Galveston | la recensione in anteprima del nuovo thriller con Elle Fanning

Galveston è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo del 2010 scritto da Nic Pizzolatto, creatore della celebre serie televisiva True Detective. Ecco la nostra recensione. 

Da un romanzo di Nic Pizzolatto, creatore della celebre serie televisiva True Detective, qui autore delle sceneggiatura del film sotto lo pseudonimo di Jim Hammett, Galveston è il quarto film da regista (il primo in lingua inglese) dell’attrice francese Mélanie Laurent. Il 6 agosto il thriller arriverà in Italia grazie a Movies Inspired, ad ormai due anni di distanza dalla prima proiezione pubblica al South by Southwest.

Galveston | il nuovo thriller con Elle Fanning

Ben Foster nel film interpreta Roy Cady, un criminale al servizio del boss di New Orleans, Stan, a cui viene diagnosticato un cancro terminale ai polmoni. L’ex ragazza di Roy, ora diventata la donna del suo capo, vuole liberarsi di lui. Con la messinscena di un’ultimo incarico da sicario, Stan tende a Roy una trappola da cui questi esce miracolosamente vivo. Nella fuga, l’uomo si imbatte in Rocky, una prostituta adolescente che ha bisogno di aiuto interpretata da Elle Fanning. Pizzolatto, che firma la sceneggiatura con lo pseudonimo di Jim Hammett a causa delle divergenze avute in fase di scrittura con la regista, ha immediatamente disconosciuto il risultato. Decisione che però non ha impedito al progetto di proseguire e di concretizarsi. Nonostante il film azzecchi le facce giuste (dal boss Beau Bridges al volto sempre sofferente di Lili Reinhart, a cui è sempre stata negata la visione del mare) e faccia buon uso del suo pessimismo ben radicato, Galveston ha sempre il passo del romanzo e mai quello del film.

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Il passo del romanzo, non del film

Ben Foster, dopo la grande interpretazione in Senza lasciare traccia, si riconferma volto perfetto per trasporre sul grande schermo le storie del Grande Romanzo Americano. Elle Fanning, dal canto suo, continua a sfruttare la contrapposizione sempre presente tra la propria immagine candida e verginale e un’anima malinonicamente ed irrimediabilmente selvaggia. Se lui è il galoppino di un criminale, condannato a morte da un tumore e in fuga dall’agguato ordito dal capo per farlo fuori, lei è una prostituta che ha già visto troppo, nonostante la giovane età, convinta di poter salvare sua sorella dalle grinfie patrigno. Come spesso avviene nei film diretti da attori, anche in questo caso il thriller della Laurent punta soprattutto sulla caratterizzazione degli attori e sulla direzione degli interpreti. Ignorando colpevolmente (soprattutto quando si tratta di un thriller) il gusto per l’intreccio.

Il senso di desolazione

La fotografia dai toni attenuati di Dagmar Weaver-Madsen infonde un senso di desolazione sempre tangibile, ma il tentativo di realizzare un film intimista e fatalmente tragico, disinteressato alla sua stessa trama, si rivela fallimentare nel momento in cui i cui conflitti che muovono i personaggi si risolvono in maniera superficiale e approssimativa. Per questo motivo, il vero interesse del film sta nel modo in cui pone in contrasto due interpreti così diversi, sia anagraficamente che per modo di intendere il proprio ruolo e il genere nel quale operano.

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