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Cronaca

I famigerati Navigator, dove sono finite quelle duemila e ottocento persone?

La storia di due ragazze: Giulia Martinozzi e Vincenza Malta. I navigator, quelle persone assunte per setacciare e rastrellare i beneficiari del reddito di cittadinanza

Le storie sono nel dettaglio quelle di Giulia e Vincenza, raccontate a Il sole 24 ore. Le due ragazze hanno dichiarato: «Il nostro lavoro ci appassiona, non giudicateci dai numeri delle assunzioni». Dall’assegno di ricollocazione alla piattaforma con i ranking delle imprese: ecco perché trovare lavoro a chi percepisce il reddito di cittadinanza è una corsa a ostacoli. I navigator, sono quelle duemila e ottocento persone assunte con contratto a termine da circa 1.700 euro al mese per setacciare e rastrellare i beneficiari del reddito di cittadinanza.  Coloro che avrebbero dovuto incrociare domanda e offerta di lavoro e far ripartire l’occupazione.

Giulia e Vincenza

Giulia Martinozzi lavora presso il centro per l’impiego di Torre Angela, a Roma. Ha 30 anni. Vincenza Malta invece lavora a Capo d’Orlando, in provincia di Messina, e di anni ne ha 46. Sono due famigerate navigator. Sono laureate e hanno dei master, e sono state prese come bersaglio e lo hanno raccontato spiegando: «Dal mondo, sì. Presi a pallettoni dal mondo». Tanto che su Linkedin hanno rinunciato a scrivere di cosa si occupano per evitare di essere prese di mira dagli odiatori di professione.

Le difficoltà dei primi tempi

Le prime difficoltà all’inizio del loro operato, sono arrivate proprio dalle amministrazioni regionali, che non le vedevano di buon occhio, poiché andavano ad intaccare la loro competenza. Poi a metterci il carico da 90 è arrivato il Covid, con la chiusura causa epidemia dei centri per l’impiego e il provvedimento del governo che non rendeva più obbligatorio per chi percepiva il reddito di accettare le eventuali offerte di lavoro proposte dai Navigator. Al momento, i Navigator sono tutti a casa perché, come in buona parte della pubblica amministrazione, il lavoro agile ha preso il sopravvento.

Con un iPad e cellulare a testa provano a scalare la montagna dei due milioni e rotti di percettori del reddito. «Se il nostro lavoro venisse giudicato solo dai numeri – ha raccontato Giulia – allora certo che qualcosa non tornerebbe. In particolare sulle assunzioni a tempo indeterminato». Ma il loro compito non è soltanto solo. E nei primi mesi, da settembre scorso in poi, la prima questione non semplice da risolvere è stata quella delle banche dati. Le cui credenziali di accesso per accedere agli elenchi spettavano alle amministrazioni locali che in non pochi casi si sono messe di traverso per diverso tempo.


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Poi è arrivata la cruda realtà da gestire, con l’enormità di chi percepisce il reddito ma non ha le caratteristiche per firmare il patto per il lavoro e cominciare il percorso dei corsi di formazione. Corsi che dovrebbero servire, per portare, si spera, a qualche offerta di lavoro. «Prima dell’epidemia il nostro gruppo di Navigator di Torre Angela – ha aggiunto Giulia Martinozzi – riusciva ad incontrare anche una decina di persone. L’obiettivo era cercare di spiegare il senso e l’opportunità di essere coinvolti nel percorso di ricollocamento. Più spesso però siamo rimasti travolti noi stessi da quanti dovevamo registrare, che però non avevano caratteristiche adatte a nessun tipo di prospettiva occupazionale».

La soglia di povertà: un esercito di persone

Sono una moltitudine le persone che vivono sotto la soglia di povertà. L’esonero o l’esclusione dalla firma dei patti per il lavoro spetta alle donne in gravidanza, a chi ha famiglie numerose o bambini, a chi studia per arrivare ad un diploma. Si aggiunge chi ha carichi di cure per familiari disabili o chi ha contratti di un massimo di 20 ore con un reddito di massimo di 8.145 euro. Tutti loro hanno diritto al reddito di cittadinanza, vengono quindi contattate per confermare  la loro condizione tramite certificazione ma poi escluse dai percorsi delle politiche attive. «La parte più interessante del lavoro – ha spiegato ancora Giulia – è nella discrezionalità dei consigli sulle strade che possiamo aiutare a prendere. Ancora ricordo il primo ragazzo che ha trovato un contratto a tempo indeterminato grazie all’avviamento iniziato con me. Era dicembre, ha trovato in un’azienda di compostaggio rifiuti e ancora oggi ogni tanto ci sentiamo».

