‘Ndrangheta mette le mani sui fondi emergenza Covid: 8 arresti. Una delle società ha preso 45mila euro di contributi a fondo perduto
Maxi frode fiscale nell’ambito del commercio di acciaio coinvolgeva società che producevano fatture false e prestanome e ha portato a sequestri del valore di 7,5 milioni di euro. Arrestate 8 persone legate alla ‘ndrangheta. Uno degli affiliati alla cosca calabrese aveva presentato e ottenuto 45mila euro per tre società coinvolte nella frode di contributi a fondo perduto per emergenza Covid. L’indagine, portata avanti dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano e dalla Guardia di Finanza di Milano, ha fatto emergere infiltrazioni mafiose nell’economia lombarda. Coinvolti anche uomini del clan Greco di San Marco Marchesano e del clan Grande Aracri di Cutro, molto potente in Emilia Romagna e coinvolto nel maxiprocesso Emilia.
Tramite diverse società gestite da prestanome e da affiliati della ‘ndrangheta, gli investigatori hanno scoperto autoriciclaggio per più di mezzo milione di euro, trasferiti per lo più in Bulgaria e Inghilterra. Il clan ha incassato fondi certificando un falso volume d’affari, fondato su fatture false. Una delle società in questione, gestite da un affiliato alla cosca mafiosa ha ottenuto 45mila euro di contributi a fondo perduto per l’emergenza Covid utilizzando fatture false prodotte dalle imprese coinvolte nella frode fiscale.
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