Carabinieri Piacenza, il Gip dice no alle richieste di scarcerazione

I carabinieri di Piacenza rimarranno in carcere: il Gip di Piacenza, Luca Milani, ha infatti respinto le richieste di scarcerazione avanzate dalla difesa. La decisione è arrivata all’esito degli interrogatori.

carabinieri di Piacenza - richiesta scarcerazione
richiesta di scarcerazione – i carabinieri di Piacenza coinvolti della maxi inchiesta – foto via La Repubblica

Rimangono in carcere i carabinieri della caserma Levante di Piacenza, arrestati nel corso della maxi inchiesta che li accusa di reati come spaccio di sostanze stupefacenti, tortura, estorsione e lesioni personali. La decisione è arrivata a seguito degli interrogatori di garanzia. Il gip Luca Milani ha infatti sciolto la riserva e respinto le istanze di scarcerazione presentate dai difensori di alcuni dei militari. Tra questi, si annoverano gli avvocati dell’appuntato Angelo Esposito, finito tra i primi ad essere stato sentito nella giornata di venerdì scorso. Nel frattempo, il panorama dell’inchiesta si allarga.

Respinta l’istanza di scarcerazione: versioni dei fatti discordanti

Arrestati il 22 luglio scorso, con misure di custodia cautelare, i militari della caserma Levante – sequestrata dalle forze dell’ordine – speravano nella scarcerazione. Le proposte sono state avanzate da alcuni dei legali che si stanno occupando di difendere i carabinieri coinvolti nell’inchiesta, ma la decisione del gip ha dato responso negativo.

foto diventata ormai simbolo dell’inchiesta sulla caserma Levante – via web

Secondo quanto si apprende dai giornalisti dell’ANSA, il giudice, pur ritenendo attenuato il rischio di reiterazione dei reati (data la sospensione dal servizio disposta ai militari) ha ravvisato per gli indagati il rischio di inquinamento probatorio. E proprio durante gli interrogatori ormai conclusi, sarebbe in effetti emersa una versione dei fatti già diversa rispetto a quanto accertato in precedenza. Tali differenze di testimonianza sarebbero emerse anche tra quanto riferito da chi ha deciso di rispondere, negando il proprio coinvolgimento e le dichiarazioni dell’appuntato Giuseppe Montella, personaggio chiave dell’inchiesta.

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In particolare, lo stesso appuntato Angelo Esposito (che si era detto, in lacrime, “estraneo” a tutti i fatti contestati) sarebbe stato identificato dal gip come incline a “commettere nuovi reati della stessa indole”, e gli sarebbe stata contestata una “versione dei fatti completamente diversa rispetto alle dichiarazioni rese da Montella”. A spiegarlo è stato il legale di Esposito, che ha ulteriormente sottolineato: “Io avevo chiesto la revoca della misura o in alternativa la sua sostituzione. Il gip, invece, non ha preso in esame l’ipotesi della sostituzione”.

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