Tanti ostacoli, molte lacune

Troppi ostacoli e troppe lacune rendono impossibile la valutazione del lavoro dei Navigator. Tanti aspetti della normativa in ritardo o non attuati. Un elemento importante sarebbe dovuto essere l’assegno di ricollocazione, che è ancora un miraggio. Duemila euro di crediti da parte dei firmatari dei patti per il lavoro da spendere nei servizi di tutoraggio o di formazione professionale delle regioni. «E non si pensi a chissà quali corsi di avviamento professionale, le persone che percepiscono il reddito di cittadinanza, in gran parte, non hanno idea neanche di come si scriva un curriculum vitae. Per non parlare di tutto il mondo social da cui sono completamente estranei. Senza i corsi li aiutiamo noi, per quel che è possibile».

I navigator senza procedure amministrative

I navigator sono privi di procedure amministrative per definire quella che viene chiamata un’offerta di lavoro. Non possono quindi concludere in prima persona l’incrocio tra domanda e offerta: «Al momento – ha spiegato Giulia – nel Lazio utilizziamo la piattaforma regionale Roma Labor, a cui indirizziamo le persone che riteniamo siano in grado di poter vagliare qualche opportunità. Ma non abbiamo modo di monitorare cosa avviene dopo. Se il candidato va a colloqui con l’azienda, se trova lavoro, se rifiuta. Alcuni ce lo fanno sapere personalmente, ma non sarebbero tenuti farlo».

Non esiste quindi un modo per conoscere il destino del candidato. La piattaforma contenente la banca dati e i ranking occupazionali delle aziende è ancora in preparazione e dovrebbe entrare in funzione solo entro qualche settimana all’interno di Anpal servizi. «Stiamo facendo la formazione e, a lavoro finito, il sistema dovrebbe finalmente essere in grado di compiere fino in fondo tutti i percorsi per cui è stato concepito. Anche perché senza procedura non c’è neanche l’obbligo di accettazione, pena decadenza dal reddito da parte del percettore, l’architrave di tutta la costruzione».


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Vincenza la sua è una storia differente

Per Vincenza la storia è differente. Per la dimensioni dell’utenza ma soprattutto per via del ruolo dell’amministrazione pubblica. «La nostra esperienza – ha raccontato Vincenza – si può definire positiva proprio grazie al deciso intervento del Comune e all’utilizzo dei Puc, i Progetti utili alla collettività». Tutto ruota intorno al fatto che, le attività previste nel contesto dei progetti, non sono assorbibili ad un’attività di lavoro subordinato o parasubordinato o autonomo, essendo queste attività che il beneficiario del reddito di cittadinanza è tenuto a prestare e che quindi non danno luogo ad alcun ulteriore diritto.

Nella zona di Vincenza, Capo d’Orlando, i navigator sono tre. Dodicimila e più abitanti, di cui circa 500 percepiscono il reddito di cittadinanza. In quarantaquattro hanno scelto volontariamente di aderire ai corsi di formazione del Comune per progetti di manutenzione del patrimonio pubblico e di pulizia delle spiagge. «Nonostante gli attacchi che subiamo giornalmente soprattutto dal mondo della politica, localmente il rapporto con la città è molto buono. Credo sia difficile dubitare della nostra capacità e professionalità. In Sicilia nessun Navigator vincitore di concorso ha avuto un voto di laurea inferiore a centodieci».

Contratti in scadenza

Il contratto dei navigator è in scadenza il prossimo aprile. Questo avverrebbe proprio quando finalmente gli strumenti di ricollocazione potrebbero entrare in funzione. Viste le condizioni attuali appare però difficile un eventuale rinnovo

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