogo intorno alle 21. Secondo la versione di Romboli i due ragazzi si sarebbero presentati da lui direttamente con la richiesta di ricevere del metadone. Poi, si legge nell’ordinanza del gip, l’uomo avrebbe preparato “la sostanza: in una bottiglietta di sciroppo inseriva metadone per circa la metà, poi aggiungeva acqua fino a riempirla. La consumavano insieme nei pressi del parchetto, poi Aldo tornava a casa lasciando la bottiglietta con il metadone diluito ai ragazzi”. Secondo il gip, inoltre, “l’effetto letale del metadone è conseguenza dell’alta concentrazione della sostanza, che in soggetti non tossicodipendenti può determinare il decesso anche con una minima quantità”.

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“Un’allarmante consuetudine fra i ragazzi”

terni

L’idea che sta prendendo piede, anche confermata da un amico dei due, è che i due ragazzi avrebbero piuttosto voluto acquistare codeina dal pusher, come avrebbero fatto altre volte in passato. L’avvocato di Aldo, Massimo Carignani, ha respinto ogni accusa sulla codeina. Aldo avrebbe piuttosto venduto loro metadone sia lunedì scorso sia a giugno. Ad ogni modo, quale che fosse la sostanza prescelta, il gip nell’ordinanza sottolinea: c’è “un’allarmante consuetudine fra i ragazzi, soprattutto adolescenti, di assumere metadone o codeina diluiti in acqua o altre bevande al fine di ottenere un effetto rilassante”, con nozioni “apprese da alcuni video che circolano su internet e alcune canzoni di cantanti trap“. A confermare le dinamiche di acquisto della presunta codeina, anche due amici dei ragazzi morti, che affermano: “Noi due eravamo lì vicino alla fontanella del campetto storico di San Giovanni dove è avvenuto lo scambio e quel Romboli si è presentato con in mano una lattina di Fanta e una boccetta piccola di color bianco, di sicuro metadone, malgrado avesse detto che era codeina. Hanno parlato e poi hanno definito tutto. Loro, Flavio e Gianluca, hanno dato i manubrietti e si sono presi quella sorta di bevanda preparata dal Romboli stesso. Erano circa le 20 di quel giorno maledetto, che non dimenticheremo mai”.

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I due ragazzi lunedì sera si sarebbero presentati nel campetto di fronte a Largo Mezzetti: “Io sono tornato a San Giovanni, dopo cena, intorno alle 22, e loro erano davanti al campetto, quello di asfalto, dove di solito si gioca a pallone. A loro piaceva giocare a pallone e anche quella sera, pur non sentendosi bene, ci hanno provato a giocare, ma non stavano come sempre, non ce la facevano a correre, a reggersi in piedi, e si sono fermati”. Poi lo stato di salute dei due si sarebbe aggravato sempre di più: “Gianluca è rimasto con noi fino alle 1 di notte. Non stava bene per niente, verso le 11 e 30 sembrava riprendersi, quasi assuefatto, in realtà le cose non stavano così, si stava aggravando. Ha iniziato a vomitare roba bianca e il suo viso si è come spento, diventando violaceo. Noi abbiamo provato a dirgli che avremmo chiamato il 118 ma lui non voleva, diceva che si sarebbe ripreso. Non voleva allarmare la sua famiglia ma la situazione peggiorava sempre di più”. Infine la separazione: “Ad un certo punto Gianluca si è sdraiato sulla panchina, diceva che non riusciva a respirare bene e non ci capiva più niente, era confuso. Poco prima delle 1 ha deciso anche lui di andare a casa accompagnato da uno di noi. Sperava che dormendo sarebbe passato tutto”.

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