Elezioni Usa, Trump: “Il 6 gennaio presenteremo prove delle frodi”

Trump annuncia che il 6 gennaio saranno presentate molte prove sulle frodi alle elezioni presidenziali. 140 deputati pronti a contestare l’esito del voto, ma Pence si defila

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Il presidente-eletto Joe Biden

Il presidente uscente Donald J. Trump annuncia su Twitter che il 6 gennaio presenterà “un’enorme quantità di prove” sulle presunte frodi elettorali negli Stati Uniti. “Abbiamo vinto!”, twitta, ma il post viene subito segnalato da Twitter con l’avvertenza che “i dirigenti elettorali hanno certificato Joe Biden come vincitore delle elezioni presidenziali Usa”. Il presidente ha anche diffuso l’orario (le 11 del mattino) della “grande manifestazione di protesta” del 6 gennaio a Washington al grido di “Stop the steal!”.

L’ultimo assalto al voto

Trump sta dunque orchestrando l’ultimo assalto al voto, per seminare caos dentro e fuori al parlamento. Il presidente ha disertato a sorpresa il tradizionale veglione di capodanno con 500 invitati nella sua residenza di Mar-a-Lago, in Florida, per tornare alla Casa Bianca e mettere a punto il suo piano per il 6 gennaio, quando il Congresso si riunirà sotto la presidenza di Mike Pence per certificare i voti del collegio elettorale. E’ la sua ultima occasione per ribaltare la vittoria del democratico Joe Biden, anche se appare destinata a naufragare perché richiede il consenso di entrambi i rami del parlamento e la Camera è controllata dai dem. Trump sta comunque facendo pressioni sui parlamentari repubblicani, manovre che alcuni media e oppositori hanno paragonato a un tentativo di “colpo di stato” dopo che i tribunali hanno respinto tutti i ricorsi.

In 140 pronti a contestare il voto

Secondo la Cnn, ci sarebbero 140 deputati del Grand Old Party (GOP) pronti a contestare il voto. Il primo e unico finora a farsi avanti pubblicamente, però, è stato un giovane senatore repubblicano del Missouri, Josh Hawley. Il partito appare diviso e se si andasse al voto dovrebbe scegliere tra la fedeltà a Trump e la sacralità del processo elettorale, rischiando una pericolosa lacerazione politica. Il leader dei senatori Mitch McConnell ha scoraggiato i colleghi dal contestare l’esito delle urne ma alla fine lascerà libertà di scelta.

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Il presidente uscente Donald J. Trump

Partito diviso

Il senatore del Nebraska Ben Sasse ha invece condannato duramente la mossa del collega Hawley e di quanti intendono sfidare i risultati elettorali. “Un gruppo di politici ambiziosi pensa che ci sia un modo rapido per attingere alla base populista del presidente senza fare alcun danno reale a lungo termine, ma si sbagliano perché tale questione è più grande delle ambizioni personali di chiunque”, ha accusato Sasse, condannando il “piano pericoloso” dei parlamentari che “stanno giocando col fuoco”.

Il ruolo del fedele Pence

Il ruolo più delicato è quello di Mike Pence, chiamato a presiedere il Congresso. Trump avrebbe fatto pressioni anche su di lui affinché si assuma la responsabilità di ribaltare il voto, mentre un deputato repubblicano del Texas, Louie Gohmert, è andato oltre e ha presentato un’istanza giudiziaria in questo senso. Ma i legali del vicepresidente uscente hanno chiesto di respingerla sostenendo che le questioni legali sollevate da Gohmert dovrebbero essere eventualmente indirizzate alla Camera e al Senato. Pence non sembra quindi volersi prestare al gioco e dopo la sessione a camere riunite partirà per una missione di una settimana oltreatlantico per evitare l’ira del tycoon.

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Gli attacchi a The Donald

L’atteggiamento di Trump è stato attaccato frontalmente anche dai media conservatori di Rupert Murdoch. Ultimo il Wall Street Journal, secondo cui il tentativo di contestare il voto è una “missione kamikaze” che dovrebbe “imbarazzare i repubblicani” e che “mette il leale vicepresidente in una posizione terribile”.

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“La corsa per ribaltare la volontà degli elettori macchia l’eredità di Trump e mina ogni progetto per ricandidarsi nel 2024. I repubblicani che lo assecondano daranno ai democratici la licenza di fare lo stesso in futuro”, ha scritto il WSJ. Ma Trump sembra determinato ad andare avanti e a portare con sé migliaia di fan a Capitol Hill il 6 gennaio. E la polizia già teme disordini e violenze.

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